Lou Lubie è un’illustratrice e scrittrice francese; è anche molte altre cose: la creatrice del sito web Forum Dessiné e di diversi videogiochi, ad esempio. È ciclotimica, e con la graphic novel La mia ciclotimia ha la coda rossa – pubblicata dalla casa editrice Comicout di Roma – cerca di spiegare il suo disturbo a un pubblico che, per la maggior parte, di ciclotimia non ha mai nemmeno sentito parlare.
Dicesi ciclotimia una forma di disturbo bipolare, una delle dieci malattie più debilitanti secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si manifesta con continui sbalzi d’umore, con picchi che vanno dall’euforia alla depressione nella stessa giornata. Inutile dire che la protagonista della graphic novel di Lubie incontra una difficoltà dopo l’altra nella quotidianità: la ciclotimia le impedisce di vivere una routine stabile, di provare soddisfazione per le proprie relazioni e il proprio lavoro sul lungo termine. Si sobbarca di impegni e responsabilità o si chiude in se stessa senza riconoscere le mezze misure, incapace di intraprendere un cammino a metà strada fra l’eccesso e il nulla, che invece le permetterebbe la stabilità. Sono diversi i medici che decide di incontrare, ma nessuno di loro sembra in accordo con gli altri specialisti nella diagnosi: alla protagonista vengono diagnosticati disturbi diversi –disturbo bipolare, depressione… –, costringendola alla tortura di non conoscere il nome del proprio problema. Oppure le viene negata una diagnosi, le viene detto che, giovane e carina com’è, non ha in realtà nessun problema; è solo tristezza passeggera. Ma Lubie afferma forte il suo disagio e nella sua graphic novel lo dice chiaro e tondo:
la depressione non è una mancanza di volontà, né un capriccio, né una richiesta d’aiuto. È una malattia.
E come tale viene trattata dal medico che le cambierà la vita dando un nome a quel continuo cambiare umore che le nega una quotidianità serena e la possibilità di essere felice per lungo tempo: ciclotimia.
Le basi scientifiche da cui muove la spiegazione del disturbo ciclotimico si fondono con il tono umoristico che Lubie sceglie per la trattazione della tematica, suggerito tanto dalle parole quanto dal suo stile nel disegno e dall’identificazione della ciclotimia con la volpe. Il risultato è che l’autrice rende comprensibile il suo disturbo al pubblico di lettori e sensibilizza riguardo la sua capacità invalidante, sottovalutata dai più. Riesce così ad abbattere un tabù e a dare spazio a una condizione poco conosciuta e per lo più taciuta, di cui persino i medici non parlano di frequente. Facendolo, diffonde un messaggio di solidarietà e conforto indirizzato a coloro che soffrono di ciclotimia e problemi simili. Chi soffre di un disturbo bipolare non necessariamente si vede negata la felicità, l’esperienza di Lubie lo insegna; è conoscendo il proprio nemico che si acquisiscono gli strumenti per combatterlo, ed è qui che risiede l’importanza doppia della sua graphic novel – testimonianza della possibilità di una vita ricca di emozioni e insieme informazione sul disturbo ciclotimico.
Lou Lubie, La mia ciclotimia ha la coda rossa, Comicout, 2017