Tradimento, una parola e una condizione odiosa, che genera ripugnanza e rabbia in chi lo subisce o lo scopre, nella maggior parte delle volte, in modo inaspettato. Perché il tradimento è quasi sempre nascosto, segreto, attuato con l’inganno, con la fredda e consapevole determinazione che si serve della menzogna, che promette, illude e lusinga. Ciò che di più crudele e avvilente colpisce nel tradimento è la rovinosa consapevolezza che implica l’annullamento di un patto, della fiducia che affidiamo a qualcuno o della fede verso un ideale in cui crediamo. L’espressione “Mi fido di te” significa l’abbandono del sé in qualcun altro, nonostante l’accettazione implicita che tale certezza si potrebbe infrangere con una azione e decisione volontaria dell’altro, che può tradire in qualsiasi momento. Il traditore, quindi, alla fine è sempre la persona che amiamo, di cui ci fidiamo, e mai il nemico.
Il tradimento non si evolve quasi mai come un processo di maturazione a priori della coscienza del tradito che invece è sempre la vittima inconsapevole del traditore. Tutta l’azione e l’intenzione sono nella cattiva fede di chi tradisce un amore, un’amicizia, una promessa di qualunque tipo, che sia politica, economica, sociale o religiosa. Il traditore si discosta dai sentimenti e dai principi in modo univoco, solitario, creando uno spazio non più protetto da un rapporto fiduciario che si sgretola lentamente e conduce alla fine al danno inevitabile di chi, tradito, lo scopre.
Tuttavia tradire è sempre qualcosa di più che non essere fedele a qualcuno o qualcosa; è andare contro la decisione iniziale di una promessa di fedeltà reciproca, significa tradire anche se stessi.
Ma quali sono le cause e i motivi del tradimento? Perché gli uomini si tradiscono? È davvero necessario avere un motivo per farlo? Quesiti che per trovar qualche risposta conducono inevitabilmente all’analisi delle diverse tipologie di tradimento con cui si articolano le modalità e le dinamiche dei tradimenti. È opportuno quindi partire da una valutazione di alcune categorie del tradimento per tentarne una comprensione più approfondita.
Il tradimento d’amore
Si tratta dell’esperienza con cui ognuno viene a confronto nella propria vita, perché lo subiamo, lo mettiamo in atto o lo viviamo in modo riflesso attraverso qualcuno che ci sta vicino. È il tradimento che maggiormente mostra la vulnerabilità di esporsi coi sentimenti nella nostra delicata e fragile sfera affettiva. È quello che incide significativamente sul progetto e sul desiderio profondo di un futuro di condivisione, di due mondi emozionali che decidono di unirsi, coinvolti nel miracolo biologico e spirituale di un innamoramento. È soprattutto nel campo amoroso, infatti, che il tradimento diventa una delle esperienze più dolorose da comprendere e da superare. È quello che sottopone alle sofferenze più atroci, ai più grandi sensi di colpa, alle violente e automatiche reazioni della rabbia e della vendetta. Senza amore, invece, il tradimento, soprattutto quello sessuale, può facilmente derubricarsi in una pura questione di orgoglio, di rivincita, di rappresaglia del nostro ego comunque ferito.
Infedeltà, adulterio, relazione extraconiugale, tresca, scappatella, avventura, sono tutte definizioni di sfumature differenti con cui viene definito il tradimento d’amore e affettivo di una coppia e su cui si sono sbizzarrite la sociologia e la psicologia. Ognuna di queste interpretazioni porta con sé i caratteri negativi o talvolta positivi di una specifica situazione di infedeltà e dei modi e dei vari rimedi suggeriti per reagire a essa. Vi sono oggi molteplici variabili e condizioni che ridefiniscono i rapporti di coppia contemporanei e in cui trovano voce persino i sostenitori che l’infedeltà sessuale non sia tradimento.
Tuttavia, nella relazione tra due innamorati il tradimento può certamente rappresentare la fine di un amore, ma anche il punto di rottura di una delle parti da cui partire per capire le motivazioni, le mancanze, le insoddisfazioni, per poter iniziare un nuovo percorso. È difficile perdonare un tradimento senza l’amore reciproco ancora esistente, perché implica la capacità di accettare, di capire l’altro, di rimettersi in gioco nonostante tutto. Occorre spesso prendere coscienza che il fallimento di una relazione maschera quasi sempre un fallimento di comunicazione che precede il tradimento. Una verità che dovrebbe spingere, come sostiene il sociologo Zygmunt Bauman, a risalire con coraggio al principio che “l’amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile”
Tradire l’amicizia
Non c’è tradimento peggiore di quello di un amico. Lo dice anche Dante nel trentaduesimo canto dell’Inferno, in cui descrive il girone più profondo e vicino a Lucifero, dove pone i traditori degli amici e dei parenti, condannati alla pena estrema del ghiaccio nel lago del Cocito. Tradire l’amico che ha condiviso i nostri segreti, con cui abbiamo sostenuto gioie e difficoltà in un percorso di vita, in un rapporto alla pari di stima e fiducia, significa quindi compiere l’atto più detestabile e imperdonabile. Nella relazione di una vera amicizia le difese del proprio sé vengono abbassate in modo naturale, spontaneo, e si condivide l’esigenza primaria di vedere realizzato il bene dell’amico. Spesso, infatti, le migliori amicizie nascono nel periodo dell’adolescenza, quando ancora non si ha la tendenza inibitoria a proteggersi dall’avventura della vita.
