Determinare con accuratezza l’ora esatta di un decesso è una delle operazioni fondamentali che svolgono i medici legali impegnati nelle indagini forensi. Alzi la mano chi – guardando una serie tv poliziesca – non si è mai chiesto come abbia fatto il medico della scientifica di turno a stabilire l’ora esatta della morte. Che si tratti di Megan Hunt in Body of Proof o del Dottor Pasquano negli episodi del Commissario Montalbano, i medici legali sembrano tutti essere molto sicuri di sé quando si pronunciano sulla domanda più amata dai detective del mondo: “Qual è l’ora del decesso?”.
Effettivamente esistono diversi parametri che riescono a darci un’idea potenzialmente precisa sull’orario in cui è sopraggiunta la morte di una persona. Sappiamo per esempio che nelle prime tre ore dalla morte la temperatura corporea diminuisce di circa 0,5 gradi all’ora e che il fenomeno conosciuto come rigor mortis inizia a scomparire dopo 36-48 ore. Il livello di accuratezza di queste valutazioni può però variare in base alle cause della morte, allo stato del luogo di ritrovamento e ad altre variabili che vengono valutate di volta in volta. Per questo motivo, la ricerca del protocollo perfetto per effettuare una stima precisa sull’ora del decesso è ancora in corso.
Uno studio pubblicato di recente su Nature Communications va proprio in questa direzione e promette di sfruttare i cambiamenti che avvengono dopo la morte a livello di espressione genica per stabilire l’ora del decesso con un margine di incertezza molto ridotto. Il Dott. Ferreira ha effettuato con i suoi colleghi delle analisi su oltre 7000 campioni di 36 tipi di tessuti prelevati da 540 donatori deceduti di cui era nota l’ora del decesso ed è arrivato alla conclusione che i tempi di degradazione dell’RNA variano da tessuto a tessuto (da 17 minuti a 29 ore). I ricercatori hanno scoperto che subito dopo la morte in alcuni tessuti è possibile osservare un iniziale aumento della trascrizione di alcuni geni a cui segue un picco di decrescita intorno alle sei ore dal decesso. Inoltre dopo 4 ore dalla morte è possibile osservare un aumento della trascrizione di alcuni fattori di crescita.
Confrontando questi dati i ricercatori sono riusciti a stabilire un modello che permetta di risalire dalla situazione di attività o deterioramento dell’RNA al momento della morte analizzando solo le cellule di quattro tessuti (pelle, tiroide, polmoni e tessuto adiposo sottocutaneo) per ottimizzare il modello e ridurre il margine di incertezza a soli nove minuti.
Canuto Tovo, Medicina legale e delle assicurazioni, PICCIN, 1996, p. 347