N.A.I.P.

N.A.I.P. “Nessun Album In Particolare”

C’è un nuovo progetto online disponibile su tutte le piattaforme social e di distribuzione musicale, che forse nuovo non è. Ci viene da pensare questo perché l’autore si presenta con il nome N.A.I.P. acronimo di “Nessun Artista In Particolare”, un progetto musicale italiano formato da una persona che fa uso di batteria elettronica, synth, loop station, chitarra e voce. I brani di N.A.I.P. sono generalmente formati da una melodia, un’armonia, un tempo e un testo.

Michelangelo Mercuri aka N.A.I.P. si presenta in modo ironico, forse in barba alle rocambolesche infiocchettature tipiche degli uffici stampa che fanno, giustamente, il loro mestiere, e trova un modo originale di farsi notare senza effettivamente prendere parte al gioco della comunicazione e anzi, come i migliori artisti, gioca e piega le regole alla sua personale visione del mondo. Nessun Album In Particolare, album d’esordio uscito per Mamma Dischi, racchiude otto brani raffigurati da altrettante illustrazioni in copertina. Tra queste figure ne abbiamo selezionata una in particolare, l’immagine di un lupo famelico che stringe tra i denti uno specchio simile a quello della strega di Biancaneve.

C’è un sacco di gente, seguita da un sacco di gente,
e ogni giorno spunta nuova gente, seguita da un sacco di gente.
E io che più o meno sono sempre stato una persona che più o meno io,
che sono sempre stato una persona che piaceva seguire la gente seguita da un sacco di gente,
oggi ho perso il conto e non riesco più a seguire un cazzo di niente.

Con queste parole si apre il brano intitolato Attenti al Loop, è il terzo della track list e si sviluppa su una struttura ripetuta ossessivamente, giocando col tema di Attenti al Lupo del maestro Lucio Dalla. Nella canzone, N.A.I.P. si interroga sul senso della parola “seguire”, termine che assume un significato diverso all’interno delle dinamiche del linguaggio dei social media. Inoltre l’artista fa riflettere sul motivo per cui le nuove figure del web, ovvero gli influencer, vengano seguiti da un sacco di gente su social come Instagram, senza l’utilizzo di un giudizio critico. Spesso gli influencer, dopo aver acquisito popolarità senza effettivamente aver dimostrato di saper fare qualcosa, vengono catturati dalla macchina dell’intrattenimento per pubblicare libri, film, album musicali, ecc. Ne è un esempio lampante Francesco Sole, diventato il nuovo Fabio Volo della “letteratura” grazie ai suoi video su YouTube, oppure Fabio Rovazzi, che per fortuna non è così ingenuo da definirsi cantante nel vero senso del termine, ma per quello che è ovvero un videomaker. Poi il cantautore continua:

E poi ogni giorno scopro nuovi dischi bellissimi che non riesco ad approfondire.
Ogni giorno spunta nuova gente, seguita da un sacco di gente che ha fatto un nuovo disco bellissimo in cui ha qualcosa da dire più di qualcun altro, che aveva già qualcosa da dire più di qualcun altro ancora, ma in maniera diversa, ma la stessa cosa, che di solito è: amore, amore, amore, amore, amore (politica), amore.
Allora mi chiedo per me che senso ora per me dire qualsiasi cosa, approfondire qualsiasi concetto farmi seguire di pancia, di testa, di cuore di petto da chiunque esso sia.
Così sia, così è, così c’è più nulla di veramente importante da amare.

Il dubbio volge a riconsiderare il ruolo che assume la comunicazione piegata dalle leggi del web. Se vogliamo capire in che tipo di mondo viviamo dobbiamo fare un piccolo salto nel passato. Intellettuali, filosofi, pensatori, in base ai loro studi approfonditi e alla loro vasta esperienza, sviluppavano un forte senso critico e di conseguenza una ferrea ideologia, che spesso però non veniva manifestata per mancanza di libertà di espressione, tanto che il pensiero illuminista aveva sviluppato un certo tipo di idea:

Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

Tale citazione, presente anche in altre formulazioni, viene solitamente attribuita allo scrittore Voltaire, anche se in realtà è stata usata per la prima volta da Evelyn Beatrice Hall, saggista conosciuta con lo pseudonimo di Stephen G. Tallentyre, in una biografia del filosofo del 1906, The Friends of Voltaire (Gli amici di Voltaire). Origini della citazione a parte, la frase ebbe un certo riverbero, tanto da arrivare fino ai giorni nostri. Gli anni passano, la storia cambia grazie alle nuove tecnologie, è indubbio che l’avvento di internet ha rivoluzionato la storia dell’umanità. Le idee si evolvono anche se gli intellettuali rimangono più o meno gli stessi:

Mi sono rotto il cazzo che non sono d’accordo con te ma morirei affinché tu possa dire la tua stronzata.

