Nella serata di giovedì 5 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma si è svolta la premiazione del Premio Strega, assegnato, con 196 voti, a Helena Janeczek per La ragazza con la Leica.
ll titolo del romanzo si riferisce alla fotografa Gerda Taro Pohorylle (1910-1937). Il libro ce ne racconta infatti la vita, concentrandosi sul periodo in cui, dopo essere fuggita dalla Germania a Parigi, si unì ad un gruppo di idealisti, giovani di sinistra, che videro nella resistenza spagnola una possibilità di riscatto.
La storia breve ma intensa della Taro è raccontata partendo da fotografie: sono le istantanee di quei momenti il punto di partenza per raccontare cosa accadeva all’epoca di Gerda. Dal punto di vista privato come da quello storico. Passato e presente si intrecciano: Gerda viene “messa a fuoco” da diverse angolazioni; il suo ritratto è infatti il risultato dei punti di vista di tre persone che l’hanno conosciuta ed amata.
Willy Charlach “Il bassotto”, studente di medicina, che la ricorda talmente affascinante da non poter fare altro che rincorrerla, come con il destino. Infine si accontenta di farle da cavalier servente, perché lei gli preferisce il militante Georg Kuritzkes, che fornisce un altro punto di vista. Infine Ruth Cerf, l’amica con la quale fuggì da Lipsia e visse a Parigi.
La figura più importante è però un’altra, Robert Capa, il fotoreporter ungherese che Gerda aiuterà a formarsi e inventarsi come personaggio e a fondare l’atelier fotografico Capa-Taro. Mentre lui le insegnerà ad usare la Leica, quella con la quale Gerda immortalerà il gruppo di giovani esuli, per lo più ebrei, e il loro modo di affrontare il momento storico, fatto di crisi economica, ascesa del Nazismo, e ostilità verso i rifugiati, in Francia soprattutto verso ebrei ed esponenti della Sinistra. Fino a quando la sua giovane vita viene spezzata dai cingoli di un carrarmato in Spagna. Fino a quel 26 luglio 1937 in cui morì e con lei, nei suoi compagni, morì un po’ la voglia di vivere, la sete di libertà, il coraggio che sconfina nella sconsideratezza. Gerda diviene così la prima fotografa caduta in battaglia.
Il 1 agosto 1937 si celebrano i funerali. Parigi è invasa da bandiere rosse, un corteo che attraversa la città, con Capa in prima fila distrutto, seguito da Willy, Georg e Ruth, da tutti coloro che l’hanno conosciuta e amata. Da quelli che sono stati affascinati, invasi e attirati dalla sua voglia di vivere e dal suo coraggio innato. Da quelli che la considerano un’eroina antifascista per eccellenza, e da quelli che l’hanno amata a tal punto che, nonostante delusioni e ferite, ne conserveranno il ricordo. Un ricordo che accenderà sempre in loro quella voglia di vivere che Gerda emanava.
Helena Jenezcek, nata a Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da oltre trent’anni. Con La ragazza con la Leica ci restituisce il ricordo di una figura oscurata dalla fama di Robert Capa, un personaggio che merita di essere riscoperto e commemorato, così come, soprattutto in quest’ultimo periodo storico, gli avvenimenti di quegli anni. Ci porta a una riflessione su cosa sia l’antifascismo, su un gruppo di giovani talentuosi pronti a rischiare scegliendo di militare contro le dittature.
Fonte 1
Helena Janeczek, La ragazza con la Leica, Guanda, collana Narratori della Fenice. 2018