Musa e artista: cronaca di una relazione creativa

Da sempre i grandi artisti, siano essi pittori o stilisti, hanno trovato l’ispirazione in quella che viene definita “musa”. Termine di origine greca, le muse erano semi divinità preposte allo sviluppo delle arti, artefici dell’ispirazione divina dei poeti. Il significato si è mantenuto inviolato nei secoli, e ancora oggi la musa è per gli artisti la rappresentante di una summa estetica, la personificazione di un ideale di bellezza dal quale attingere inesauribili idee.

Molti di questi rapporti tra musa e artista nel mondo della moda sono diventati quasi leggendari. In onore della sua recente scomparsa, non si può non citare quello fra il grande couturier Hubert de Givenchy e l’eterea Audrey Hepburn. Dal mitico tubino per Colazione da Tiffany a collaborazioni strettamente personali, Givenchy identificava nella Hepburn la grazia e la raffinatezza assolute. Donna dalla sublime femminilità, connubio di leggiadria ed eleganza, Audrey Hepburn ha ispirato le sublimi creazioni di Givenchy, delicate e sobrie con un tocco di eccentricità, e la loro lunga amicizia ha portato alla creazione di numerosi capi iconici. Parlando di icone, come non ricordare la mitica Birkin di Hermès? Jean – Louis Dumas, direttore creative di Hermès negli anni ’80, rimase infatti affascinato dallo spirito rock della cantante inglese, e in particolar modo da un episodio in cui, cadutale una borsa, tutti i suoi foglie documenti volarono per aria nello stupore e confusione generale. La Birkin era dunque mirata a soddisfare le esigenze della donna dinamica ed ecclettica, e al giorno d’oggi è fra le borse più richieste e di valore sul mercato. Altra grande musa, questa volta made in Italy, è la mitica Donatella Versace, la cui grinta e personalità furono l’ispirazione del fratello Gianni.

Oggi, questa dinamica continua, anche se in modo diverso. Come paragonare infatti Audrey Hepburn a Gigi Hadid (musa di Tommy Hilfiger) o a Rihanna (musa di Manolo Blahnik)? La risposta sorge spontanea. L’evoluzione della società, e conseguentemente della moda, ha portato allo sviluppo di nuovi ideali di bellezza, e l’estetica è diventata solo uno degli aspetti che il designer cerca nella sua musa. Una collezione deve rappresentare la donna moderna, la sua indipendenza ed emancipazione, la sua capacità di distinguersi. A tal proposito, si possono citare molti designers che ancora preservano il fruttuoso rapporto fra musa e artista: Alessandro Michele, creative director di Gucci, ha scelto Florence Welch (leader e voce dei Florence + The Machine) e l’attrice Dakota Johnson come ideale della donna Gucci; Olivier Rousteing, stilista di Balmain, sembra rivolgere la sua attenzione verso la famiglia Kardashian – Jenner, di cui è amico intimo; infine, Maria Grazia Chiuri ha identificato la donna Dior nel brio e nella vivacità di Jennifer Lawrence.

Sicuramente, anche se tale rapporto rimane integro e fedelmente custodito, vi sono elementi che minano il suo valore. La diffusione dei social media ne è un esempio. Oggi infatti, i designers non hanno più la necessità di confrontarsi direttamente con le protagoniste femminili dei nostri tempi, ma possono accedere al loro stile, alla loro vita privata e anche ai loro valori semplicemente sfogliandone i profili social. Seguendo sempre la corrente della modella o influencer più in voga, molti stilisti scelgono le loro muse solo in base alla popolarità, assicurandosi visibilità e successo. Le numerose Kaia Gerber e seguito sembrano sminuire l’importanza di un contatto diretto, e soprattutto bidirezionale, fra musa e artista. Lo scambio reciproco di idee viene meno, ma al tempo stesso anche l’importanza della musa stessa, il cui successo varia come i likes degli utenti.

Una cosa però è certa: mentre le varie Kendall Jenner e Bella Hadid di turno hanno la longevità di una passerella, icone come la Hepburn o Jane Birkin rimarranno eterne, perennemente associate alla creatività degli artisti, e il cui stile saprà rappresentare alla perfezione l’eleganza di ieri, la forza di oggi, e le promesse di domani.

 

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