Si è appena concluso il Fuorisalone, evento che vede protagonista a livello internazionale la città meneghina nel settore del design. Tra i diversi distretti coinvolti nella design week, Lambrate è uno dei quartieri più interessanti, perché alla continua ricerca di una riqualificazione della zona urbana che lo interessa. Il lavoro svolto in questa zona si può dire ottimo e migliora di anno in anno, al punto che da molti viene considerato come l’epicentro del design.
Gli eventi e le esposizioni presenti a Lambrate anche quest’anno sono state numerose. Vi abbiamo già parlato approfonditamente del FuoriSalmone, quindi in questo articolo ci concentreremo su un altro spazio espositivo, che ci ha stupiti e rapiti: lo SpazioDonno, che ha ospitato l’XI edizione di DesignCircus. Situato in via Conte Rosso 36, l’ambiente in questione vanta 700 mq e quest’anno ha dato ha dato visibilità a numerose anteprime made in Italy legate al design, all’arte e alla tecnologia.
Appena entrati nello spazio espositivo lo sguardo è catturato dalla cascata di lampade “Meduse” e dalle pareti divisorie “Ice” dell’Atelier Dall’Osso. Queste opere sono il risultato di una ricercatezza estetica unita ad una ventennale sperimentazione scultorea sui policarbonati. L’unicità di ogni singolo pezzo è data dal riutilizzo di scarti industriali di policarbonato con spessori, tipologie e marche differenti. Questi oggetti, inoltre, si trasformano adattandosi a differenti spazi e alle svariate esigenze.
Mamate, studio di progettazione e laboratorio che opera nell’ambito del design del prodotto, ha presentato un’installazione composta da ottantuno elementi echinoidi. Si tratta per l’appunto di ricci di mare, diversi l’uno dall’altro, alcuni neri, altri bianchi, con gli aculei più o meno fitti. Tra le diverse piccole serie prodotte da questo studio, infatti, si trovano sempre oggetti molto simili, ma unici allo stesso tempo. La forma accogliente al loro interno consente di immaginarli come scrigno per i nostri “affetti” personali, protetti dagli aculei esterni. Questo può dirsi il risultato di un’acuta osservazione della natura e della trasposizione di questa in oggetti del nostro quotidiano.
Ad attirare l’attenzione nella stessa sala c’erano anche le sculture di Roberto Ziranu. L’artista ha raccontato la Sardegna, utilizzando una materia prima particolare, il ferro delle pale. Partendo dalle pale utilizzate in campagna, ha ricavato dei corsetti femminili, che raccontano le donne sarde, le donne che lo scultore conosce e che portano avanti la cultura di questa isola, molto legata alla terra.
Tra i progetti esposti spicca anche Plantui, un oggetto dal sapore avveniristico che permette di possedere un piccolo giardino dentro casa propria, la cui comodità sta nel fatto che necessiti di pochissime cure. Plantui non ha bisogno di terra e vi si possono coltivare contemporaneamente fino a 12 piante. È possibile mantenere queste colture tutto l’anno, grazie ad uno spettro luminoso che triplica il contenuto di vitamina C e beta-carotene. Plantui regola, in base alla crescita della pianta, il sistema di irrigazione e la luce che diffonde. I risultati promessi sono strabilianti, si parla di un raccolto giornaliero di verdure ed erbe aromatiche per tre o quattro settimane. Questa creazione riesce ad unire l’interesse per il giardinaggio e per il cibo salutare e senza conservanti, insieme alla vita metropolitana di chi non ha un giardino o non ha abbastanza tempo per dedicarvisi. Non sembrano esserci più scuse, dunque: il pollice verde è alla portata di chiunque.
Altrettanto affascinanti si sono rivelate le lampade di Bruno Petronzi. Più che semplici lampade si tratta di sculture luminose, pezzi unici interamente realizzati a mano dall’artista in persona. “Gli esili”, questo il nome della collezione, sono sculture in ferro, di altezza variabile da 1 a 2 metri, raffiguranti delle figure umanoidi sottilissime e stilizzate, la testa deiìle quali è una lampada.
Come già detto inizialmente, in questa esposizione non è mancata l’attenzione alla tecnologia. Tra i progetti maggiori ricordiamo Ego, un dispositivo di archiviazione wireless con criptazione dei dati, che unisce design, estetica e sicurezza. L’hard disk ha la forma di un uovo e per sincronizzarlo basta poggiarlo sulla sua base, progettata seguendo i canoni della sezione aurea. Progetto99 ha, invece, unito il fascino nobile del marmo allo sviluppo tecnologico, creando un pad di ricarica wireless per gli smartphone. Questa tecnologia innovativa può essere nascosta alla vista venendo integrata in altri complementi d’arredo.
Infine è doveroso parlare di Morpheos con il suo home robot facile da utilizzare e pensato per chiunque voglia gestire la sicurezza, la protezione ed il comfort in casa in modo intelligente. Momo analizza e monitora l’ambiente in cui è posto -è persino in grado di riconoscere i volti- e segnala tutto ciò che può essere considerato un’anomalia (ad esempio un vetro rotto, il pianto di un neonato, delle richieste di aiuto ecc.). L’utilità e lo scopo di questo prodotto sono evidenti, ma fa piacere pensare che questa intelligenza artificiale sia fornita anche di una bella estetica.
Cartella stampa DesignCircus
Visione diretta dell’autrice
Cartella stampa DesignCircus
La terza immagine è uno scatto dell’autrice