A distanza di poco più di un anno Mecna, “cambia etichetta ma non cambia testa” e pubblica Blu Karaoke (Universal Music), suo quarto album ufficiale. Il titolo si rifà al colore blu -presente anche in Disco Inverno – inteso soprattutto con il significato anglosassone di malinconia. Karaoke rimanda invece all’attuale tendenza da parte del pubblico a conoscere a memoria ogni brano, la quale trasforma l’esibizione dal vivo in un gigantesco canto di gruppo. Inoltre c’è anche l’augurio che le nuove canzoni possano diventare dei classici. Atipica e coraggiosa è, poi, la scelta di dare le spalle al pubblico in copertina.
Dieci tracce intime, come il rapper pugliese ci ha abituati, che mostrano una grande voglia di distinguersi nel rap game e rivendicare l’etichetta di eterno incompreso (Ottobre Rosso, con l’amico di una vita Ghemon), ma concedono ampio spazio anche all’amore (31/09, Un drink o due) e ai cambiamenti accorsi nella sua vita (Senza di Me, Piano B), con una chiave romantica, sempre ricercata e spesso trovata. I featuring con Fabri Fibra e CoCo sono tutt’altro che banali e arricchiscono il progetto.
Solito team di produzione, vale a dire Alessandro Cianci, Lvnar e Iamseife, ma qualche cambiamento in fase di lavorazione. Se i testi sono stati scritti di getto, in maniera così istintiva che alcune rime si ripetono, l’ attenzione si è riversata in particolar modo sui beat. La virata verso l’elettronica è decisa, anche se non repentina (già i precedenti Laska e Lungomare Paranoia avevano anticipato la svolta. Il massiccio, ma non scontato, utilizzo dell’autotune, genera sonorità che non ammiccano nè alla trap nè all’indie, generi assai di moda ultimamente.
Serve infatti ricordare che Corrado Grilli è anche il più stimato e ricercato grafico della musica urban italiana. Di rado vi capiterà di trovare un big del rap italiano che esca con un singolo o un album non disegnato da questo versatile personaggio. Il grande rammarico è proprio questo: viene spontaneo domandarsi perché un uomo così impegnato, costantemente oberato da richieste per il suo primo lavoro, si sia affrettato così tanto a uscire con un nuovo disco.
Verosimilmente, la risposta è data proprio dal cambio di etichetta accennato all’inizio. Le major firmano chiedendo in cambio un prodotto in tempi brevi e Mecna è stato al gioco. Nonostante la ipotizzata deadline, se l’è cavata discretamente: Blu Karaoke al primo ascolto conquisterà i pochi e affezionatissimi fan, target di riferimento a cui, per sua stessa ammissione, il rapper pugliese si rivolge quando scrive un disco. Risulta difficile pronosticare per il foggiano un’apertura decisa verso il mainstream: l‘ex Unlimited Struggle è già di suo un artista criptico e poco leggibile.
Inoltre, manca qui una direzione univoca, un’uniformità, un concept: l’effetto finale è di spaesamento. Per comprendere fino in fondo questo progetto serve tempo e l’ascoltatore medio nel 2018, se non è subito coinvolto, “skippa“. Il blu del titolo si ritorce così contro a Mecna: la malinconia viene pensando a ciò che poteva essere.