La figura del diavolo, così come la conosciamo oggi, è ben diversa da quella che precedeva il Medioevo. Fu solo tra il V e il XV secolo che assunse il ruolo di signore delle tenebre che terrorizza ogni cristiano. Nell’Antico testamento infatti non era considerato il grande antagonista di Dio. Il termine Satana (dall’ebraico shatan, cioè avversario), era utilizzato in riferimento sia agli esseri umani sia agli esseri soprannaturali. Nel Nuovo testamento la situazione invece cambiò. Cristo venne tentato da Satana, il quale acquisì il ruolo esclusivamente negativo che è presente oggi nel pensiero cristiano.
I suoi numerosi nomi designavano divinità o figure presenti nei pantheon di altri popoli. Per esempio troviamo nel Vangelo di Matteo il termine Belzebù, cioè principe dei demoni, che deriva da Baal Zebub, un dio cananeo (la Cananea era una regione del Medio Oriente). Il nome Lucifero inoltre era un’espressione originaria dei latini e significava letteralmente “portatore di luce”. Lo stesso nome diavolo deriva dalla traduzione Greca diabolos che significa “colui che divide”.
La Chiesa solo all’inizio del Medioevo creò la figura di Lucifero come angelo ribelle castigato da Dio e modello negativo dell’orgoglio come peccato capitale. Nel mondo cristiano la visione del diavolo biblico come essere maligno si fuse con l’idea del demone propria dell’epoca ellenistica. Quest’ultima attribuiva al daimon (demone) la funzione di spirito guida o di divinità minore con la quale era possibile entrare in contatto. Già il famoso autore latino Apuleio nel II secolo aveva ripreso la concezione secondo cui i demoni svolgevano un’opera di intermediazione tra gli dèi e gli uomini. Nel mondo antico l’arte di evocare questi spiriti era chiamata Teurgia. Questa branca della magia venne poi rinominata negromanzia. Il cristianesimo sostituì i demoni ellenistici con le figure degli angeli caduti, gli esseri della stirpe di Satana. Erano questi che i negromanti evocavano per i propri fini. La differenza principale con il mondo antico era che nella tradizione cristiana i demoni non si sottomettevano all’uomo per spirito di obbedienza, bensì allo scopo di ingannarlo e condurlo alla perdizione.
Nell’XI e nel XXII secolo vennero tradotti i principali manuali di negromanzia, i quali favorirono l’intensificarsi delle pratiche di evocazione del demonio. Ovviamente ciò portò a un cambiamento nel modo in cui la Chiesa vedeva il diavolo. Il potere dei demoni e la loro relazione con gli esseri umani assunsero una particolare rilevanza. Lucifero divenne un poderoso nemico del popolo di Dio e insieme a lui anche i negromanti. Nel 1326 papa Giovanni XXII con la bolla Super illius specula stigmatizzò coloro che stipulavano un patto col diavolo, facevano sacrifici ai demoni e li adoravano. Questa bolla papale assimilò i colpevoli di tali azioni agli eretici e, al pari di questi, i negromanti erano soggetti all’azione repressiva degli inquisitori con conseguente condanna al rogo.
Nel corso del XV secolo il patto con il diavolo smise di essere una prerogativa dei negromanti e iniziò a essere attribuito anche agli adepti della stregoneria. In tal modo i rapporti degli stregoni e streghe con Satana passarono a contraddistinguere una parte della società che, teoricamente, era al servizio delle forze dei demoni e che fu oggetto di una persecuzione spietata. La caccia alle streghe fu una dimostrazione chiara di come nel Medioevo fosse cresciuta la paura nei confronti del diavolo e del suo potere.
Marina Montesano, la paura di Satana, in <<National Geographic Storica>>, n°111 (2018), pp. 76-91