Lo studio dei filosofi e la lettura dei testi filosofici, soprattutto nei licei ma anche nelle università, è caratterizzato da sempre, nella realtà italiana, da un impianto storico su cui si basa l’insegnamento dell’evoluzione delle idee e del pensiero occidentale. Tuttavia, accanto a questa tradizionale prospettiva della storia della filosofia emerge con insistenza, anche nei recenti orientamenti scolastici, la tendenza a privilegiare l’acquisizione di alcune competenze filosofiche fondamentali, come per esempio quelle logiche, dialogiche e argomentative.
All’insegnamento e allo studio della filosofia viene infatti sempre più riconosciuto l’obiettivo privilegiato di uno sviluppo della riflessione personale, di un’attitudine all’approfondimento e alla capacità di giudizio critico. Si tratta di acquisire, attraverso il contesto storico filosofico, una dimensione argomentativa nel tentativo di armonizzare conoscenze e competenze. Il nuovo approccio è quello di abbandonare un insegnamento e uno studio manualistico della filosofia fatto di elenchi di nomi e teorie di pensatori per far generare una mentalità filosofica del senso critico. In sintesi, allenare il pensiero a una mentalità duttile, aperta, antidogmatica e incline a porre domande.
Viene spontaneo chiedersi “cosa insegna chi insegna filosofia?” Alla filosofia oggi viene richiesto di educare alla capacità critica, di comprendere ed elaborare le domande che consentono di leggere una realtà complessa e in radicale trasformazione. Come avrebbe detto Kant, «per imparare a pensare in modo autonomo e libero». Per Kant, infatti, non è rilevante sapere cosa hanno pensato i filosofi e pensatori del passato a anche del presente, studiando quindi storia della filosofia, ma è necessario imparare a filosofare.
Un concetto, quello di Kant, che venne subito stigmatizzato da Hegel, nelle sue lezioni sulle diverse e possibili modalità dell’insegnamento della filosofia, come distinzione impraticabile. Egli infatti esprimeva con il suo abituale sarcasmo che «imparare a filosofare senza contenuto non è così diverso dal dire che si deve viaggiare sempre, senza conoscere le città i fiumi, i paesi, gli uomini…». Il filosofare quindi, sembra dirci Hegel, non è separabile dalla filosofia così come il pensare non è separabile dal pensiero.
Superando queste distinzioni concettuali, a quali argomenti ricorriamo oggi nel giustificare come ancora attuale una necessità dello studio della filosofia così storicamente perseguita da oltre duemila anni nella cultura occidentale? Alcuni argomenti ʻfortiʼ possono ancora sostenerne la sua giustificazione?
Forse l’argomento più tradizionale e non per questo inattuale, è che studiare filosofia serve come parte imprescindibile per avere una cultura completa. Una cultura che nonostante sia ancora orientata più alle conoscenze che alle competenze è intesa come un patrimonio intellettuale del mondo occidentale. Seguendo questa tesi, perché la filosofia non dovrebbe essere insegnata in tutte le scuole come per la letteratura italiana? O ancor meglio elaborare una filosofia per tutti.
Un altro argomento di natura etico-politica è quello secondo cui studiare filosofia insegna ad ascoltare le ragioni degli altri. Confrontarsi su prospettive diverse consente, infatti, di abbracciare grandi questioni e valori democratici attraverso un confronto dialogico. Lo sviluppo di un dialogo civico basato sull’argomentazione e sullo spirito critico sono, infatti, strumenti filosofici per educare ad affrontare i pregiudizi e instaurare relazioni sotto l’insegna della tolleranza e della comprensione.
Infine, un ultimo argomento, ma rilevante, è quello logico. Una competenza alla riflessione consapevole che lo studio della filosofia è importante per imparare a pensare con la propria testa e a pensare bene. Non si tratta solo di acquisire una dimensione logica e argomentativa in senso tecnico, ma di sviluppare una capacità di ragionare in maniera corretta e costruttiva che sappia addurre delle ragioni e argomentazioni razionali a sostegno delle proprie tesi. Inoltre, saper attivare la capacità di esaminare problemi filosofici ed esercitare un controllo critico-razionale su idee filosofiche apprese usando la propria testa senza accettare soluzioni precostituite. Si tratta, in sostanza, di uno sviluppo del saper pensare bene che porta ad un saper fare qualcosa.
La filosofia è quindi un avviarsi al pensiero autonomo attraverso il pensiero altrui? Studiare filosofia può essere un’avventura dagli esiti imponderabili a tutte le età. Tuttavia è soprattutto agli studenti che si affacciano alla vita che la filosofia, se opportunamente insegnata e compresa, può rappresentare uno stimolo e uno strumento utile ai loro percorsi di educazione e orientamento personale. Uno studio della filosofia che non sia una esclusiva ripetizione irriflessa di una conoscenza storica delle idee altrui ma che sappia insegnare a pensare attraverso l’analisi delle strutture argomentative.
In questa direzione la filosofia ha una posizione di privilegio rispetto alle altre discipline umanistiche o scientifiche, che a differenza del pensiero filosofico non mettono in discussione i loro presupposti, le premesse o i principi della disciplina stessa. La filosofia si acquisisce attraverso la sua potenza interrogante e la sua capacità di articolare sempre un problema o una tesi con un rigore in grado di condurre verso risultati non predeterminati. Un’attitudine e una pratica che può essere una guida e un’abilità per agire nei diversi ambiti del sapere, nelle più diverse situazioni dell’esperienza e nella complessità della nostra società contemporanea.
FONTI
Luca Illetterati (a cura di), Insegnare filosofia, Torino, UTET, 2011