Pensando ad un autore come Francis Scott Fitzgerald molti ricorderanno Il grande Gatsby, uscito nel 1925 e diventato uno dei capisaldi della letteratura Jazz degli anni Venti. In realtà il libro non fu ben accolto dalla critica contemporanea e l’autore stesso non lo ritenne l’acme della sua produzione letteraria.
Il libro che impegnò di più Fitzgerald fu certamente un altro: Tenera è la notte (Tender is the night). La stesura del romanzo iniziò sempre nel 1925, ma l’autore vi lavorò per ben nove anni e anche dopo la pubblicazione continuò a rivedere e rielaborare il testo: vi fu anche una “sesta” rielaborazione che uscì negli anni Cinquanta ad opera del critico Malcom Cowley basandosi sugli appunti dell’autore.
La trama racconta, a metà tra narrativa ed autobiografia, la storia della giovane Rosemary Hoyt e del suo incontro con un gruppo di americani, in particolare lo psichiatra Dick Diver e sua moglie Nicole Warren: Dick Diver aveva incontrato Nicole in una clinica psichiatra dove l’aveva curata dalla schizofrenia e aveva deciso di sposarla andando contro le opinioni altrui. Sebbene gli episodi schizofrenici di Nicole non fossero cessati, il marito cercava continuamente di rimanerle accanto, rifiutando inizialmente anche l’amore di Rosemary.
Il libro tratta principalmente dello svuotamento morale di Dick che, in seguito alla morte del padre e del breve allontanamento dalla moglie, si ritira nell’alcolismo e si lascia umiliare e vessare.
Si contano almeno cinque versioni diverse del romanzo (più la versione “editata” da Cowley) e le differenze vanno dal titolo – rispettivamente “The World’s Fair” nella prima, “The Drunkard’s Holiday” nella seconda e solo nel nono rimaneggiamento comparirà “Tenera è la notte”, citazione tratta da un’Ode di John Keats -, ai punti di vista con cui viene narrata la storia, fino alla stessa composizione e numero dei capitoli. Sicuramente il romanzo racconta, sullo sfondo della riviera francese a confine con l’Italia, un mondo patinato, ma intrinsecamente violento e volgare, a metà tra lo psicotico e l’infelice.
FONTI