Tipica tendenza infantile è quella di idealizzare. Si idealizzano soprattutto le persone. Bastano pochi gesti o solo un sorriso, perché per un bambino, una persona diventi un eroe. Un’inclinazione che aumenta nei confronti della famiglia. Crescendo si scopre poi che tutti siamo fatti, più o meno, di pregi e difetti; in alcuni casi si scopre anche di aver fatto grossi errori. Verità difficili da affrontare soprattutto se l’errore riguarda la propria famiglia, soprattutto se sei ancora piccolo. Come Milo il protagonista di Ritratto di famiglia con errore.
Milo ha un undici anni, una vita e una famiglia normali, come tante. E’ il secondogenito, dopo Filippo, e prima di Nicholas e Livia. Trascorre le giornate come qualsiasi altro undicenne, con gli amici Simona e Michele, soprattutto nella ludoteca del paese. Fino a quando Nicholas scompare.
Milo è tormentato dal fatto di averlo trattato male l’ultima volta che lo ha visto: Nicholas insisteva per parlare al fratello, ma questi era di fretta, non poteva tardare nel ritirare la torta di compleanno per Livia. Le ultime parole rivolte al fratellino risuonano nella sua mente, mentre vede in televisione le immagini di casa raccontare la vicenda come una storia horror. Quelle che appassionavano Nicholas, dedito a sedute spiritiche in compagnia di alcuni compagni di scuola.
La scomparsa di Nicholas è un vero mistero. Non può essere stato rapito per un riscatto dato che la famiglia non è ricca; inoltre il paesino, l’immaginario Pozzochiaro alle porte di Milano, è piccolo, nessuno chiude a chiave le porte perché tutti si conoscono. O almeno così pare. Perché Milo, improvvisatosi detective, con l’aiuto di Michele e Simona, e l’appoggio di Filippo, scoprirà non pochi segreti e misteri del luogo.
Sarà infatti il protagonista a decidere di cercare il fratello. Prende la decisione osservando gli adulti: si convince che solo un bambino possa salvarne un altro e inizia ad indagare rifacendosi al gioco “Cluedo“. Così gli e ci vengono presentati i vari presunti colpevoli e possibili luoghi dove Nicholas è tenuto prigioniero.
Con gli occhi innocenti di bambino Milo considera ciò che gli adulti tralasciano. Indaga quindi sul meccanico, scoperto da Nicholas insieme a un diciasettenne nel boschetto. Sulle sorelle “Addams”, due anziane inquietanti abitanti di una misteriosa casa. Sul padrone della ludoteca. Gli indizi raccolti però, prima che dal fratello lo condurranno alla scoperta di un segreto di famiglia, fino a quando ponendosi la giusta domanda riuscirà a ricostruire il quadro.
Paolo Valentino, già noto ghostwriter, e autore di due raccolte di poesie, al suo esordio come romanziere promette molto bene. Ritratto di famiglia con errore presenta infatti un ottimo equilibrio tra noir, favola e romanzo di formazione: Valentino ha saputo fonderli perché necessari per raccontare una storia di questo genere. Il mondo dei bambini non è edulcorato, né tanto meno lo sono loro. L’autore ci fa capire come spesso si dovrebbe riscoprire la curiosità dei bambini, quel continuo domandarsi e domandare di ciò che ci circonda. Di come non bisognerebbe considerare i bambini come esseri inferiori, ma pensanti e bisognosi di un aiuto al ragionamento e la comprensione, non di mere regole e nozioni prive di spiegazioni.
Paolo Valentino, Ritratto di famiglia con errore. Società Editrice Milanese. 2017