Il 30 giugno 1975 Bob Dylan scrisse a quattro mani con Jacques Levy il singolo Hurricane, una canzone sull’incarcerazione di Rubin “Hurricane” Carter, traccia di apertura e cavallo di battaglia dell’album Desire. Il brano venne anche inciso su un 45 giri, diviso sulle due facciate.
Il pugile afroamericano peso medio Rubin Carter, noto a tutti come Hurricane per la propria aggressività sul ring, diventò pugile professionista nel 1961, dopo un passato trascorso tra riformatorio, problemi con la giustizia e l’arruolamento nell’esercito, dal quale fu congedato perché ritenuto inadatto. Fu incarcerato ingiustamente, nonostante molte incongruenze durante il processo, per un triplice omicidio verificatosi durante una sparatoria al Lafayett Bar il 17 giugno 1966, nel New Jersey.
Venne fermato il pugile, la cui automobile sembrava coincidere con una avvistata nei pressi del bar. Inoltre la pistola che al momento portava con sé Carter era dello stesso modello di quella che aveva sparato i proiettili. Il criminale Alfred Bello continuava a cambiare la propria versione e a depistare le indagini, inoltre l’omicidio di Hazel Tanis, avvenuto un mese dopo, complicò la dinamica dei fatti. Il pugile scrisse la propria autobiografia The Sixteenth Round (1974) e la inviò a Dylan sapendo che il cantautore si occupava di diritti civili; l’artista venne così a conoscenza dell’accaduto e decise di denunciare il fatto con una canzone per aiutare Carter e fare giustizia.
Bob Dylan tenne numerosi concerti di beneficenza, tra cui uno al Madison Square Garden e un altro in particolare si tenne alla Clinton State Prison, durante il quale Carter salì sul palco per indurre la stampa a parlare del suo caso. Nel 1985 il giudice della Corte Federale Haddon Lee Sarokin dichiarò che il processo non era stato equo, ma anzi si era basato su motivazioni razziali. Il 26 febbraio 1988 cadde definitivamente ogni accusa. Carter trascorse in totale diciannove anni in prigione senza aver commesso alcun crimine. Dopo la scarcerazione, Dylan non eseguì più il brano dal vivo.
La canzone è composta da una ventina di strofe, compresi i ritornelli. I versi sono scritti nell’inglese dello slang poliziesco e sono piuttosto difficili da tradurre per chi non ha dimestichezza con il gergo. Il testo racconta nel dettaglio tutto ciò che è accaduto durante la sparatoria e gli eventi successivi. Inizialmente la canzone riportava i nomi e i cognomi degli attori della vicenda, ma gli avvocati della Columbia Records convinsero il cantautore a realizzare una seconda versione priva dei riferimenti a persone realmente esistenti. Gli strumenti possono variare a seconda del live, ma generalmente sono chitarra, armonica e violino. Il ritmo è allegro, ma il testo è lungo e tagliente, perché molte le questioni da affrontare in questa canzone di denuncia.
La storia di Carter ha ispirato il film Hurricane, Il grido dell’innocenza, di cui il brano di Bob Dylan è naturalmente la colonna sonora.