Un sentimento, quello dell’amicizia, che si intreccia con quello dell’amore platonico e spirituale fra due persone che imparano a volersi bene e in cui l’altro ci fa da specchio. Il tradimento di un amico diventa, quindi, distruttivo, ci espone al dubbio, alla diffidenza e socchiude le porte alle nostre effettive capacità di farci amare. Svincolati dall’attrazione, dal sesso e dall’amore, agli amici sinceri rimane una specifica unicità di corrispondenza, la sintonia, l’intimità che può essere totale purché disinteressata e percepita come un rapporto alla pari senza aspettative, diversamente da quello che avviene invece in una storia d’amore. È per questo che il tradimento di quello che si riteneva un vero amico è estremamente difficile da perdonare: perché rappresenta una ferita troppo profonda e intima che distrugge anche la stima di sé stessi e sfiducia il proprio abbandono incondizionato all’altro.
Il tradimento politico e delle idee
Un’altra categoria del tradimento è quella relativa all’ambito politico o ideologico per cui il traditore adduce sempre buone motivazioni per attuare un tradimento, e se non le ha le inventa. La storia ci presenta una serie di esempi mitici che delineano un uso geniale e creativo del tradimento. Emblematico, come quello attuato ai fini di un “bene comune” e teorizzato da Macchiavelli ne Il Principe o come nel caso del più eclatante tradimento politico di Bruto e Cassio che tradirono per salvare la repubblica dal totalitarismo di Cesare.
Secondo il filosofo Giulio Giorello, nel suo saggio Il tradimento in politica, in amore e altro, il tradimento non ha sempre una considerazione negativa. Esso infatti può assumere, soprattutto in ambito politico, un valore positivo e costruttivo. Il traditore politico, per Giorello, ha un elemento di coraggio e di audacia nel tradire tutto e tutti e soprattutto le sue convinzioni originarie. Non si tratta ovviamente di figure come i voltagabbana, ben noti anche come elementi di costume nella politica italiana, ma di un’estrema libertà del soggetto giocata con le sue azioni subdole e infami per un fine che può diventare virtuoso ed efficace.
A volte, inoltre, per affermare le proprie idee è necessario “tradire” i maestri. A partire da Platone e il suo parricidio nei confronti di Parmenide e del suo pensiero sull’essere, che infrangendo il divieto assoluto di dire che “il non-essere è” ha così contribuito a influenzare tutta la storia della filosofia e del pensiero occidentale. Oppure i casi di Spinoza e Galileo, traditori scomunicati dalle loro comunità ebraica e cattolica per avere liberamente espresso opinioni religiose, filosofiche e scientifiche contro la tradizione.
Nei confronti delle vicende politiche e della storia del pensiero e degli ideali, il tradimento rappresenta un atto perturbatore che però può condurre a un rinnovamento. Viene tuttavia spontaneo chiedersi: quando la rottura col passato e il mutare di programmi o degli atteggiamenti radicati nella tradizione valicano il confine della necessità del cambiamento e sconfinano nel vero tradimento? Una risposta difficile che lascia solo spazio al presupposto del principio secondo cui il cambiamento non dovrebbe derivare da interessi personali, né dal perseguire scopi senza dichiararli, servendo interessi estranei e continuando, ambiguamente e tacitamente, a ingannare i propri compagni di fede politica e intellettuale.
Tradire la propria religione: abiura e apostasia della fede
Nella storia dell’umanità si trovano infiniti esempi di crimini e uccisioni di persone compiuti in nome di Dio. Persecuzioni messe in atto nei confronti di individui che volevano esercitare il loro diritto di scegliere altre idee e credenze spirituali ma sempre identificati dalle loro comunità religiose come traditori. Soltanto nel 1948 la commissione delle Nazioni Unite per i Diritti dell’uomo ha sancito il principio della libertà di avere o adottare una religione o una credenza, compreso il diritto di poter cambiare la propria religione con un’altra o assumere opinioni atee.
Nonostante questo principio universalmente accettato, esistono ancora oggi paesi islamici (Arabia Saudita, Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Pakistan, Qatar, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti e Yemen) dove l’apostasia, ovvero la rinuncia alla propria fede e persino il proselitismo, possono essere puniti con la condanna a morte. Solo recentemente, in Marocco, paese musulmano, le autorità religiose si sono aperte alla possibilità di conversione ad altre religioni ed eliminato la pena di morte per l’apostata, convertita in una pena di detenzione in carcere fino a un massimo di tre anni.
