Gita al faro è un romanzo scritto nel 1927 dall’autrice britannica Virginia Woolf. Il libro narra la vita della famiglia Ramsay e la loro visita all’Isola di Skye, in Scozia.
In realtà, come molti altri libri modernisti, la trama di Gita al faro risulta secondaria all’introspezione psicologica e filosofica che si cerca di trasmettere al lettore. Nel libro, in effetti, ci sono pochissimi dialoghi e quasi nessun tipo di azione, ma si sofferma principalmente sui pensieri e le osservazioni dei personaggi, tipico esempio anche di focalizzazione multipla, dove non vi è un solo personaggio come protagonista, ma sono tutti i membri della famiglia a parlare.
La trama si divide principalmente in tre parti: La finestra, Il tempo passa, Il faro. Nel libro la Woolf si interroga sulla differenza tra l’oggettività della visione e il significato vero della percezione, ovvero lo sforzo di cercare di capire le persone solo guardandole. L’autrice, all’interno dei suoi diari, afferma come il miglior modo di capire i propri personaggi è ritrovasi a pensare e osservare come le parole e le emozioni passano all’interno della propria mente, il tutto a partire dagli stimoli che la mente percepisce del mondo esterno.
Il romanzo si svolge con un cambio di prospettive continue, passando all’interno della mente di tutti i personaggi. Il passaggio da uno all’altro poteva capitare anche nel bel mezzo del pensiero, creando un discorso spezzato e rotante, in questo simile alla luce di un faro. Non essendoci un narratore onnisciente, il lettore si ritrova senza una giuda, cosa inconsueta per il lettore moderno, abituato al romanzo in cui è solo uno spettatore.
La Woolf afferma di voler far calare il lettore nella figura di un co-autore, dandogli la responsabilità di comprendere i significati nascosti dietro le parole, lasciare interpretare la veridicità del punto di vista in cui si viene calati e rendere la lettura, quindi, come un qualcosa di più attivo e critico.
Molti considerano il libro il capolavoro della Woolf, dove la tecnica del flusso di coscienza si particolarizza e diventa la firma inconfondibile dell’autrice.
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