Tra le emissioni di carbonio degli aerei, i litri d’acqua sprecati dalle lavanderie degli hotel e le migliaia di bottigliette di plastica non riutilizzate dai turisti, ogni singolo viaggio lascia un’impronta sul nostro ecosistema. Tutti noi abbiamo sentito parlare almeno una volta di “green hotel”, “resort ecosostenibile” o “turismo eco-friendly” senza però riuscire ad afferrarne completamente il significato. Il mercato del green travel può risultare difatti particolarmente difficile da interpretare, specialmente a causa di tutta la confusione terminologica che lo contraddistingue.
Molto spesso capita poi di imbattersi in realtà turistiche che fanno un uso improprio di tale terminologia, alle volte utilizzata consciamente in maniera disonesta. Cercando di fare un po’ di luce sul loro effettivo significato, qual é la vera differenza tra green tourism, eco-turismo e turismo sostenibile?
Green tourism: il termine venne utilizzato per la prima volta negli anni ’80 da un gruppo di ricercatori per indicare una pratica che stava prendendo piede tra gli albergatori del tempo. Il trend consisteva semplicemente nell’esporre dei piccoli avvisi stampati in cui invitavano i propri ospiti a riutilizzare gli asciugamani. In tal modo avrebbero aiutato la struttura a evitare sprechi e ridurre il consumo d’acqua. Dallo stesso gruppo di ricerca emerse però che nella maggior parte dei casi l’iniziativa consisteva in una mera trovata pubblicitaria al fine di apparire più “green” agli occhi dei propri clienti, in quanto la maggior parte delle strutture che esponevano tali avvisi non erano realmente impegnate in attività di riduzione dei consumi. Fortunatamente oggi la maggior parte degli enti ricettivi realmente eco-friendly espongono chiaramente sui loro siti web le iniziative a cui hanno dato vita o in cui sono coinvolti, siano esse relative alla conservazione dell’ambiente e al rispetto della flora e della fauna circostante o attività di promozione e sostegno alla comunità locale.
Eco-turismo: esso viene definito invece in maniera ufficiale dall’International Ecotourism Society (TIES) come un tipo di turismo rispettoso delle aree naturali, impegnato nella conservazione dell’ambiente e nel sostegno alle comunità locali. I principi guida dell’eco-turismo includerebbero la minimizzazione dell’impatto umano, la salvaguardia della biodiversità e la sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente naturale in cui ci si trova. Non a caso, le maggiori attrazioni degli eco-turisti sono proprio fauna, flora e coltivazioni locali.
Turismo sostenibile: ci si riferisce in questo caso a tutte quelle realtà turistiche concretamente impegnate in progetti di conservazione dell’ambiente naturale o in attività di riciclo e trattamento rifiuti, a realtà che assumono staff composto da persone locali equamente pagate e altrettanto correttamente istruite, o ancora che propongono prodotti locali nei loro ristoranti e negozi. I business sostenibili sono quindi concretamente impegnati in azioni volte all’incremento del benessere socio-economico delle comunità locali e nel dare un contributo effettivo alla preservazione del patrimonio naturale e culturale. Nel farlo, spesso sono in grado di ridurre notevolmente i propri costi e il proprio impatto ambientale, garantendo al contempo la longevità delle loro attività commerciali attirando sempre più turisti “sostenibili”.
Nella realtà, è evidente come turismo sostenibile ed eco-turismo siano concetti tra loro molto simili e condividano diversi principi. Il turismo sostenibile è però un qualcosa di più: esso difatti abbraccia ogni tipo di destinazione e ogni tipo di viaggio, dalla foresta amazzonica alle metropoli, comprendendo sia strutture di lusso che ostelli.
Per quanto terminologicamente differenti tra di loro, tutte e tre le realtà si trovano sotto lo stesso ombrello, quello del green travel, e muovono nella stessa direzione, quella della riduzione dell’impatto umano durante i propri viaggi.