La libertà di abiurare, ovvero il tradimento della fede, è una conquista moderna anche nei paesi occidentali e cristiani, liberatisi dai retaggi delle eresie e dall’obbligo e dalla necessità delle abiure verso le proprie reali credenze per poter salvarsi la vita e sfuggire dal rogo dell’inquisizione prima e in seguito dai subdoli linciaggi morali.
I tradimenti religiosi e il diritto alla libertà religiosa sono stati oggetto delle più efferate repressioni e causa di guerre e genocidi. La libertà di “tradire” una religione è di fatto una recente conquista delle democrazie occidentali che lasciano nelle loro costituzioni laiche questo diritto. Nella conquista di questa libertà rimane quindi solo un percorso individuale e di natura morale che stravolge il concetto di tradimento in quello di libertà espressiva delle proprie convinzioni spirituali.
Per la morale cristiana resta sempre la scelta libera tra “il bacio di giuda” come tradimento negativo della fede senza redenzione o quello del triplice tradimento di Pietro che contempla il perdono. Tuttavia, l’ultimo atto simbolico di liberazione della professione religiosa, da parte della chiesa cattolica, l’ha compiuto Papa Bergoglio, pregando nella Moschea blu di Istanbul insieme al Gran muftì maomettano. Prima di lui Giovanni Paolo I lo aveva fatto per la prima volta col Rabbino della sinagoga di Roma.
Per tutti gli altri individui religiosi e spirituali, l’abiura si è trasformata invece in un possibile percorso di liberazione da qualcosa di imposto a priori e che non è più in sintonia col proprio sentire, ma senza per questo dover sopportare il peso del pregiudizio e del marchio infame del tradimento.
Il tradimento di se stessi
Infine, una categoria che ha a che fare con il tradimento più intimo, quello individuale della propria coscienza. Tradire i propri sogni, i propri ideali, la volontà di essere coerente con ciò a cui si aspira. Non si tratta del possibile fallimento delle proprie azioni, che è troppo umano per non accettarlo e con cui occorre sempre fare i conti, ma della capacità di mantenere la propria integrità morale, etica, esistenziale a cui ci si è affidati con le nostre promesse e intenzioni. Il tradimento, quindi, è andare controcorrente ai propri principi in cui sinceramente si crede, quelli che danno fondamenta alle nostre vite e ai nostri comportamenti, su cui si basano le nostre scelte di uomini autentici.
Quando la vita ci spinge in una direzione controvento o di bonaccia e abbandoniamo lo sforzo di mantenere la rotta, diventiamo facilmente vulnerabili di fronte alle situazioni difficili e all’attrazione delle tentazioni più ambigue. È in quel momento che compare l’ombra del tradimento di noi stessi, nella drammatica scelta di mantenere la nostra integrità e affidarsi al principio di una faticosa “seconda navigazione”, anziché lasciarsi corrompere e abbandonarsi totalmente al gioco delle forze esterne. Quest’ultimo approccio, infatti, è il tradimento più profondo, di quando ci manca la volontà e la forza di resistere alla malvagità, alla bruttezza dell’indecenza, o di quando rimaniamo impotenti ad assistere alla rovina delle nostre virtù e dei nostri principi.
La letteratura è costellata di personaggi che raffigurano drammaticamente questi tradimenti interiori: dal metafisico Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, all’allegoria di Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, o ai personaggi diabolici dei romanzi di Fëdor Dostoevskij in cui il tradimento della propria coscienza ed essenza fa cadere nell’abisso del male o della vita inautentica. Trame da cui emerge anche la considerazione che chi tradisce se stesso tradisce in primo luogo il suo bisogno d’amore e la sua capacità d’amare.
Se invece pensiamo a una figura di riferimento, mitica ma reale, che mantenne un atteggiamento di profonda coerenza verso i suoi principi, possiamo prendere come esempio il filosofo Socrate. Messo sotto accusa e processo da parte dei suoi detrattori, per empietà e per corruzione dei giovani di Atene, Socrate, per non tradire se stesso né abiurare le proprie convinzioni e i propri principi, non accettò di essere aiutato a fuggire per mettersi in salvo. Rimase fedele al proprio ideale di uomo integro e coerente con se stesso in modo determinato fino alla sua tragica morte.
FONTI
Zygmund Baumann, Amore liquido, trad. S. Minucci, Laterza, Bari, 2017.
Dante Alighieri, Commedia, Inferno, vol. primo, canti XXXI-XXXIII, I Meridiani Mondadori, Milano, 1991.
Niccolò Macchiavelli, il principe, Einaudi, Torino, 2005.
Giulio Giorello, Il tradimento in politica, amore e altro, Guanda, Milano, 2014.
Fabio Franceschi, Libertà di religione e libertà dalla religione in Marocco; la revisione interpretativa sull’apostasia, Rivista telematica (www.statoechiese.it), n. 37, 2017.
Oscar Wilde, ll ritratto di Dorian Gray, trad. M. Amante, Garzanti, Milano, 2009.
Robert Luis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, trad. O. Del Buono, BUR Rizzoli, Milano, 2012.
Fëdor Dostoevskij, I Demoni, trad. A. Polledro, Einaudi, Torino, 2014.