“Leggere”. Questo è stato il titolo della mostra di Steve McCurry al Museo Santa Giulia di Brescia. Un grande omaggio alla lettura, un gesto quotidiano a cui molti non danno un definito e sincero significato. Un gesto talvolta casuale, inaspettato, involontario, gradito, improvviso, indimenticabile, spiacevole, voluto, intimo e compreso.
Steve McCurry nasce a Filadelfia il 23 aprile 1950. È uno dei più influenti fotoreporter, il cui nome si estende anche a chi non si occupa professionalmente di fotografia. È conosciuto principalmente per la fotografia di una ragazza afghana con gli occhi color verde intenso. Il suo viso desolato, spaesato e impaurito fece il giro del mondo sulla copertina del National Geographic ottenendo un successo strepitoso.
Iniziò la sua carriera in Afghanistan, quando travestito con abiti tradizionali riuscì ad attraversare il confine e, una volta tornato, portò con sé la pellicola cucita tra i vestiti, testimoniando così il conflitto presente in quei paesi. I conflitti internazionali rimasero l’argomento prediletto dal fotografo. Il suo scopo era capire le conseguenze della guerra testimoniate sul volto umano, tanto che il coraggio e lo spirito avventuriero gli furono riconosciuti con alcuni premi prestigiosi: il “Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad”, il “Magazine Photographer of the year” e il “World Press Photo Contest”.
La mostra incentrata sull’atto della lettura è accompagnata da alcune citazioni letterarie che costituiscono un percorso parallelo alla mostra vera e propria. Progettata da Peter Bottazzi cerca di creare un legame e una profonda intimità tra l’immagine e la parola in grado di essere colta facilmente e di creare una leggera commozione tra il pubblico.
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