Il primo marzo scorso, come ogni anno, è iniziata la primavera meteorologica. Quando però ormai le primule erano spuntate ai lati delle strade e si iniziava a pregustare il momento di mettere da parte maglioni e cappotti, l’Italia si è trovata coperta dalla neve. Le temperature si sono abbassate rispetto alla media stagionale, toccando picchi di –15° in Pianura Padana, per non parlare degli apocalittici –24° registrati a Livigno.
Si sta parlando, come tutti sappiamo, di “Burian”, l’ondata di vento gelido che è arrivata dalla Siberia passando per la Mongolia, e ha investito l’Europa e l’Italia precipitandole in un freddo assurdamente fuori stagione. Secondo la Coldiretti si è trattata della sesta gelata di origine siberiana che ha colpito la Penisola negli ultimi 100 anni. Sempre la Coldiretti sottolinea come negli ultimi anni stiamo assistendo ad una vera e propria sfasatura delle condizioni climatiche comunemente immaginate come ideali, le cosiddette “stagioni di una volta”. Una schizofrenia dal caldo al freddo, eventi “estremi” che ci colgono impreparati e che, come tutto ormai, diventano oggetto di discussione sui social. Tra una foto postata e l’altra, tra un pupazzo di neve e una reazione esasperata per la mancata pulizia delle strade, eventi come Burian ci hanno lasciato anche un buco di 14 miliardi di euro in danni all’agricoltura.
Se queste pericolose congiunture meteorologiche siano da imputare ai cambiamenti climatici, è una questione che sicuramente appassionerà gli esperti. Quanto poi i suddetti cambiamenti siano causati dall’attività umana, o se siano prevenibili o reversibili, è davvero materia di specialisti. Alcuni però, come il climatologo e docente universitario Massimiliano Fazzini, sono dell’opinione che eventi come Burian siano conseguenze dei cambiamenti climatici. Infatti Fazzini ha dichiarato che
“L’ondata di maltempo che da alcuni giorni sta interessando in maniera continuativa l’intera Penisola evidenzia quanto inizino ad essere evidenti i segnali di un cambiamento climatico. Gli effetti del maltempo determinano problematiche “idrogeologiche” e “biometeorologiche” molto diversificate procedendo dal settentrione verso il Meridione del Paese, in relazione alla sua complessità geografica e morfologica”
Quello che possiamo dire è che un cambiamento del clima sta chiaramente avvenendo sotto i nostri occhi, indipendentemente dalle cause. Quello che viene descritto come lo scenario di “fra cento anni…” si sta in realtà già verificando nella primavera del secolo, e conviene attrezzarci di conseguenza. Perché la primavera, e tutte le altre stagioni, saranno sempre meno “quelle di una volta”.