In questo periodo si parla spesso (e per fortuna) del tema delicato chiamato bullismo. Ma se si pensa che le prese in giro e l’approfittarsi delle persone più deboli siano un fenomeno dell’ultimo secolo, ci si sbaglia di grosso. Questo problema infatti è plurimillenario. E la storia dell’imperatore Claudio, uno dei personaggi più importanti dell’epoca romana, ce lo fa ben capire.
Tiberio Claudio Druso Germanico nacque nell’anno 10 a.C. a Lione. Nella sua famiglia erano presenti personaggi celebri come Caligola (suo nipote), Tiberio (suo zio), Livia (sua nonna nonché moglie dell’imperatore Augusto). Fin da piccolo diventò vittima della denigrazione e dello scherno dell’alta società romana. La causa di questo dileggio erano i suoi numerosi difetti fisici, dovuti probabilmente ad una poliomielite o da una sclerosi multipla. Questa malattia gli procurava forti tremori della testa, balbuzie e difficoltà nella deambulazione.
Nella società di allora c’erano molte resistenze ad accettare le disabilità fisiche, ma anche all’interno dell’ambito familiare non riuscì a trovare serenità. La madre infatti lo considerava un mostro e sua nonna Livia nemmeno gli rivolgeva la parola, ritenendolo degno solamente di disprezzo. Durante il governo di suo nipote Caligola le cose non andarono meglio. Gli vennero affidate alcune missioni politiche non esenti da rischi. Ad esempio, dopo la scoperta di un’imminente congiura per uccidere l’imperatore, Claudio venne inviato in Germania per dare notizia dell’accaduto. Ma il nipote considerò l’arrivo dello zio un atto umiliante, così decise di gettarlo nel fiume. Il gesto di Caligola ci fa comprendere molto bene il ruolo di Claudio nella famiglia, cioè di zimbello di tutti.
La sua vita coniugale inoltre non aiutò la sua reputazione. Era promesso sposo a Livia Medullina, la quale però morì improvvisamente il giorno delle nozze. I tre matrimoni successivi non andarono molto meglio, i primi due furono fallimentari e di breve durata, e la terza volta sposò Valeria Messalina, passata alla storia non certo per la cieca fedeltà nei confronti del marito.
Nel 41 d.C. poi avvenne l’assassinio di Caligola per mano dei pretoriani. Claudio, presente nel palazzo, si rifugiò in una stanza vicina. Udendo tutto il trambusto, per paura si nascose dietro a dei tendaggi. Non ebbe però l’accortezza di nascondere anche i piedi, che vennero subito notati. Venne scoperto, ma al contrario di quel che si aspettava, fu proclamato dai soldati come nuovo imperatore. Cominciò così il principato di colui che era zoppo, balbuziente e ritenuto da molti (a torto) ritardato.
Morì nel 54 d.C. Ma anche con la morte non trovò riparo dalle canzonature. La più celebre di esse fu l’opera Apokolokyntosis scritta da Seneca, nella quale Claudio invece di trasformarsi gloriosamente in un dio, diventa una zucca, emblema della stupidità. Nonostante quindi fosse un uomo di grandi studi e di immensa erudizione, venne sempre visto e giudicato per il suo aspetto fisico. E nemmeno la proclamazione ad imperatore o la morte riuscirono a far cambiare idea ad una società così antica ma, per certi aspetti, fin troppo contemporanea.
FONTI
F. Garcìa Jurado. Claudio, da zimbello a imperatore. In <<National Geographic Storica>>. n°89 (2016), pp. 60-69.
CREDITS