Assieme a Connie Palmen, Jan Brokken è l’altro grande astro della letteratura olandese contemporanea. I loro libri sono sugli scaffali di tutte le nostre librerie, soprattutto grazie al lavoro e alla stima che Iperborea ha delle loro opere. Recentemente (agosto 2018) è stato pubblicato il grande capolavoro (ancora inedito in Italia) dello scrittore e viaggiatore olandese: Jungle Rudy.
Come intuibile e confermato da Jungle Rudy, gran parte dell’opera di Brokken si incentra sulla biografia letteraria, un genere che tende alla “ricostruzione” delle vite di grandi scrittori in libri che si pongono a metà strada tra saggio e romanzo; d’altronde questa è stata la formula vincente per il primo grande successo di Brokken, Il Giardino dei cosacchi, imperniato sulla vita in Siberia di Dostoevskij.
Bagliori a San Pietroburgo segue la falsa riga tanto cara a Brokken, riuscendo però a distinguersi rispetto alle monografie precedenti dal momento che il libro non ci presenta un unico grande protagonista, se non la città stessa. Quella città che per Dostoevskij e Puškin fu San Pietroburgo, la capitale dell’impero zarista, ma che dai poeti d’argento sarebbe stata chiamata Pietrogrado. La città che il mondo sovietico aveva dedicato a Lenin, Leningrado, e oggi infine, dopo la caduta del muro, è tornata sotto il nome di San Pietroburgo. Tuttavia i suoi cittadini hanno sempre preferito riferirsi alla Venezia del Nord chiamandola Piter (Pietro), un nome dolce, informale e amichevole.
Il libro si basa sul parallelismo tra il primo viaggio di Brokken nel 1975, in quella che ancora era l’Unione Sovietica, e l’ultimo, nella Russia di Putin. Seppur molte cose siano cambiate da quella prima visita (a partire dal nome), basti pensare al massiccio lavoro fatto in occasione dei mondiali di calcio, a Piter sono rimaste impresse, come accadde alla Sindone, gli spettri o meglio le anime dei più fulgidi artisti, da Gogol’ a Rachmaninov, da Čajkovskij a Solzhenicyn. Ma non solo, Pietroburgo è stata anche il teatro di eventi drammatici e al limite del surreale: la finta condanna a morte di Dostoevskij presso le Krepost’ di Pietro e Paolo, l’omicidio di Rasputin, il quale quella notte parve immortale.
Durante il suo “pellegrinaggio culturale” Brokken riesce a spiegarci come dietro a ogni angolo Piter nasconda un aneddoto, un miracolo dal sapore tipicamente russo, che non si sarebbe potuto verificare altrove.
In questo grande mosaico letterario lo scrittore olandese ci accompagna e conduce per mano, scegliendo come epigrafe alcuni significativi versi di Mandel’štam:
«Noi ci rincontreremo a Pietroburgo
quasi avessimo lì sepolto il sole
e per la prima volta parola
sul labbro ci verrà, beata e assurda.»
Bagliori a San Pietroburgo di Jan Brokken, Iperborea, 2017