Il 13 maggio scorso durante il Salone del Libro di Torino è stato assegnato il Premio Strega Europeo. A riceverlo è stato lo scrittore spagnolo Fernando Aramburu per Patria. Il romanzo del 2017 racconta l’ETA attraverso la storia di due famiglie inizialmente unite, che verranno poi divise da una tragedia.
In un paesino fittizio vicino a San Sebastian, nei Paesi Baschi, Miren e Bittori sono amiche di lunga data. Abitano vicine e profonda amicizia lega anche le famiglie: i mariti Txato e Joxian, così come i figli prima compagni di giochi e poi di studio. Un’unione spezzata da una tragedia. Qui entra in gioco l’ETA. Txato, proprietario di una ditta di trasporti, nonostante le minacce e gli avvertimenti non si è mai piegato a pagare gli etarass. Per questo muore vittima di un attentato.
Bittori non riesce a sostenere il peso di vivere dove hanno ucciso il marito, soprattutto al pensiero che il figlio di Miren potrebbe essere uno degli attentatori, e lascia il paese; le vittime creano scompiglio e il solco tra le due famiglie, le due donne una volta amiche, va ampliandosi. Da una parte Miren, che difende il figlio, arrivando a un fanatismo accecante. Dall’altra Bittori, che non può sostenere più la vicinanza di chi è familiare di un presunto terrorista, assassino di suo marito.
Nonostante ciò la vedova non smetterà mai di cercare la verità, di pretendere il perdono, avere risposte. Il lettore si trova in mezzo alle due verità, emergono domande sull’effettiva colpevolezza e sul movente: ragioni politiche o un’invidia sottesa il rapporto tra vicini?
Ci si trova in bilico tra due punti di vista, che Aramburu mantiene anche per quanto riguarda i due fronti “di potere”. L’autore racconta la violenza degli attentati dell’ETA, ma anche i pestaggi della polizia. Due fazioni rappresentate dalle due famiglie protagoniste. Lacerate dalla tragedia e dalla violenza, ora tra loro vi sono solo rancori. La stessa lacerazione pervade la Spagna. Come sarà necessaria alle due famiglie una riconciliazione, che passa anche per il perdono, così lo sarà anche per il paese.
La riflessione ben si sposa al tono del romanzo, che nella pluralità di voci non dà un giudizio. Aramburu ci presenta tutti i punti di vista in gioco riuscendo a delineare un racconto preciso di cosa è stata l’ETA. Riesce a farlo perché è stato testimone dei fatti: l’autore è infatti nato nel 1959 a San Sebastian e nonostante non sia stato colpito direttamente dai terroristi separatisti ha potuto sperimentare cosa sia l’ETA e i suoi effetti.
In particolare ha dichiarato di aver iniziato a concepire Patria nel 1984, quando vide il feretro del senatore Casas nella Casa del Pueblo di San Sebastian. Come racconta lo stesso autore qui, ci sono stati vari episodi che gli hanno fatto prendere coscienza di cosa fosse realmente l’ETA, ma fu quello in particolare a suscitare in lui la voglia di scriverne.
Con Patria lo ha fatto nel modo migliore. Il romanzo è reale e obiettivo e il neo vincitore Strega è riuscito a trattare il tema accorciando le distanze. Grazie alla quotidianità, fatta di amicizia, famiglia, vicinato, gite, malattia e vecchiaia, è riuscito a creare il coinvolgimento necessario a far percepire cosa abbia significato l’ETA per le vittime.