Rosvita: medioevo e contemporaneo tra luci ed ombre della fede.

Ogni epoca cerca disperatamente di tracciare una linea che segni da un lato la rottura definitiva con tutto ciò che la precede, e dall’altro l’avanzata gloriosa verso tutto ciò che, al contrario, l’attende.
Ma quanto possiamo definirci davvero intoccabili e lontani dai nostri antenati?

Ermanna Montanari, attrice, scenografa e fondatrice del Teatro delle Albe a Ravenna, ha voluto invece immergersi nella totale assenza di confini.
Sceglie semplicemente di non scegliere, o meglio, sceglie cosa non essere.
Non vuole essere tempo, non vuole essere luogo, ma solo un corpo di donna su uno sfondo nero pece.
L’attrice nel 1997 e nel 2009 rielabora liberamente le traduzioni di alcuni drammi scritti da una poetessa tedesca del X secolo, Rosvita, e con questi esorcizza divinamente il suo dolore prima a teatro e poi su pellicola.
Il vero e più grande viaggio lo permette l’arte sola, un’arte estrema, luminosa e fastidiosa come un fascio di luce del mattino nell’iride ancora non pronta, un’arte mistica e liquida, impalpabile e sottile; il vero e più grande viaggio è alla scoperta della nostra pelle nuda, priva di sovrastrutture.

Dopo trent’anni durante i quali si è presentata come la voce che sinuosa scaturisce dalla penna di Marco Martinelli, suo compagno di vita e di lavoro, in un periodo oscuro della sua vita Ermanna ha trovato un’altra penna con la quale tradurre i suoi tormentati sussurri. Lo stesso Martinelli ammetterà “questo film che abbiamo finalmente tra le mani, frutto del lavoro di tutti noi, ha una lunga storia : è il terzo capitolo di un corpo a corpo tra Ermanna e la canonichessa sassone del X secolo”.

Ma chi è Rosvita?
Roswitha di Gandersheim per la storia è stata una monaca cristiana e poetessa tedesca negli anni di Ottone I, ha scritto leggende, agiografie e un piccolo tesoro di drammi.
Per Ermanna, Rosvita è un amica da incontrare, la cerca nella sua biografia, nei suoi scritti, nel suono che produce ogni lettera del suo nome. Vuole toccarla, immaginarla, percepire ogni suo gesto, vuole vivere una personalità a lei cosi tanto lontana e cosi tanto vicina.
Non può pretendere di avere le certezze di Rosvita, forse vorrebbe averle, forse vuole aggredirle, forse solo contemplarle, vestite come sono di parole dal sapore antico e rituale, parole dal ritmo binario: bianco o nero, sì o no, giusto o sbagliato.
Ecco perchè a teatro, su pellicola, e in ogni sfumatura del suo lavoro, Ermanna non interpreta ma vive al posto della canonichessa.

I personaggi della monaca tedesca nascono tutti da materiale pagano, quello di Terenzio… ma Rosvita non è Terenzio. Rosvita è una devota cristiana e combatte per i suoi valori, e soprattutto Rosvita è una Donna che parla ai potenti uomini di cultura, al sopruso maschilista, a chi mai la prenderà in considerazione.
La forza dei suoi principi parla attraverso Taide, prostituta che brucia improvvisamente d’amore per Dio, Maria, devota (o vittima) del suo cammino di fede, le tre sorelle Agape, Irene e Chionia, sicure della loro fede al punto da nuotare e cantare allegre nella pece ardente. Parla attraverso il miracolo la forza dell’assurdo.

Nello spettacolo come nel film, il sottotesto spirituale dei drammi medioevali offre la cornice giusta per evocare con un gusto diverso quelle storie di martirio e crudeltà, dove materia e spirito si mostrano in tutta la loro incompatibilità.
Oscuro e misterico l’animo della nuova Rosvita-Ermanna si caratterizza con dettagli di forte modernità: accanto a visioni macabre di torture terribili si accosta un piacere carnale e sadico che si sublima poi nelle parole spietate di uomini autoritari, di maschi ottusi e violenti. L’attrice modula la voce come un ragno tesse la sua tela, si sposta con maestria tra i fili sottili della voce più rassegnata e poetica di Taide a quella del vile ed empio Dulcizio.
La santità non è più solo purezza, il valore verginale può non concedere più la stessa lucentezza e la fede assume connotati crudeli e demoniaci.

La regia di Martinelli sotto Rosvita fa un rumore elettronico e metallico ma mai d’intralcio, la assiste come un “devoto cavaliere”, la sostiene e la incoraggia, uomo, in questo riscatto del sesso debole.

 


FONTI

Rosvita, Ermanna Montanari, Teatro delle Albe, Sossella Editore.

Wikipedia

Primavera Eretica, Ermanna Montanari, Marco Martinelli.


CREDITS

Copertina

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