Figure animali modellate dalla filosofia shintoista. Sayaka Ganz sfrutta materiale riciclato per lanciare allo spettatore un messaggio di salvaguardia dell’ambiente.
Sayaka Ganz, artista giapponese residente ormai da anni negli USA, ha scelto l’arte del riciclo. Le sue sculture sono celebrative del mondo animale e realizzate con plastica riciclata. Fino a 500 pezzi per ricoprire uno scheletro metallico che si può estendere dai 60 cm ai 3 m. Nessuna tinta colorata sulla superficie plastica, solo oggettistica recuperata con il suo colore originale. Si tratta di materiali da negozi di vendita benefica, da cassonetti oppure regali di amici e parenti. Dagli occhiali da sole agli utensili da cucina. L’artista non disegna nulla. Filtra esteticamente ciò che le è più congeniale per una perfetta resa naturalistica. Ed eccelle. Le sue creature sono spiriti liberi che aleggiano nell’ambiente espositivo. Sono un inno al cambiamento, alla trasformazione, nella speranza di un futuro migliore.
Così diventa emblematica la corsa dei cavalli in “Emergence (2013)”. Due profili equini emergono dalla parete in un dinamismo futurista. Sembrano inconsistenti, spettrali e la loro materia si perde in mille filamenti. Sono protesi in avanti, spinti verso qualcosa. La loro è una corsa verso il futuro, verso una nuova vita oltre la concretezza materiale. Oltre ciò che guarda il prodotto semplicemente come un meccanismo dell’ingranaggio consumista. Per Sayaka oggetti animati e inanimati possiedono un’anima che non si perde nelle profondità di un bidone da spazzatura. L’artista abbraccia la filosofia shintoista e riconosce negli oggetti un soffio vitale. Una vita che permane anche dopo aver perso la propria funzionalità.
Un’occasione per l’artista di riflettere sul tema dell’ambiente. Da dove trova i suoi materiali, allo spazio in cui dà loro una ricollocazione estetica fino al più intrinseco messaggio di salvaguardia delle risorse naturali. Il Pianeta è dominato dalla spazzatura, ma Sayaka vede un futuro dove l’arte gioca da protagonista. La possibilità di creare un ponte tra mondo artificiale e mondo naturale grazie all’estetica del riciclo, alla riqualificazione di materiali ormai connotati come pattume. Gli animali di Sayaka comunicano con lo spettatore e lo invitano ad un’analisi più profonda del problema ambientale. È un grido d’aiuto, mediato dalla bellezza e dalla naturalezza del mondo animale. Un mondo libero e selvaggio, ma minacciato dalla morsa dello spreco umano.