Il Matto 3, io non sono Stato, è il terzo spettacolo della trilogia Il Matto, ideata, scritta e interpretata da Massimiliano Loizzi, con la produzione dei Mercanti di Storie in collaborazione con il Teatro della Cooperativa.
I primi due spettacoli, Il Matto e Il Matto 2 vertevano sui morti di Stato Giuseppe Pinelli e Carlo Giuliani. Questo terzo appuntamento riguarda invece una morte collettiva, quella trovata nel naufragio tristemente noto come il naufragio dei bambini, avvenuto l’11 ottobre 2013. In esso 480 profughi siriani furono lasciati affogare perché rimbalzati dalla marina italiana alla marina maltese per ore, fino a che la loro nave non si ribaltò completamente. Morirono 260 profughi di cui 60 bambini.
Lo spettacolo è il processo farsa ai colpevoli del naufragio, modalità che viene ripresa dai primi due capitoli della trilogia. Ne Il Matto 3 infatti, Massimiliano Loizzi riporta in scena alcuni personaggi presenti anche nelle precedenti puntate, come l’avvocato Salcazzo, il faziosissimo giudice o l’avvocato Finzi-Contini-etc dal cognome lunghissimo e impronunciabile.
Loizzi, in un ammirabile one-man-show di due ore, interpreta tutti i personaggi del processo: oltre a quelli già citati e ripresi dagli spettacoli precedenti ve ne sono di nuovi, come l’ufficiale della marina di Lampedusa che aveva dato ordine alla nave di profughi di rivolgersi alla marina maltese. Interpretato con grande forza comica da Loizzi, quest’ufficiale, oltre al non sapere l’inglese pur svolgendo mansioni internazionali, viene accusato di falsa testimonianza: aveva infatti affermato che la nave era in acque di giurisdizione maltese quando così non era. Tuttavia, le domande assurdamente facili e faziose del giudice e degli avvocati fan sì che alla fine del processo “il fatto non sussista”.
Estremamente scioccante è che a mezz’ora dalla nave dei profughi che imbarcava acqua c’era la Libra, nave italiana attrezzata per il salvataggio in mare che venne fotografata dagli aerei maltesi proprio mentre si allontanava dell’imminente naufragio. Pare avesse ricevuto ordine di allontanarsi, tuttavia, ufficialmente, non si sa chi diede gli ordini: io non sono Stato è infatti il sottotitolo della trilogia Il Matto.
Culmine di tragicità e pathos è il discorso del medico siriano che “racconta la sua storia una volta e poi non lo farà mai più” perché troppo dolorosa. Il medico siriano, uno dei sopravvissuti nonché teste del processo, narra che aveva deciso di partire perché il suo paese era in guerra, e già sua moglie era morta sotto le bombe. La barca sulla quale erano partiti era malridotta e aveva solo uno dei due motori funzionanti ma aveva deciso di partire lo stesso, confidando nel cielo e sfidando la morte per la possibilità di un futuro migliore per sua figlia, che – purtroppo – affogherà nel naufragio.
Ora il medico lavora a Malta, salvando vite, ma spiega come la gente non si renda conto di vivere gli anni più belli se non quando sono già finiti, riferendosi agli anni e alle persone a lui care che non potranno più tornare.
Emotivamente forte anche la narrazione del pilota dell’aereo di ricognizione maltese, che vedeva le persone in mare e poi non le vedeva più, perché andate a fondo. Vederle e non poter far niente per salvarle: trauma per lui così grande che dopo questo episodio cambierà lavoro.
Loizzi riesce a mettere in scena un tema lancinante e insopportabile come quello della morte di 260 persone – di cui medici, donne, bambini e normali famiglie che scappavano dalle bombe – rendendolo sopportabile e a tratti comico e leggero, grazie alle sue grottesche caricature dei personaggi rozzi, viscidi e sciocchi che si susseguono nel corso del processo.
Un dramma completo, con una miriade di punti di vista e spunti di riflessione. Pensieri della gente comune vengono espressi da Loizzi, che spesso interpreta l’umanità più bassa e greve (“meglio a lui che a me”). Tra i personaggi portati in scena dall’attore abbiamo Cracco e persino un ridicolo Mussolini, che racconta una barzelletta su Hitler (dimostrando come il pubblico rida a battute razziste), e si sdegna per il fatto che in televisione vi siano programmi di cucina ad ogni ora del giorno. In effetti, come conclude il Matto/Dio, nonchè ultimo personaggio in scena: la gente ha bisogno di sentirsi rassicurata, in modo da dormire bene per andare a lavorare il giorno dopo.