Si sente spesso parlare della cultura italiana e di quanto sia importante preservarla, con annesse critiche – contro il governo – relative alla poca cura dei beni culturali. Ma la cultura è la nostra storia. Al Salone Internazione del libro di Torino 2018 Sandro Cappelletto, critico musicale, parla del suo volume dedicato alla musica, parte dell’opera “Il contributo italiano alla storia del pensiero”, edito da Treccani.
Per Cappelletto il contesto sociale costituisce un fattore indispensabile per capire l’impatto che la musica ha avuto sulla storia del pensiero italiano. Egli nella sua introduzione scrive:
“La musica è arte leggera, viaggia, vola, dona e ruba, insegna e impara, si fa ascoltare e ascolta”.
“La musica non la tocchi, il suo intento è quello di raccontare la contemporaneità” sia al tempo di Geminiani, sia con Karajan che ha registrato per la prima volta la nona sinfonia di Beethoven.
La musica affonda le proprie radici nel mondo greco, essa si è diffusa principalmente grazie al canto e alla danza. “Il canto gregoriano occupa un posto rilevante” spiega Cappelletto, “e a questo sono riconducibili le sole testimonianze scritte dell’alto Medioevo”. Ma anche il madrigale crea una sorta di rivoluzione di pensiero verso “un nuovo cantare”. Infatti, la musica è sempre stata espressione del pensiero di chi la componeva e al contempo della società del tempo. “La musica è in continuo rapporto diretto con la quotidianità”: da questa prende spunto, la trasforma e ne descrive minuzie e particolari.
La musica ha alimentato molte trasformazioni; una delle più grandi è avvenuta nel 1637 a Venezia con la prima stagione di teatro pubblico a pagamento. Da quel momento in avanti, ascoltare non è più riservato alle corti, nonostante “siano state importantissime per le sperimentazioni dei compositori”.
Secondo Cappelletto, le continue trasformazioni rendono certamente sempre più accessibile a tutti la musica, compresa quella di grandi compositori eseguita da altrettanto importanti orchestre e direttori. Quello che, seguendo l’idea del critico, è certo, è che nessuna tecnologia può sostituire la vicinanza tra interpreti e pubblico. Non ci sono più confini nell’interpretazione e tutti possono avere un’opinione e una propria idea critica su ciò che si ascolta.
“Serve fare musica insieme, sentire l’altro. Andare indietro per andare avanti”, conclude Cappelletto.
La musica, l’arte, la letteratura. È necessario salvare la nostra cultura, il nostro patrimonio, perché altrimenti la vita sarebbe, come affermava Cicerone parlando della musica: “come un corpo senz’anima”.