Nel 2016 viene pubblicato da Einaudi Quasi Grazia, testo in forma teatrale scritto da Marcello Fois. L’opera riguarda la vita di Grazia Deledda e il titolo riprende quello dell’ultimo romanzo dell’autrice: Cosima, quasi Grazia, testo autobiografico rimasto incompiuto. Il dramma di Fois è diviso in 3 atti.
Il primo è ambientato a Nuoro nel febbraio del 1900, nel momento in cui Grazia dà l’addio alla madre e ai fratelli per andare in “continente”, a Roma, col marito Palmiro Madesani. Grazia è già una scrittrice di successo e fin dall’inizio vengono mostrati i contrasti con la famiglia e i compaesani.
Nella scena che vede un significativo dialogo tra Grazia e la madre, personaggio di grande autorità e forza – come, del resto, lo sono le madri dei romanzi di Deledda -, la figlia le rimprovera di averla sempre ostacolata e mai difesa nel suo difficile compito di scrittrice, in quanto in Sardegna, a quel tempo, era malvisto che una donna si dedicasse ad altro rispetto alla casa e al diventare una brava madre di famiglia. Le poche parole della madre tuttavia troneggiano, e infine gettano una luce nuova sui fatti, svelando a Grazia eventi dei quali lei non era al corrente.
Nel secondo atto lo spettatore (o lettore) si trova a Stoccolma nel dicembre 1926: Deledda e il marito si trovano in una stanza d’albergo della capitale svedese per ritirare il Nobel per la Letteratura vinto da Grazia, unica donna italiana ad averlo ottenuto oltre Rita Levi Montalcini, 60 anni dopo.
In questa scena Grazia è stanca e attanagliata da dubbi e incubi. Nel dialogo col marito viene accennato alle critiche maligne e agli sberleffi che dovette subire da critici e scrittori invidiosi del Nobel, tra cui Pirandello, che scrisse un romanzo di poco successo in cui i personaggi erano parodia della Deledda e del marito Madesani. Nella stanza d’albergo, Grazia è in preda alla paura, teme di non essere all’altezza e tuttavia, in un’intervista a un giovane giornalista svedese, dimostra la sua grandezza. La madre, ormai morta, è presenza costante anche in quest’atto e dialoga con la figlia da una sedia, come fosse la voce della sua coscienza, ma lo spettatore sa che è solo un sogno nella testa di Grazia.
Il terzo atto è ambientato a Roma, nel 1935, in un ospedale, dove Grazia e il marito attendono il responso del medico circa lo stato di avanzamento del cancro della scrittrice. Grazia si mostra calma e serena di fronte al suo destino, il marito invece non riesce ad accettarlo e vorrebbe essere lui al posto dell’amata. Scena più commovente e tragica dell’opera, mostra con struggente dolcezza e delicatezza il grande amore che legò Grazia a Palmiro. Anche in quest’ultimo atto la madre di Deledda – al secolo Francesca Cambosu – dialoga con la figlia, e anche se lo spettatore sa che è una sua proiezione mentale, il personaggio appare vivo e le sue parole cadono come pesanti pietre.
Marcello Fois, originario di Nuoro come Deledda, ha scritto un dramma che mette in luce con pochi elementi la poetica oltre che la vita dell’autrice: nel ruolo della madre, così importante nei romanzi deleddiani, e del marito, presenza costante nella vita di Grazia, nonché nella sua opera: raffigurato “in tutti gli uomini buoni”.
Quasi Grazia è stato rappresentato a Nuoro nel gennaio 2018 con Michela Murgia nel ruolo di Grazia Deledda e la regia di Veronica Crudiani. Lo spettacolo è andato poi in tournèe nei maggiori teatri d’Italia, tra cui il Teatro Puccini di Firenze e il Teatro India a Roma.