La chiamata è una graphic novel di Laurent Galandon e Dominique Mermoux, edita in Italia da Mondadori Oscar Ink. Tratta la difficile tematica delle brutalità perpetrate dall’Isis approcciandole a partire da un aspetto solitamente poco considerato. È facile che la sofferenza generata dalle guerre e dagli attentati catturi l’attenzione dell’opinione pubblica; ecco che allora gli autori de La chiamata scelgono di mettere al centro le modalità di reclutamento uomini messe in atto dall’esercito dello Stato Islamico.
Lo fanno raccontando la storia di Cécile e di suo figlio Benoit, che in seguito ad un evento traumatico viene adescato da un esponente dell’Isis, convertito e radicalizzato, fino alla decisione di partire per la Siria e combattere al fianco di quelli che ritiene i suoi fratelli.
Benoit è un ragazzo “normale”, appartenente alla media borghesia, ha una madre amorevole, impegni sportivi e scolastici, degli amici. Perché allontanare la propria vita e la Francia per appoggiare una causa che non lo ha mai coinvolto? Perché non farne cenno con sua madre, con chi più di ogni altro condivide con lui i pensieri e la quotidianità?
È lo sconcerto di Cécile che permea le pagine in bianco e nero della graphic novel di Galandon e Mermoux. Lo sconcerto di Cécile e del lettore, che, per quanto provi a scendere a compromessi con la decisione di Benoit, non riesce a comprenderla né ad accettarla. Uno sconcerto che si allarga a macchia d’olio investendo una serie di altri aspetti, che gli autori abilissimi non lasciano passare in secondo piano. Come le modalità di reclutamento di Benoit e i primi contatti con gli esponenti dello Stato Islamico, tramite social network. O l’approccio alla questione da parte delle autorità, che candidamente ammettono di non sapere come affrontare la situazione della partenza del ragazzo, di non poter farsi carico del suo recupero, che spetterà a Cécile.
Una madre alle prese con una questione più grande di lei. È questa la storia che vive fra le pagine de La chiamata. La storia di Cécile che cerca di ricostruire il percorso che ha portato suo figlio a una decisione di tale portata e di elaborare una strategia per riportare Benoit in Francia, nella sua casa. Una donna che nasconde la sua fragilità, che non si lascia prendere dalle emozioni e dalla disperazione, perché sa di non poterselo permettere. Ma il tormento rimane: non ha colto segnali di disagio da parte di suo figlio, non gli è stata vicino, non ha potuto impedirgli di compiere una scelta sconsiderata. E ora non sa dove si trovi, non sa come contattarlo, come sottrarlo all’infelice situazione a cui l’hanno portato gli eventi.
L’amaro scioglimento trova un bilanciamento nella consapevolezza di aver compiuto un percorso con la lettura della graphic novel; un percorso che ha portato a qualche consapevolezza e chissà, magari anche a una maggior disponibilità alla comprensione. Perché in fin dei conti, a Cécile che chiede scoraggiata alla polizia come suo figlio abbia potuto spingersi a tanto, gli ufficiali rispondono:
“La maggior parte dei volontari jihadisti sono persone semplici, come in tutte le sette. A giusto titolo o no, si sono sentiti umiliati, rinnegati o traditi. Abbracciando una causa, si convincono di poter finalmente lavare le offese di cui si sono sentiti vittime. Un fatto apparentemente insignificante può assumere un’importanza enorme per un adolescente, fino a spingerlo a scelte radicali.”
Galandon, Mermoux, La chiamata, Mondadori, Oscar Ink, 2017