Daphne Sheldrick ha dedicato l’intera vita alla salvaguardia della fauna selvatica. Nell’arco di cinquant’anni ha salvato oltre 200 elefanti e ha fondato il David Sheldrick Wildlife Trust, un orfanotrofio per animali che salva decine di cuccioli di elefante.
Nata nel 1934 in Kenya, è cresciuta in mezzo agli animali selvatici, sviluppando negli anni una profonda conoscenza delle caratteristiche comportamentali delle diverse specie animali. Il suo lavoro a fianco del marito naturalista David ha contribuito ad accrescere la passione per gli animali, in special modo gli elefanti, passione che l’ha portata nel 1977 alla fondazione del David Sheldrick Wildlife Trust, intitolato alla memoria del marito. Quest’anno cade il 40esimo anniversario della sua fondazione. Situato all’interno del Parco nazionale dello Tsavo, il David Sheldrick Wildlife Trust è un centro di recupero della fauna selvatica specializzato nella tutela dei cuccioli elefante rimasti orfani oltre che un punto di coordino per missioni di recupero degli animali e punto di partenza della squadra mobile dei veterinari specializzati. Al suo interno trovano spazio anche altri animali, tra cui rinoceronti, zebre, impala e gli altri animali che popolano la savana keniota. Scopo ultimo del processo di recupero dei cuccioli è il loro reintegro in natura.
Attraverso viaggi e conferenze, oltre che libri e saggi, Daphne Sheldrick e il suo centro si premurano di portare avanti campagne di sensibilizzazione per la conservazione e tutela della fauna selvatica in tutto il mondo e presso le comunità locali. Alle campagne contro il commercio di avorio e contro l’abuso di animali in cattività si affianca il lavoro sul campo delle squadre anti-bracconaggio. Il bracconaggio e il commercio di avorio, soprattutto verso la Cina, sono le due maggiori minacce e stanno condannando molte specie all’estinzione. A fianco di una riforma culturale, servirebbero leggi internazionali più dure e una politica interna che favorisca la tutela della fauna selvatica al contempo riduca la situazione di estrema povertà in cui versa il Paese che porta molti dei suoi abitanti a dedicarsi ad attività remunerative quanto inaccettabili come il bracconaggio o il commercio illegale.
Nella sua attività di recupero degli elefanti rimasti orfani, la Sheldrick ha dovuto affrontare uno dei fattori più critici per la sopravvivenza dei cuccioli, ossia l’allattamento artificiale. In natura la composizione del latte materno cambia in base alla stazza e alle esigenze del cucciolo, il che rende estremamente complessa la riproduzione di un latte artificiale che possa sostituirsi a quello materno, con il rischio di compromettere lo sviluppo dei piccoli. Ebbene, dopo più di trent’anni di studi e ricerche sul campo è riuscita a perfezionare e brevettare un latte formulato adatto ai cuccioli di elefante e rinoceronte.
La profonda empatia e la conoscenza della psicologia animale ha permesso alla donna di instaurare con i suoi elefanti un rapporto speciale e a distanza di anni dalla loro liberazione gli animali da lei accuditi la accolgono come una vecchia amica. L’idea che queste creature possano sparire a causa dell’azione umana è una realtà con cui fare i conti. È già successo che i nostri atti e la nostra indifferenza abbiano condannato intere specie all’oblio ma siamo in tempo per evitare che accada di nuovo. Servono azioni forti e definitive per fermare il processo oltre che una presa di coscienza da parte di tutte le persone della preziosità e precarietà di questi animali, che vanno tutelati e protetti. Il potere che abbiano acquisito sul pianeta che abitiamo ci deve rendere responsabili di tutte le creature che lo abitano. Abbiamo le capacità e il dovere di intervenire prima che sia troppo tardi.
Per meglio conoscere l’attività e la vita di Daphne Sheldrick a fianco degli elefanti si può vedere la serie di documentari trasmessa nel 2006 dalla BBC intitolata Elephant Diaries.