Il bisogno esibizionistico e narcisistico del voler mettersi in evidenza e apparire sui social è una realtà oggi molto diffusa dai mass media e sulla rete che spinge le persone a cercare consenso pubblico col maggior numero di like e di visualizzazioni. Si tratta di un tipo di manifestazione sociale che richiama il concetto di esibizionismo come mostra di sé e in cui le persone si espongono senza la necessità di una motivata condivisione. Fare una eccessiva dimostrazione del proprio io e del proprio corpo, come ostentazione di sé davanti agli altri, è uno tra i fenomeni più arcaici e complessi da comprendere e identificare. È abbastanza comune, infatti, confondere atteggiamenti esibizionistici con quelli narcisistici, come il vestirsi in modo stravagante o esibire tatuaggi molto appariscenti. L’esibizionismo vero e proprio si pone, invece, anche sul confine dei comportamenti sessuali come una delle caratteristiche peculiari dell’uomo e oggetto di studio della psicologia nelle sue forme di devianza. Nella sua definizione più specifica e psicologica, l’esibizionismo è l’atto di esporre in un contesto pubblico quelle parti del corpo che normalmente sono coperte come il sesso, le natiche o il seno.
Tralasciando però le considerazioni patologiche relative all’esibizionismo definite dalla psicologia e che si addentrano nell’intricato ginepraio delle parafilie sessuali, è possibile fare una osservazione e una valutazione più oggettiva di questo fenomeno come forma comportamentale pubblica. Un atteggiamento che può arrivare fino al limite di quello che oggi sembra essere un dilagante “desiderio nel cassetto”, come quello di essere osservati mentre si fa l’amore o in atteggiamenti provocanti, magari tramite l’uso di una webcam o di uno smartphone.
Ma quali sono le ragioni che spingono gli uomini a questo comportamento?
Molte persone desiderano mettersi al centro dell’attenzione cercando in tutti i modi di farsi notare dagli altri per un bisogno profondo di attenzione, ammirazione o di essere “visti” in modo “diverso” o “perverso”. Si tratta di un’esigenza che nasconde il desiderio di essere amati e accettati come insegnano tutte le scuole di interpretazione psicologica di questo fenomeno? Oppure va inteso come un reale bisogno della persona esibizionista di sentirsi potente, ammirato e superiore? È un atteggiamento che nasconde, in realtà, un estremo senso di inferiorità, magari inconscio, nei confronti del proprio sé? In tutti i casi l’esibizionista ha la necessità di trovare un elemento trasgressivo, oltre le regole o “immorale” che spesso si affaccia sul potente catalizzatore della sessualità per eliminare questo senso di inferiorità e uscire dall’anonimato in modo eclatante.
Va fatta comunque una opportuna distinzione tra il concetto di esibizione, che è quello di mostrare qualcosa in pubblico e non necessariamente sessuale, e l’esibizionismo come stimolo che nasce proprio dalla fantasia erotica di colpire chi osserva involontariamente. Per l’esibizionista però non si tratta di un approccio seduttivo o fisico che ha reali intenzioni sessuali verso l’altro, ma si esplica nel solo piacere e desiderio unilaterale di essere osservato.
Entrando nello specifico dell’esibizionismo “sessuale”, questo atto viene oggi considerato, dal punto di vista etico, ancora qualcosa di riprovevole ma non più una anomalia da condannare giuridicamente. La recente giurisprudenza ha infatti depenalizzato il reato di atti osceni in luoghi pubblici con la sola sanzione amministrativa (art 527 C.P. del 2016). Storicamente, l’esibizione della propria intimità, vista da una prospettiva antropologica, ha comunque sempre avuto socialmente un forte carattere simbolico. Oggettivamente percepito come un fatto naturale nella mitologia e nell’arte, nel tempo è stato distorto dall’ordine culturale e collettivo, ingabbiato nei risvolti proibizionistici del concetto di pudore e peccato. L’oscenità dell’esibizione del corpo si è quindi sviluppata nella morale sociale e si è arenata nel giudizio di chi guarda con la malizia del desiderio, anziché essere invece considerata una visione sul piano naturale.
Ne è un esempio concreto la filosofia naturista che fa dell’esposizione dei corpi un concetto di rispetto della natura e che non ha niente a che vedere con la pornografia o l’esibizionismo. Si tratta invece di una considerazione diversa del proprio corpo che non deve avere parti che debbano essere nascoste e il cui obiettivo non è di mostrare ma di dare libertà di espressione al nudo integrale, proprio e altrui, come comportamento naturale. Tuttavia, è ancora ben lontana la liberazione dal tabù della nudità sociale, alimentato paradossalmente proprio dal divieto secolare, politico, religioso e culturale e dai pregiudizi generazionali che spingono ancora a camuffare, proprio nelle forme esibizionistiche estreme, tale desiderio di libertà.
Tuttavia, nell’era attuale dei social network, che rendono più facili e repentine le trasformazioni, i cambiamenti di opinione e i comportamenti sociali, l’atteggiamento esibizionistico potrebbe certamente condurre rapidamente a una forma di liberazione dei costumi con trasmissione a carattere esponenziale. Si può inoltre fare riferimento anche alla teoria del “desiderio mimetico” del filosofo Rene’ Girard, espressa nel suo libro Menzogna romantica e verità romanzesca. Egli, infatti, sostiene che, tra gli individui, l’imitazione reciproca di un modello di comportamento nei confronti di un desiderio può diventare un meccanismo moltiplicatore di accettazione collettiva di quel desiderio. L’attitudine degli uomini all’emulazione e alla replicazione, che in fondo è ciò che distingue l’uomo dagli animali, conduce sempre, per Girard, a desiderare quello che gli altri vogliono e desiderano, e che noi di conseguenza imitiamo. L’esibizionismo, quindi, nelle sue variegate forme potrebbe diventare, alla luce di questa interpretazione girardiana, una molla sociale per la liberazione del desiderio di mostrare in modo naturale la propria intimità, attraverso, appunto, il modello espressivo esibizionistico.
Questo fenomeno dell’esibizionismo che sembrava maggiormente relegato alla sfera maschile sta ora perdendo i confini di una identità di genere. La sua diffusione coinvolge infatti sempre più il genere femminile e le coppie che vogliono essere viste da un pubblico consenziente senza colpire in modo inaspettato le persone, prendendole di sorpresa. Allontanandoci quindi dall’immagine anacronistica e un po’ patetica dell’uomo nudo sotto l’impermeabile a cui faceva richiamo l’esibizionismo classico, oggi, in un’epoca in cui la liberazione dei costumi si è fatta rilevante, queste persone con tendenze esibizionistiche non sono più ritenute automaticamente affette da alcun disturbo psichico ma accettate nella loro originalità e libertà espressiva.
In conclusione, trovare nella pratica dell’esibizionismo il fragile confine tra perversione e liberazione culturale rimane ancora una difficile sfida. Come tutti i fenomeni di costume che toccano la moralità è anche oggetto di un contrastato dibattito culturale e sociale. Come per esempio quello suscitato per le recenti foto erotiche di Fedez-Ferragni ostentate su Instagram e viste da circa 19 milioni di followers. Immagini in cui, emblematicamente si consuma un triangolo erotico col cellulare che proietta nella rete il sensuale esibizionismo della coppia più seguita del momento.
FONTI
Benvenuto S., Perversioni. Sessualità, etica e psicoanalisi. Bollati Boringhieri, Milano, 2005
Girard R., Menzogna romantica e verità romanzesca, Bompiani, Milano, 2002