Grégoire Ahongbonon non era un uomo di chiesa – un prete o un missionario – ma è un semplice imprenditore, un gommista, marito e padre di famiglia, che è nato e cresciuto in Africa. Dalla sua esperienza e dal suo impegno per il Paese, è nato un libro, Grégoire, quando la fede spezza le catene, di Rodolfo Casadei, uscito lo scorso aprile 2018, Emi editore.
Dell’Africa si parla per i problemi legati alla fame, alla povertà, alle scarse condizioni igieniche e alla malattia, ma mai alla salute mentale. Eppure, essa è uno dei maggiori problemi che l’Africa deve affrontare.
La malattia psichica in questo contesto significa il più delle volte emarginazione, maltrattamenti, rifiuto e catene. Addirittura catene. I malati spesso sono legati a cocci di legno, chiusi in stanze buie o lasciati per strada, abbandonati.
I disturbi mentali non sono nemmeno del tutto compresi e, a volte, sono ritenuti frutto di sortilegi e stregoneria, motivo per cui le famiglie si affidano a santoni, nel tentativo di “liberare” i propri familiari.
Grégoire Ahongbonon, che oggi opera in quattro paesi africani (Costa d’Avorio, Benin, Togo e Burkina Faso) ha deciso di aiutare i meno fortunati, inizialmente liberandoli dalle catene, ridando loro la libertà, accogliendoli, facendoli integrare. Più tardi, grazie alle opere di carità di preti e suore, missionari e persone generose, egli è riuscito a costruire e finanziare strutture pronte a curare coloro che ne hanno bisogno. Convivere con coloro che hanno una malattia mentale non è sempre semplice e Grégoire spesso ha dovuto saper subire la violenza dei più gravi tra essi; ha dovuto affrontarla e trovare un modo per allontanarla, quietarla. Ha dovuto trovare una via per parlare con loro, con le famiglie. Tutt’ora, grazie anche agli aiuti che gli vengono forniti da connazionali e non, sta intraprendendo una lotta contro i pregiudizi, la non conoscenza, i maltrattamenti, la paura, la superstizione e le false credenze.
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