Preferirei di no è un dramma teatrale in scena fino al 29.6.2018 al teatro Elfo Puccini di Milano, frutto del laboratorio annuale per attori e drammaturghi organizzato da ATIR. Della durata di circa due ore, Preferirei di no è uno spettacolo forte e attuale, dove le antiche tragedie greche sono trasposte nell’oggi, a fianco a nuovi e più angoscianti drammi quotidiani degli anni 2000.
Il titolo è una citazione dal racconto di Melville, Bartleby lo scrivano, storia di un copista “squallido ma decoroso”, che ad ogni richiesta che esuli dal semplice copiare risponde “Preferirei di no”. Nello spettacolo non viene fatto direttamente cenno alla novella, tuttavia la frase “Preferirei di no”, seppur non venga mai pronunciata, è il fil rouge sotteso ad ogni dramma che si sussegue sulla scena.
Con la tematica “Antigone”, assegnata dalla regista Serena Sinigaglia, 6 drammaturghi/e (Giovanni D’Intino, Olimpia De Girolamo, Elisabetta Mauti, Georgia Monti, Alessandra Nocilla e Roberta Xella), coordinati da Renata Ciavarano, hanno scritto il testo, che consiste in brevi monologhi tra loro collegati. Grazie ad essi, i personaggi a poco a poco prendono vita, raccontando le loro storie: di figli non accettati dai padri o che si ribellano ai padri, di mogli che abbandonano oblativamente la vita, di incomprensioni e di vite soffocate, di ideali traditi, di amanti abbandonati, di lavoro, di vita, di morte, di libertà.
I 19 attori e attrici (Lucia Angella, Giacomo Arrigoni, Chiara Azzollini, Giuseppe Lorenzo Badagliacca, Elisa Baio, Mariaester Cassinelli, Chiara Castiglioni, Cristina Daverio, Giorgia Graziano, Orlando Limongiello, Irina Markarova, Anna Monticelli, Marina Pellegrino, Diego Pleuteri, Elena Riccardi, Alessandro Scrignoli, Benedetta Scuto, Paola Telò e Alessandro Treccani) si alternano sul palco, accompagnati dal resto del gruppo che, fungendo da coro, li sostiene gestualmente e vocalmente.
Il primo monologo è quello di una donna – interpretata da un attore di mezza età – che dice no all’ennesimo ciclo di chemioterapia. Con quel fatidico no, dopo aver detto sì per un’intera vita (ai genitori, all’ex-marito, ai medici) acquista finalmente il coraggio di vivere come desidera.
Il monologo successivo – comico, dopo l’episodio tragico che lo prececedeva – ha come protagonista Ismene, la sorella di Antigone, rappresentata in chiave macchiettistica. L’attrice infatti mastica vistosamente un chewing gum, indossa occhiali e top rosa e parla in un italiano regionale siciliano, mentre con le dita si attorciglia i capelli (una vera tamarra – o burina- di periferia). La vicenda di Antigone e Ismene, figlie d’Edipo e Giocasta, è ambientata nel condominio di un paesino siciliano e ogni personaggio della tragedia ha anche altri nomi del loco, come lo zio Creonte detto “Turi”.
Unico personaggio irriducibilmente vitale nella sua ignoranza, Ismene si contrappone alla sorella Antigone. Questa, detta “Anti”, è la tipica ragazza “impegnata” (ha studiato filosofia), è inquieta, testarda, tutta “di testa”e poco corporea e non si arrende ai comandi imposti dallo zio Creonte, come fa invece la sorella, più conformista e di senso pratico. Tragica e comica insieme è la scena in cui Antigone prova a seppellire il fratello Polinice “messo ad involtino” (cit.) in un tappeto, ma viene scoperta dal ragionier Catalano, che la mattina accende sempre l’automobile ferma nel cortile del condominio.
Ismene e Antigone, in virtù della lontananza temporale della loro vicenda e della trasposizione in chiave parodistica ai giorni nostri, sono i personaggi comici dello spettacolo e intervallano con leggerezza le storie riguardanti il mondo di oggi, molto più tragiche e dure.
Qualche esempio: una figlia che curando il padre morente si chiede “Ma io sono “pro” o “contro”? (l’eutanasia); un figlio che attende il padre marinaio da cui poi rimarrà deluso; un altro che vorrebbe essere vincente come il padre, ma l’unico modo che ha per sentirsi tale è sparare nei videogiochi; una donna che va ad un colloquio di lavoro e si trova davanti un’esaminatrice bionda, gentile ma fredda, che le dice come l’unico modo per resistere sia avere rabbia; una madre sull’orlo di una crisi di nervi, stressata dal marito e dalla figlia; un uomo che si è trovato nella vita in cui è senza accorgersene e cade in depressione; un ragazzo che dice sempre “sì” a tutto, un altro che dice sempre “no” a tutto, per poi entrambi pagarne le conseguenze.
E’ una recitazione sudata, sentita e reale quella degli attori e delle attrici, che hanno età varie (dai 20 ai 60 anni) e provenienze diverse, formando insieme una grande ricchezza generazionale e umana.
Spettacolo eterogeneo, popolare, vivo e attuale, Preferirei di no commuove nel profondo il pubblico e realizza nell’oggi quella che un tempo era la funzione della tragedia greca, offrendo riflessione, commozione, purificazione e senso di far parte di un’unica umanità.
Copertina © Giulia Bossi