Cultura di massa non è un concetto semplice da definire; tutti però siamo più o meno in grado di riconoscere un argomento massmediologico da uno più propriamente culturale e accademico. Treccani da una spiegazione sulla comunicazione di massa definendola:
“Insieme dei mezzi per far conoscere, diffondere e divulgare messaggi significativi, carichi di valori diversi, a un pubblico anonimo, indifferenziato e disperso, e anche le tecniche con le quali gruppi specializzati elaborano e diffondono informazioni, messaggi, segni e simboli […].”
Dunque con cultura di massa si intende quel prodotto culturale che riceviamo attraverso mezzi diversi, come la radio, la televisione, il cinema, Internet. Ma quello che differenzia la cultura di massa dalle conoscenze di tipo più accademico è, come suggerisce il nome, il pubblico. La cultura di massa si indirizza a un pubblico anonimo, quella culturale ha invece una specifica tipologia di utente, desideroso di apprendimento e molto spesso inserito in una categoria specifica (medico, giornalista, fisico ecc.).
È vero che questa netta distinzione spesso non è così rigida (i confini infatti tendono a sfumare), ma la differenza tra le due sfere è spesso facilmente individuabile. È anche vero però che, quando si parla di cultura di massa, si tende a considerarsi distanti da questo modo di pensare, certi come siamo di non adeguarci ai suoi condizionamenti espliciti e occulti. Ma spesso questa realtà è molto più invasiva di quello che pensiamo e pur sapendola riconoscere spesso non sappiamo di esserne già completamente immersi e condizionati. Questo è ravvisabile con dei semplici test che spaziano dalla nostra cultura generale fino al nostro stile di vita.
Per esempio, probabilmente tutti i nostri lettori conosceranno Chiara Ferragni, Fabrizio Corona e Lapo Elkann. Ma molti potrebbero non aver mai sentito parlare di Giulio Giorello, Carlo Rovelli, Fabiola Giannotti e Carlo La Vecchia che pure sono insigni studiosi nonché affermate persone di successo nei rispettivi campi d’indagine. Sul perché in Italia si conoscono più personaggi legati alla moda e allo spettacolo piuttosto che studiosi e importanti uomini di studio è un chiaro indice che la nostra cultura è principalmente di massa.
Un altro facile modo per individuare l’influenza della cultura di massa è ravvisabile nel modo in cui organizziamo i nostri acquisti: per esempio, perché, specie per le giovani generazioni, risulta semplice spendere 50 euro in vestiti e in uscite serali, ma la stessa cifra usata per attività culturali diventa magicamente troppo esosa? Questa tendenza non è fortunatamente applicabile a tutti, tuttavia negli ultimi anni molte aziende librarie lamentano una crisi del libro che è causata sia dalla scarsa propensione degli italiani alla lettura sia al ruolo sempre più consistente che web e social stanno assumendo nelle nostre vite.
La cultura di massa appare in grado di condizionarci con messaggi che provengono dalla scrittura e dal suono, ma la parte più immediata e rilevante viene svolta dalle immagini. Grazie all’immediatezza visiva le immagini sono in grado di veicolare in pochi istanti tantissimi messaggi e grazie al loro potere occulto sono in grado di influenzare i nostri canoni estetici. Estetica che viene applicata sui vestiti, sugli oggetti e anche sul corpo. Le mode e l’esasperata tendenza consumistica propria degli ultimi anni si inseriscono proprio in questa ottica
I prodotti di massa aderiscono pienamente a un modello di tipo consumistico. Già negli anni ’60 Edgar Monin in Lo spirito del tempo notava come questa cultura, rivolgendosi a un pubblico generico ed eterogeneo, aveva la necessità per sopravvivere di basarsi sull’esaltazione dell’individualismo e allo stesso tempo distrarre dai problemi quotidiani con continui elementi di novità.
Naturalmente la cultura di massa non porta solo aspetti negativi come il consumismo e il culto del corpo: ha in sé anche il pregio di offrire un riferimento culturale comune ed essere facilmente accessibile. Ma l’esasperazione di questo modello, e soprattutto l’esposizione solo a questo tipo di cultura, sottopone l’individuo a una facile prevedibilità di orientamenti culturali nonché comportamentali.