Copertina di Turisti della Democrazia, Lo Stato Sociale

Ironia a parte, c’è da dire che all’inizio della loro carriera musicale anche i ragazzi de Lo Stato Sociale avevano qualcosa di interessante da dire, finché anche loro non sono caduti nel buco nero della banalità delle canzoni d’amore (e di politica spiccia e populista). Ed ecco che all’alba del 2019 arriva N.A.I.P. e mette tutti al loro posto con l’arma migliore che ha a disposizione, arma che esiste dalla nascita della Letteratura (quella con la L maiuscola): il dubbio. Un autore che per primo si mette in discussione diventa un buon esempio da seguire per il pubblico, o almeno è auspicabile per chi ha la sensibilità di cogliere gli spunti riflessivi interessanti e costruttivi: chi può, oggi come oggi, determinare chi ha qualcosa di interessante da dire e giudicare anche in che modo lo fa, attraverso per esempio le arti e la musica? Un prodotto artistico che nasce in quest’epoca buia, di crisi e di ricerca di un nuovo equilibrio, viene direttamente catapultato nell’universo in espansione del web, e si perde facendo fatica a emergere, se non è accompagnato da “esperti” e “critici”.

Il recente articolo di Alessandro Baricco, pubblicato su «La Repubblica», ha definito questa tipologia col termine élite e ne ha scritto in termini di crisi, definita secondo Baricco dalla “rottura del secolare patto tra le persone comuni e le classi dirigenti che le guidano, governano, informano e che, secondo la visione di un tempo, tengono in piedi il mondo”. Secondo Baricco è in parte colpa dell’atteggiamento delle stesse élites, e in parte una conseguenza della diffusione di internet, del mondo digitale, dei social network, creati da libertari che volevano ridistribuire il potere e la conoscenza, ma che non sono riusciti a fare lo stesso con la ricchezza, come ha raccontato approfonditamente nel suo ultimo libro The Game (Einaudi, 2018). Da qui si è arrivati al successo del populismo, alla crisi dell’Europa, alle difficoltà delle democrazie e allo scardinamento dell’ordine che ha retto il mondo finora: «La gente si sveglia ogni giorno per andare all’assalto della fortezza delle élites». L’articolo si conclude con l’invito alle élites di rimettersi in gioco e ripensare un proprio ruolo contemporaneo.

Michelangelo in arte N.A.I.P.

I tempi cambiano e “i critici musicali ora hanno il blog” profetizzavano nel 2011 I Cani nel brano Le Velleità, mentre Lo Stato Sociale nel 2012 già criticava la stessa élite di critici quando anche a loro volta erano critici nel brano Mi sono rotto il cazzo:

Non siete Lester Bangs, non siete Carlo Emilio Gadda, si fa fatica a leggere cosa scrivete, bontà di Dio, avete dei gusti di merda.

«Rumore», n°326, marzo 2019 – In copertina i Coma_Cose

La stessa rivista «Rumore», una delle ultime a essere ancora pubblicata cartacea, da sempre ha un’ampia sezione di critica musicale, dove in poche righe analizza i dischi in uscita e conferisce un punteggio in centesimi a ogni nuovo album. Nessun Album In Particolare ha ricevuto un punteggio di 42/100, catalizzando l’attenzione dei lettori che si saranno probabilmente chiesti quanto brutto potesse essere un disco che ha totalizzato un punteggio così basso nella sezione di musica italiana, disco definito paradossalmente dalla critica Simona Ventrella come: “Progetto musicale eclettico, spinto spesso al limite del parossismo. Formalmente indefinibile, si alimenta di tutto, sputando fuori un convulso melting pot di stili e generi. Loop station, synth e batteria elettronica sono i giocattoli messi al servizio di un’illogica ed ermetica ironia. Un azzardo sperimentale, a tratti visionario, spesso difficile da digerire“.

La domanda viene spontanea: N.A.I.P. è davvero un genio incompreso o è solo un bizzarro e disadattato sedicente cantautore? La risposta ovviamente non la sappiamo, ma di sicuro possiamo cercare di ragionare grazie agli strumenti critici, leggere le fonti da “diverse campane” e provare a costruirsi un’opinione personale, magari ascoltando il disco ed evitando di seguire, senza pensarci su, gente seguita da un sacco di gente, dato che ogni giorno spunta nuova gente seguita da un sacco di gente, che ha qualcosa da dire più di qualcun altro, seguito da un sacco di gente… (ad libitum)

FONTI

Rep.repubblica.it

Linkiesta.it

Ilpost.it

Facebook N.A.I.P.

«Rumore», n°326, marzo 2019

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