Questo è un racconto tenebroso, perché l’immaginario che si viene a creare è quello dell’ossessione di un uomo insoddisfatto. Non per questo si diede per vinto ma, mettendosi camice e guanti, prese corpo e parti di diverse chitarre, come un Victor Frankenstein moderno, dando vita a una creatura terrificante dalla potenza e dal ruggito inconfondibili. Nel lontano 1976 due fratelli olandesi, insieme agli altri componenti della loro band, dopo un periodo di gavetta tra i palchi delle scuole superiori della California, iniziarono a registrare delle demo per il loro primo lavoro e, successivamente, pezzo di storia della musica heavy metal. Furono ascoltati da quella lingua lunga di Gene Simmons, che li notò per la prima volta al Sunset Strip Club, mentre si esibivano. Non perse tempo, li prese per com’erano, li spedì a New York e li buttò negli studi di registrazione della Electric Lady Studios per registrare la loro prima demo. Ma poi non fece più nulla. Abbandonò la band per partire in tour con i Kiss e gli promise un contratto discografico al suo ritorno.
Un nulla di fatto in sostanza. Quello che poi farà Gene è sostanzialmente far uscire un cofanetto inedito nel 2017, The Vault, con all’interno alcune tracce eseguite insieme ai due fratelli. Ma a questi ragazzi non importava molto poiché non erano soddisfatti del risultato delle registrazioni, soprattutto uno dei due fratelli, ovvero Edward Van Halen. Ed è da qui che inizia l’esperimento macabro in laboratorio. Egli non era soddisfatto del suono ma soprattutto, come da buon musicista che si rispetti, non aveva abbastanza denaro per permettersi una Fender Stratocaster che tanto spopolava all’epoca. Ma non era questo il punto. Il suo chiodo fisso era quello di avere un Brown Sound sul suo strumento e di unire la potenza dei pick up Gibson Les Paul con la sinuosa linea del corpo Stratocaster. Ma cosa s’intende per ”suono marrone”? Si riferisce a distorsioni potenti, sporche e dalle frequenze sonore basse, le quali all’ascoltatore provocano il bisogno di riempire le mutande. Ecco perché marrone. Prima di Eddie Van Halen questo suono si poteva identificare nella Gibson Les Paul di Jimmy Page, da cui prese molta ispirazione per il proprio suono e per la tecnica del tapping, che perfezionò facendo sua questa abilità.
I think I got the idea of tapping watching Jimmy Page do his ‘Heartbreaker’ solo back in 1971. He was doing a pull-off to an open string, and I thought, “wait a minute, open string…pull off”. I can do that, but what if I use my finger as the nut and move it around? I just kind of took it and ran with it.
Ma ritorniamo all’agghiacciante esperimento. In sostanza quello che fece Eddie fu assemblare la propria chitarra con pezzi di seconda mano. Prese il corpo (body) Charvel in frassino di una replica della Stratocaster, alla quale dovette ampliare gli spazi destinati ai pick up single coil (a bobina singola) adattandoli al grosso humbucker (bobina doppia) Gibson PAF della sua Gibson ES-335. Unì al corpo un manico in acero della Kramer con 22 tasti, poiché inizialmente il marchio era solito produrre manici con una paletta a forma di ”mazza da hockey” (Hockey Stick Type) ed utilizzò meccaniche Fender riciclate, per poi sostituire il classico ponte Fender Bridge Tremolo con un Floyd Rose. Infine il tocco che rese questo esperimento abominevole fu quello di aggiungere un potenziometro da 500 k di potenza, regolato dalle manopole dei toni della chitarra, al posto del classico 250 k che montavano le Fender per i single coil. Niente switch dei pick up o, per lo meno, presente ma non funzionante. Il colore previsto inizialmente fu bianco con strisce nere ma poi la versione che fu conservata presso l’American History Museum di Washington D.C fu quella rossa con strisce nere e bianche.
Il risultato fu un capolavoro di ingegneria sonora, fatto e plasmato per adattarsi al proprio stile, alle proprie mani, al proprio volere. Da un solo pick up humbucker al ponte collegato a un solo potenziometro scaturiva una potenza esagerata e l’accortezza di eliminare gli altri pick up scollegati diminuiva l’impianto elettrico dello strumento ma, soprattutto, non influiva sul suono. Seppur scollegate, il magnetismo delle bobine modifica in lieve modo le onde emesse dalla corde e questo particolare non sfuggì alle orecchie di Eddie. Le prime demo furono successivamente registrate con questo mostro e, sparito Gene, l’album uscì nel 1978 tramite l’etichetta Warner Bros. Records, intitolato con il nome della band, ovvero Van Halen. Un capolavoro dell’heavy metal dall’incredibile onda sonora sprigionata da quel mostro creato dal genio di Edward Lodewijk Van Halen.