Ne abbiamo sentito parlare ovunque, siamo stati vittime di abusi, allarmismi e voci discordanti, ma ora che è passato del tempo e le acque sembrano essersi calmate, che fine ha fatto l’olio di palma?
Innanzitutto, forse è utile un piccolo chiarimento che, a molti, è mancato nel mezzo della polemica a cui abbiamo assistito. E quindi, che cos’è di preciso l’olio di palma? E perché è così tanto utilizzato? Un grasso di origine vegetale, usato per le sue proprietà in molti prodotti alimentari, proprio a causa delle sue proprietà insapori, del basso costo e della lunga resistenza. Insomma, a vederla così sembrerebbe proprio non ci sia nulla di cui lamentarsi. Eppure, a far scoppiare una vera e propria “rivoluzione sociale” è stato il suo largo utilizzo nei prodotti per la prima infanzia e la sua sempre maggiore diffusione sui banchi alimentari. I più salutisti non hanno tardato ad accusare questo grande utilizzo, in quanto è un olio con una percentuale di grassi saturi pari al 45-50%, e si sa, basta sentire la parola “grassi” per creare allarmismi ed eliminare alimenti dalla nostra dieta, nonostante contengano delle indispensabili sostanze nutritive. Ovviamente, però, quando si tratta di grassi è sempre consigliato non eccedere, ma in questo caso non sono stati sufficienti i pareri degli esperti per placare il senso di accusa e il totale rifiuto verso questo olio tropicale, portando anche le più grandi industrie e marchi alimentari a eliminarne completamente l’utilizzo, sentendo la necessità e il bisogno imperativo di scrivere in ogni dove “senza olio di palma”; un esempio tra questi è il gruppo “Carrefour”, il quale ha promesso entro il 2020 la progressiva sostituzione di questa sostanza.
Ma di preciso, come ci hanno informato gli scienziati?
La situazione è diventata, giorno dopo giorno, sempre più ostica e intricata.
A complicare questo quadro, già di per sé controverso, sono stati i pareri opposti e fortemente discordanti. Se da un lato, infatti, vi è chi accusa l’olio in sé, dall’altro vi è chi si sofferma e condanna più cautamente la palma. Coloro che abbracciano questa seconda prospettiva affermano che ciò che è dannoso è la formazione di tre contaminati tossici prodotti durante le lavorazioni di riscaldamento e solidificazione, non l’olio in sé, in quanto tutti questi elementi si possono ritrovare in molti altri prodotti alimentari. A questa forte critica e accusa si aggiungono anche gli ambientalisti, armati di proteste e condanne contro il disboscamento delle foreste per estrarre l’olio di palma.
E dunque, se la situazione è rimasta ancora aperta e non si è giunti a una conclusione, cosa rimane da fare? Tutta la campagna anti-palma sembra ancora ferma a un bivio calato nel silenzio: gli strenui oppositori, e i “cauti” sostenitori.