La natura è, per definizione, meravigliosamente caotica. Spesso l’occhio umano ha cercato di emulare la natura, cercando di ricreare una bellezza che derivi da un caos sapientemente ricreato.
Da questo processo sono nate meravigliose opere, un esempio tra tutti è il tradizionale giardino giapponese.
Il giardino giapponese nasce con l’intento di ricreare un paesaggio ideale in miniatura, un luogo esterno dal tempo e dallo spazio. Esso ha una forte ispirazione al giardino cinese, arrivando insieme al pensiero Buddista sull’isola nipponica, ma trova le sue origini nello scintoismo giapponese. In entrambe le religioni possiamo trovare un’immaginario di un luogo perfetto e in pace, immaginario che viene ricercato all’interno della costruzione del giardino. Inoltre il paesaggio dell’isola di Honshu, la più grande isola del Giappone, ne influenza l’estetica: da qui l’uso di pietre vulcaniche, stretti ruscelli e paesaggi aspri.
I giardini giapponesi nella storia
Fin dall’antichità i giardini hanno giocato un ruolo fondamentale nell’estetica giapponese. Attraverso dei testi si sa con certezza che già nei primi secoli dopo Cristo gli imperatori giapponesi amavano passare del tempo libero nei loro giardini, decorandoli con laghetti pieni di pesci.
È tuttavia nell’epoca Edo, con il trasferimento della capitale nell’attuale Tokyo e la trasformazione sociale del Giappone, che i giardini giapponesi raggiungono il loro massimo splendore. La nascita dei quartieri di piacere, le città si sviluppano e con esse le arti. La cultura giapponese si allontana dalla guerra e si avvicina all’arte e alla bellezza.
Nel periodo Edo nasce un nuovo stile di architettura chiamato “Sukiya-zukuri”, che letteralmente significa “costruire a seconda del gusto scelto”. Esso prevede edifici molto semplici, minimali negli ornamenti e nella scelta dei materiali.
Applicando questo stile architettonico ai giardini, l’effetto appare stupefacente.
Il mondo fluttuante
La semplicità vince su tutto, la natura diviene parte integrante dei palazzi che circonda. Gli edifici sono costruiti in diagonale, e i giardini aperti, in modo che ovunque ci si trovasse si potesse percepire l’armonia del giardino tutt’intorno a se. La filosofia dell’ Ukyo, il mondo fluttuante, è estremamente visibile in questa scelta architettonica.
Nell’epoca Edo il fluttuare indica la temporaneità delle cose, la caducità della vita umana ma in un senso totalmente positivo che incoraggia a godere dei piaceri della vita, consci che essi presto svaniranno.
Molto utilizzata all’interno dei giardini era la riproduzione dei “Meisho”. La traduzione letterale è “Visioni conosciute” ma si intende quei luoghi simbolo della cultura dell’epoca Edo che vengono spesso riprodotti in arte. Ricreare i Meisho all’interno di un giardino giapponese significa omaggiare il luogo e allo stesso tempo dare importanza al giardino.
I Meisho era mete di pellegrinaggio molto ambiti, e chi era impossibilitato a visitare l’originale spesso si accontentava di una riproduzione.
Tra design e natura
Gli elementi base all’interno di un giardino giapponese tradizionale sono la pietra, l’acqua e le piante.
Questi tre elementi sono imprescindibili nell’estetica del giardino e possono venire accostati l’uno all’altro in infinite combinazioni. Una delle più importanti regole all’interno di un tradizionale giardino giapponese è evitare qualsiasi simmetria, composizione o scelta in generale che appaia troppo artificiale.
Ogni cosa è studiata, ma deve sembrare naturale.
In tutti il mondo possiamo vedere design ispirati all’essenzialità e alla ricercatezza dei giardini giapponesi, infatti oggi sono diventati molto famosi e apprezzati.
FONTI
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