Nel mezzo della campagna laziale si trova un luogo che sembra uscito da una fiaba scritta e illustrata da Tim Burton. Si tratta del Parco di Bomarzo, anche rinominato Parco dei mostri e Sacro Bosco di Bomarzo.
Bomarzo è un piccolo paesino in Provincia di Viterbo e la sua maggiore attrattiva è il Parco naturale popolato da tantissime sculture in pietra dalle forme inquietanti e molto attraenti.
È stato voluto dal principe Pier Francesco Orsini, realizzato dall’architetto Pirro Ligorio e inaugurato nel 1547.
Il principe Orsini rimase vedovo della moglie Giulia Farnese nel 1560 e con il cuore spezzato e una sofferenza che sembrava non affievolirsi mai, passò anni e anni a cercare la giusta ispirazione per creare un suo parco personale delle meraviglie che fosse degno di ospitare le spoglie e il ricordo dell’amata scomparsa. Così scelse Ligorio come architetto e progettista, ingaggiò altri scultori, che insieme crearono questo luogo unico al mondo, che ricorda il Parc Güell di Gaudì traslato in un’atmosfera più misteriosa e meno colorata.
Nel Cinquecento i grandi giardini e parchi privati pieni di sculture, fontane e decori sono all’ordine del giorno per ogni famiglia che voglia esprimere la propria agiatezza economia e il proprio status sociale. Tuttavia, ciò che rende il Parco di Bomarzo unico nel suo genere è sicuramente il tipo di sculture che ospita: ci sono soggetti mitologici e animali esotici, esseri mostruosi, grandi e piccoli, esseri dal volto deformato che tentano di inghiottire il visitatore e architetture impossibili che sembrano uscite da una tavola di Escher.
Su molte sculture e architetture sono incisi versi poetici che rimandano alla morte e all’aldilà, per commemorare la moglie del committente in ogni angolo del parco, e probabilmente anche come memento moriper i visitatori.
Il parco è composto da giardini all’italiana classici e dalla parte più originale con le sculture gigantesche che sembrano nascere direttamente dal terreno. Le varie sculture non hanno alcun rapporto tra loro: alcune sono piccole, altre gigantesche, i soggetti sono di diverso tipo, inoltre non c’è un percorso preciso da seguire per visitare il parco; l’unico aspetto che accomuna il tutto è il materiale con cui sono create e lo stretto rapporto che le lega all’ambiente.
Tuttavia, sono anche state proposte delle ipotesi per cui il percorso che ogni visitatore sceglie di compiere nel parco sia una metafora del percorso di vita: i mostri rappresentano le difficioltà e le avversità, e i versetti poetici che rimandano all’aldilà sono un modo per avvicinarsi sempre più all’altro mondo, passo dopo passo, anno dopo anno.
La più celebre architettura inabitabile del parco è la cosiddetta Casa Pendente, una costruzione di dimensioni contenute, realizzata volutamente storta. Oltre all’esterno, anche gli ambienti interni sono del tutto irregolari e con inclinazioni dicerse tra loro, così da confondere il visitatore.
Una delle sculture più celebri e inquietanti è quella di Proteo o Glauco, un mostro dalle fauci spalancate che sembra voler inghiottire il visitatore. Spunta direttamente dal terreno, come se fosse stato relegato sottoterra e fosse appena riemerso in superficie.
Un’atmosfera più rilassata si ha nella radura con la Fontana di Pegaso. Lontani dai mostri, qui ci si crogiola nella luce calda che attraversa la barriera delle fronde e si ammira con calma la fontana, concedendo agli occhi un attimo di tregua dopo tutte le stranezze ammirate.
Ci sono poi le sculture di animali reali e fantastici come quelle del Drago alato, della Tartaruga e dell’Elefante con una torre sul dorso.
Per gli esseri mitologici si ricordano l’imponente Nettuno che sembra essere un tutt’uno con l’ambiente, poi il gruppo di Ercole e Caco, e la bella dea Cerere.
Addentrarsi nel Parco di Bomarzo significa entrare in una dimensione nuova, nel silenzio della natura, circondati dall’ambiente naturale modellato dalle mani dell’uomo. Sul proprio cammino si incontrano esseri mai visti, forme grottesche, e si rimane inevitabilmente incantati dall’unione di mostri ricoperti di muschio e personaggi di pietra dall’espressione severa e sicura, che scrutano il nostro incedere.
Il Bosco naturale è tenuto sotto stretto controllo e gli alberi vengono potati e curati con attenzione dai responsabili, senza che se ne stravolga l’aspetto e sempre nel rispetto della stagione, del clima e dell’età dell’albero stesso, come viene precisato con attenzione nel sito web del parco.
Il biglietto per accedervi è di 10 euro a tariffa intera e permette di esplorare tutto il complesso con calma e in completa autonomia.