È un fenomeno recente, quello del “bullismo sugli insegnanti”: professori che vengono minacciati, umiliati, malmenati anche pesantemente. I responsabili delle aggressioni sono gli alunni o – ancora più grave – i loro genitori: coloro che dovrebbero contribuire a educarli!
Le conseguenze di questi episodi sono ancora troppo sottovalutate: la scuola è un luogo di educazione fondamentale per la crescita; al di fuori delle nozioni culturali, che si apprendono nelle materie di studio, insegna a stare nella società, a socializzare, ad affrontare le difficoltà.
Nel libro Genitori e Insegnati, Lawrence Green, insegnante e pedagogista, affronta il tema dei delicati, difficili rapporti tra genitori e professori. Il libro è stato pubblicato nel 1965, e tratta sicuramente di un contesto e un periodo diverso dall’attuale; tuttavia molte delle sue riflessioni sono tuttora valide e calzanti. Il libro infatti è incentrato sul problema della comunicazione tra due figure essenziali nella crescita di una persona; mentre in passato i genitori erano quasi esclusi dall’ambiente scolastico (fino ad arrivare a scuole dove, all’entrata, c’era una linea con la scritta “i genitori non possono entrare”), oggi sono giustamente più partecipi e coinvolti; ma questa compartecipazione si fa negativa, qualora assumano atteggiamenti di iperprotezione dei figli, senza sentir ragioni, arrivando addirittura a commettere crimini (perché sono questo, le minacce e le aggressioni) in nome di una personale e dubbia giustizia.
Green parla di un esperimento effettuato in alcune scuole del suo Paese, in cui si cercò di coinvolgere i genitori, in maniera costruttiva, nelle attività educative della scuola. Si proposero possibilità di colloqui a scuola, ma anche a casa di chi aderiva al progetto; il risultato fu che l’occasione di conoscersi meglio e interagire più a lungo portó a collaborare per risolvere eventuali difficoltà dei figli/allievi, con risultati ottimali. Furono realizzate pagelle che non si presentavano come un vuoto elenco di voti, scarno e freddo, che non dice nulla della persona; ma con giudizi argomentati e consigli, a cui i genitori potevano rispondere. Furono organizzati eventi a cui anche questi ultimi potevano partecipare, creando ancora una volta la possibilità di un proficuo dialogo. L’esperimento mostró che i genitori erano interessati a collaborare con la scuola, e ne erano felici: perché, giustamente, un genitore vuole il meglio per il figlio.
Chi oggi ritiene che difendere a spada tratta il figlio sia giusto, che l’insegnante sia sempre nel torto, non fa che creare un grosso danno alla società, ma prima di tutto a suo figlio. Entrare nella società e nel mondo del lavoro, passo indispensabile per costruire la propria vita, comporta tante situazioni in cui bisogna affrontare difficoltà, stabilire buone relazioni. Un individuo che non sa ricevere una critica o accettare un “no”, avrà serie difficoltà a inserirvisi in futuro; e, con ogni probabilità, svilupperà comportamenti aggressivi di risposta, che non potranno che nuocergli.
Genitori: tornate a fidarvi di più dei professori. Non fatevi giustizia da soli; se c’è un problema grave con l’insegnante, interpellate il suo superiore. Ma se, più probabilmente, la difficoltà è di vostro figlio, non negatela. Sarebbe un grosso danno per lui. Parlate, dialogate, comunicate con la scuola: questa è la soluzione.
FONTI
Lawrence Green, “Genitori e insegnanti”, La Nuova Italia, 1970