La letteratura e l’educazione: “Matilde” di Roald Dahl

Roald Dahl, con la sua consueta originalità e i tratti dickensiani, è uno degli scrittori per l’infanzia che più hanno saputo coinvolgere. Nelle sue opere inoltre si possono ravvisare validi consigli su come comportarsi con i più piccoli. Vi sono ottime idee anche per quanto riguarda l’educazione scolastica, in particolar modo in uno dei suoi romanzi più famosi: Matilde (1988).

Matilde Dalverme (Wormwood nella versione originale) è un piccolo genio. Al contrario, i suoi genitori sono troppo stupidi per rendersene conto, nonostante a cinque anni abbia già letto tutti i libri della biblioteca, sappia comporre e recitare Limerick, e fare conti complicatissimi. La prima ad accorgersi della straordinarietà della bambina, insieme alla bibliotecaria, è la signorina Betta Dolcemiele, la giovane maestra che Matilde conosce una volta iniziata la scuola. Purtroppo qui incontra anche la terribile direttrice Spezzindue.

Le figure educative presentate nel romanzo sono di tre tipi. Innanzitutto, i genitori di Matilde: il padre truffa vendendo auto, mentre la madre passa le giornate giocando al bingo; sono figure assenti sia dal punto di vista educativo che affettivo e preferiscono la televisione alla figlia.

La direttrice Spezzindue è talmente crudele che non ci si può non chiedere perché lavori in ambito scolastico. L’unico scopo nella sua vita pare quello di torturare gli altri: è solita punire severamente gli studenti anche al limite della sopportazione fisica e opprime non solo gli alunni, ma anche la stessa maestra. Si potrebbe pensare sia solo un eccesso di severità nel voler impartire educazione e insegnamenti, ma in realtà la Spezzindue non ha alcun interesse a impartire alcunché ai bambini. Tanto che è solita apostrofarli così:

“What a bunch of nauseating little warts you are”

“Siete un branco di piccole verruche nauseanti”

E’ una bestia gigante che terrorizza, talmente tirannica da togliere sia agli alunni che agli insegnanti la voglia di vivere. E’crudele e a tratti vendicativa. Come quando un alunno goloso le ruba la torta al cioccolato: lei gli infligge una punizione crudele, un’estremizzazione del comprendere l’errore. Secondo Matilde la terribile Spezzindue riesce a scamparla perché nessun genitore crederebbe mai a storie del genere se raccontate da bambini. Si ravvisa qui una critica al mondo adulto incapace di dare retta ai bambini, considerati inferiori quindi incapaci di capire la realtà.

A fare da contraltare a questa figura scolastica è la signorina Dolcemiele. Lei stessa vittima della Spezzindue, sarà aiutata da Matilde, così come la bambina sarà aiutata da lei. Alla maestra si leggono in faccia la dolcezza e la predisposizione verso gli altri, emana calore umano, soprattutto quando accoglie nuovi alunni spaesati e confusi. E’ calma e non alza mai la voce. E’ attenta ai bisogni degli alunni e riesce a comprenderli osservandoli. Così è l’unica a comprendere le potenzialità di Matilde.

Nonostante le reazioni dei signori Dalverme e della Spezzindue, la maestra non si dà per vinta e fa tutto il possibile per incoraggiare la bambina. Le due diventano grandi amiche e la Dolcemiele porta Matilde a un’incredibile scoperta sul suo cervello. Matilde, da parte sua, aiuterà la maestra facendo vari scherzi e dispetti alla Spezzindue.

Come da tradizione nei libri di Dahl, vi è un lieto fine in cui gli adulti cattivi vengono puniti e il protagonista ha l’occasione di riscatto. Per Matilda è l’adozione da parte della signorina Dolcemiele, l’unica figura positiva dal punto di vista educativo. Ovviamente la Spezzindue è negativa perché non è minimamente interessata al ruolo che ricopre. I Dalverme lo sono altrettanto perché, se è vero che non sono crudeli o violenti, non sono per nulla attivi come genitori: non si occupano minimamente della figlia, un comportamento altrettanto dannoso per un bambino.

L’unico personaggio adulto che emerge quindi in senso positivo è Betta Dolcemiele. Ha l’atteggiamento giusto: non considera i bambini inferiori anzi li ascolta e considera, e pur mantenendo la sua funzione educativa sa tirarne fuori il meglio perché gli lascia la possibilità di esprimersi.

Roald Dahl è riuscito anche a sottolineare l’importanza dei libri nella formazione e nella crescita. Matilde grazie ad essi e all’immaginazione riesce a trovare una via di fuga dalla realtà drammatica e trova lo spunto per coltivare la sua curiosità e il suo intelletto. Lo stimolo che le manca dai genitori anafettivi e assenti. Viaggiando con Hemingway e Kipling riesce non solo ad avere uno svago, ma anche un principio di educazione.

Matilde riesce così, anche dopo trent’anni, ad essere costruttivo, non solo un’ottima e divertente lettura per bambini, facendo anche da guida su quale sia il miglior metodo educativo: un giusto equilibrio tra insegnamento e ascolto.


FONTI
Roald Dahl, Matilde, Salani Editore, 1992.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.