Fino al 4 novembre sarà visibile al Mudec (Museo delle Culture di Milano) una mostra multimediale sull’opera del pittore e scultore livornese Amedeo Modigliani.
Come però dichiara onestamente il titolo, Modigliani Art Experience, non è un’esposizione di opere scultoree o pittoriche, ma bensì un’esperienza sensoriale e totalizzante nell’universo dell’artista.
Si accede innanzitutto a una piccola stanza in cui sono esposti tre ritratti di Modigliani provenienti dal Museo del Novecento, e una serie di maschere e statuette africane dalla collezione stessa del Mudec, per ricordare il fondamentale studio dell’arte primitiva che ha caratterizzato il percorso creativo dell’artista livornese. Ma tale locale non è che un ingresso al vero e proprio spazio della mostra, una sala di vaste dimensioni in cui tutte le pareti, e talvolta anche lo stesso soffitto e pavimento, sono animate da immagini virtuali. Affinchè i sensi del visitatore vengano stimolati ancora di più, le immagini sono accompagnate da racconti e colonne sonore particolarmente coinvolgenti. Al centro della stanza ci sono diverse panche su cui i visitatori possono sedersi per godere comodamente della rappresentazione artistica che ha una durata di circa 45 minuti.
Il filmato segue un ordine cronologico: comincia narrando la nascita dell’artista, i suoi studi, i viaggi e le opere del passato che più l’hanno suggestionato. Molto bella è la sequenza di capolavori d’arte: si spazia dalle opere d’arte romana a Botticelli, ingrandite, sovrapposte, accostate e scomposte, le quali colpiscono con la loro diversità e bellezza i sensi dello spettatore che viene “bombardato” di immagini iconiche e meravigliose.
Prosegue poi il racconto con il trasferimento di Modigliani nella Parigi leggera e festaiola dei primi del Novecento. Le opere vengono mostrate più per raggruppamenti tematici che per ordine cronologico. Viene fatta una rassegna di tutti gli autoritratti realizzati dall’artista, dell’opera scultorea e dei nudi. Il filmato si conclude tragicamente, come la morte stessa dell’artista e della sua compagna, sulle note trascinanti del Va’ Pensiero.
Mentre la maggior parte del video era stata una “mitragliata” di immagini in successione, talvolta così veloce da lasciare giusto un’impressione nello spettatore, al contrario le immagini del finale scorrono lentamente, interrompendo così il crescendo d’emozioni che aveva sollecitato il resto del video. Ci si potrebbe dunque interrogare sulla scelta dell’ultimo accompagnamento sonoro, caratterizzato da crescendi importanti che poco si adattano ad accompagnare una sequenza immobile di opere che avanzano pacatamente verso lo spettatore.
È evidente che questa mostra non è indirizzata agli intenditori del settore, ma è piuttosto un invito al grande pubblico ad avvicinarsi all’arte. In modo particolare la trovo indicata per i giovani che spesso trovano noiosa una classica visita museale e che invece vorrebbero essere coinvolti da un tale spettacolo che comunica attraverso il linguaggio delle immagini computerizzate a loro familiare.
Una possibilità poi anche per bambini e anziani la cui “ginnastica” che gli costringe a fare una classica esposizione di quadri è insopportabile. Questa nuova tipologia di mostra può dunque rivelarsi efficace per coinvolgere una determinata parte di pubblico.
Il rischio rimane tuttavia quello di miticizzare e banalizzare l’opera di un grande artista, quale è stato Amedeo Modigliani, per renderlo alla portata di tutti. Miticizzare infatti comporta spesso la semplificazione e l’idealizzazione di un uomo realmente esistito – contraddittorio, diviso e limitato come tutti noi – e la riduzione a icona di un’opera la cui bellezza risiede invece nella sua ricchezza di contenuti e nella sua sublime imperfezione.
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