Bianca Polimeno nasce nel 1995. Di origini salentine, laureata al Dams di Bologna, frequenta la magistrale in arti visive.
Carattere travolgente, Capelli ricci, occhi vispi in cerca di idee. Idee mai scontate e sempre d’impatto, la sua Nikon d7100 é diventata una fidata compagna.
La fotografia è la sua grande passione: da otto anni si cimenta tra click e obiettivi ma non ha ancora un idea ben precisa del suo futuro lavorativo:
“mi sento ancora molto incompleta per pensare ad una prospettiva professionale”.
Non vuole essere definita artista, né tanto meno artista emergente:
“Non mi considero un’artista, gli artisti per me sono persone che fanno delle vere e proprie rivoluzioni. Non sono nemmeno emergente. Cosa significa essere emergente oggi? Avere tanti follower ti qualifica come emergente?”
Da queste poche battute forse avete già capito il carattere prorompente di Bianca ma conosciamola meglio in questa intervista.
LoSbuffo: Come hai iniziato ad avvicinarti alla fotografia?
B: Mi sono avvicinata per caso; non ero brava a disegnare, non ero un talento musicale, non ero psicologicamente pronta a fare sport agonistico.
Quando ho iniziato ad usare la macchinetta fotografica, ho capito che c’era per me qualcosa di più nella fotografia del mero inquadrare la realtà, così ho cercato di approfondire.
Mi piace pensare che rappresentando la realtà si possa esplorare la dimensione del minimalismo contenuta in essa. Uno studio sul colore, sulle tonalità del reale, sulle forme e i contrasti. Mi piace tantissimo il fatto che si possa veicolare un messaggio anche solo tramite l’accostamento di pochi e saturi colori.
LoSbuffo: In che modo ti sei mossa per approfondirla?
B: Ho semplicemente fatto esperimenti, scatti di vario genere. Non mi sento ancora pronta per pensare di lavorarci con la fotografia perché, per avviare qualcosa, devi sapere prima di tutto che genere ti appartiene. Io spazio ancora troppo. Mi sono cimentata per gioco nella ritrattistica, nello still Life, nella paesaggistica…
LoSbuffo: Hai una pagina Facebook “Defectum Perfectum”, quale significato ha questo nome anche in rapporto a ciò che fai?
B: Defectum è il nome che mi è venuto in mente nel 2010 sotto il quale raccogliere i miei primi scatti. Il significato è una variante un po’ latineggiante del titolo di una canzone, Perfetto Difettoso. Ho cambiato significato perché, personalmente, preferisco considerare in maniera ottimistica un elemento “difettoso” come qualcosa che rende particolare e unico un ingranaggio, che altrimenti sarebbe perfetto e asettico, piuttosto che vedere negativamente un insieme perfetto rovinato da un particolare eccentrico. In sintesi, credo che l’arte sia inclusione, unione della diversità, equilibrio, emotività e soggettività.
LoSbuffo: Da un piccolo paesino salentino a Bologna, quanto queste città e il tuo spostamento hanno influito nel tuo modo di vedere l’arte?
B: Essere uscita dal mio ambiente mi ha resa più aperta a nuove influenze. Bologna mi ha nutrita con tantissime ispirazioni che hanno condizionato molto la mia ricerca estetica. In Salento metto in pratica la maggior parte delle idee perché ho più dimestichezza con la luce calda, ho più possibilità di muovermi dovunque voglio. Al Nord sono più vincolata.
LoSbuffo: Suo tuo profilo Bēhance e 500px si può trovare un progetto “lirica ad un albero d’olivo” quale significato ha?
B: Lirica ad un albero di olivo è un progetto che volevo fare da un po’ di anni: gli ulivi sono opere d’arte radicate al suolo allo stesso livello di opere scultoree in marmo. Ogni albero è diverso e racconta una diversa storia centenaria o anche millenaria a cui volevo rendere un omaggio. Mi piaceva l’idea che figure umane interagissero con gli alberi: all’interno del progetto trovi un po’ di fiabesco, un po’ di crocifissione.. Alla luce della questione della Xylella e della TAP mi sembrava necessario non procrastinare oltre la realizzazione e documentare quanta tristezza possa comunicare un uliveto secolare completamente secco.
LoSbuffo:Nelle tue foto prediligi i colori accesi, si può dire che è il tuo tratto distintivo?
B: Il colore è la linfa vitale ma non solo delle foto che faccio, ma in generale della mia vita: Io penso a colori, vivo a colori.
E questa passione per i colori si può notare nel mio progetto preferito, Mars and Other Cold Planets che è un progetto che accosta figura umana ad ambiente naturale, come Lirica ad un albero di ulivo, però ha una predominante monocromatica data dal colore rosso della bauxite, che rende la foto una specie di viaggio nello spazio.
LoSbuffo: Una foto particolare è quella dei due ragazzi che si baciano con una busta di plastica in testa, come è nata questa idea?
B: Mi diverte il citazionismo e in quella occasione volevo ricreare Les Amantes di Magritte in chiave metropolitana, grazie al colore di sfondo dei portici bolognesi e ai miei due colleghi in felpa e dreadlocks con le buste biodegradabili al posto del tessuto bianco che compare nel quadro.
Lo Sbuffo: sei giovane e hai ancora tutta una vita davanti, quali sono i tuoi progetti futuri?
B: Intanto continuare l’università, fare altri esperimenti, magari trovare un genere fotografico e approfondirlo con dei corsi specifici. Ma per il momento vivo un percorso alla volta. L’unica cosa che spero tantissimo di non essere tra dieci anni delusa, amareggiata o smarrita.
Intervista a cura dell’autrice
di Bianca Polimeno