Dal 15 aprile al 13 maggio è in scena, presso la Scala di Milano, Francesca da Rimini, tragedia che – scritta da D’Annunzio e musicata da Zandonai – vede come direttore d’orchestra Fabio Luisi, regista David Pountney e scenografo Leslie Travers.
Grazie agli immortali versi del canto V dell’Inferno di Dante la storia è nota a tutti: due cognati innamorati, Paolo e Francesca, si baciano leggendo la vicenda di Lancillotto e Ginevra, ma la loro vita viene stroncata dal marito della fanciulla, ingelosito e adirato per il tradimento. D’annunzio ha ampliato la trama aggiungendo alcuni dettagli, come la morte di un giullare e l’intrigo per cui avrebbero fatto credere a Francesca di sposare Paolo il Bello, quando era promessa al suo brutto e zoppo fratello Gianciotto.
La regia è stata fedele alla trama originaria salvo nel finale. Secondo il libretto, Francesca avrebbe dovuto proteggere col proprio corpo Paolo da Gianciotto, il quale avrebbe trafitto con un solo colpo entrambi gli innamorati, per poi spezzare la spada. La Scala propone invece una soluzione differente: la coppia è sdraiata su un enorme libro aperto e un pugnale viene calato dall’alto mediante una corda. Si tratta, però, di una soluzione poco efficace, che non riesce a commuovere lo spettatore.
La musica non prevede arie indimenticabili, che lo spettatore possa canticchiare al termine dello spettacolo, le note di Zandonai costituiscono piuttosto un accompagnamento alle parole di D’Annunzio, un sottofondo simile ad una colonna sonora. Data la maggiore importanza del testo rispetto alla musica, non si può apprezzare lo spettacolo senza seguire il testo sul libretto.
Le scenografie sono sontuose e colossali, degne del prestigio della Scala. Lo sfondo a semicerchio è in finto marmo bianco, arricchito da un bassorilievo in stile classico nel quale è rappresentata una fanciulla. I personaggi maschili, vestiti con divise militari simili a quelli di un regime dittatoriale degli anni Trenta, cantano su un’impalcatura semicircolare mobile in metallo, dotata di cannoni e scalette. Anche le ancelle di Francesca sono soldatesse, ma talvolta si privano delle divise per danzare con semplici e femminili indumenti bianchi. Dopo l’intervallo compaiono altre scenografie che evocano la guerra degli anni Trenta: un aeroplano e alcune scrivanie utilizzate dalle soldatesse. Il libro che fa innamorare Paolo e Francesca è sicuramente uno degli elementi principali, sia a causa della sua grandezza sia per l’esibizione dei cantanti sulle sue pagine.
A dire il vero, noi dello Sbuffo, abbiamo assistito alle prove antegenerali aperte agli spettatori, e ciò si è tradotto in un fascino depotenziato rispetto agli spettacoli ufficiali: i musicisti non indossano abiti di gala, i saluti finali sono sbrigativi e, soprattutto, la rappresentazione può essere interrotta per esigenze di regia (anche se fortunatamente si è verificata una sola interruzione, durante il canto di Francesca).
Copertina © Marco Brescia & Rudy Amisano