Domenico Starnone ritorna al Teatro Franco Parenti con una nuova strabiliante drammaturgia teatrale, che rimarrà in scena dal 24 al 29 aprile 2018. Si tratta di Autobiografia erotica, un adattamento del romanzo del 2011 dello stesso Starnone, pubblicato da Einaudi, intitolato Autobiografia erotica di Aristide Gambía.
Adattare un romanzo per il palcoscenico è spesso un’impresa ardua, ma se è l’autore stesso a metterci le mani i risultati sono sempre eccellenti. Anche in questo caso Starnone non delude: la pagina viene trasportata sulla scena con foga, con una ferocia che non va in nessun modo a sminuire il romanzo, bensì fa venire voglia di leggerlo.
La regia di Andrea De Rosa è pulita, chiara e totalmente al servizio di un testo intenso e coinvolgente quanto l’argomento di cui tratta. Autobiografia erotica, infatti, non è un semplice e banale racconto di un fugace e travolgente incontro di passione avvenuto vent’ anni prima, ma diviene il punto di partenza per un’intera riflessione sulla propria esistenza e sul proprio modo di amare. In un mondo in cui il sesso è diventato il metro di giudizio di ogni relazione e incontro, ecco che – sembra dirci Starnone – può divenire anche uno strumento di autoanalisi.
La scenografia aiuta molto in questo senso. È una scena spoglia ed essenziale: un fondale vuoto, al centro un tavolo con due sedie poste alle due estremità opposte. Il tutto è illuminato da un grande lampadario; sembra quasi che un interrogatorio debba svolgersi da un momento all’altro, come se i protagonisti fossero pronti ad attaccarsi, più che a sedursi, per vedere chi crolla per primo. Mariella e Aristide – interpretati in modo superlativo da Vanessa Scalera e Pier Giorgio Bellocchio – sono coinvolti in un gioco di seduzione dal finale apparentemente scontato, ma che sconvolge e scardina le loro vite da ogni precedente certezza.
Una performance intensa e magistrale, che riesce a ritrarre alla perfezione tutti i retroscena di un incontro amoroso. Ogni personaggio ricorda una cosa diversa, i dettagli si mescolano e si confondono in un turbinio di allusioni, baci e desiderio inespresso in cui le parole hanno un’importanza fondamentale. È un linguaggio ironico, amaro e spesso osceno, ma proprio per questo estremamente vero.
“Le oscenità mi disgustano, sono frutta guasta. Ma il nostro incontro era un’oscenità e io volevo descriverla bene” – dirà Mariella, giustificando il linguaggio spinto della sua lettera ad Aristide.
Questo gioco erotico, ha però dei risvolti pericolosi e inaspettati. Ogni contatto fisico tra i protagonisti, è interrotto da un lamento di dolore che si sente in lontananza. Il disegno audio di Emanuele Pontecorvo è efficace oltre ad essere parte integrante del crescendo emotivo che coinvolge lo spettatore sul finire dello spettacolo. Un rimando alla sofferenza e all’amarezza della realtà che sembra così diversa e lontana da quello che i protagonisti stanno raccontando sulla scena.
Non c’è da stupirsi, dunque, se a fine spettacolo gli attori ricevono una standing ovation. In poco più di un’ora, Autobiografia erotica riesce, grazie alla sua intensità e alla complicità di un finale aperto, a sollevare una quantità infinita di domande. Quei dialoghi incalzanti, quel ritmo serrato e quell’ironia amara e cruda si rivelano più potenti di una seduta da uno psicanalista, a dimostrazione del fatto che dietro l’eros si celi il comune e semplice desiderio di essere amati, ma soprattutto capiti fino in fondo.
Domenico Starnone, Autobiografia erotica di Aristide Gambía, Einaudi, 2011