5 cose su Kant che avreste sempre voluto sapere (ma non avete mai osato chiedere)

Proprio oggi, 294 anni fa, nasceva Immanuel Kant (1724-1804), uno dei personaggi più celebri e aneddotici di tutta la filosofia. Della sua quotidianità conosciamo praticamente ogni minimo dettaglio, grazie soprattutto al fitto intreccio di corrispondenze che il filosofo intrattenne in vita. Abbiamo così pensato di celebrarne la nascita raccogliendo 5 stravaganti curiosità tratte dalle innumerevoli biografie a lui dedicate.

1. La giarrettiera fai-da-te

Non è che Kant fosse esattamente un fashion addicted, diciamo che ci teneva a “non presentarsi al prossimo in abito disgustante o soltanto vistoso”. Pertanto:

Nella calura estiva portava sempre abiti leggeri e sempre calze di seta che non legava ma cercava di fissare con un suo dispositivo originale. In una scatoletta simile a quella degli orologi da tasca ma più piccola …era applicata una molla la cui forza traente poteva essere aumentata o diminuita tramite un arresto. [Alla molla era legata] una doppia corda con fissati due piccoli uncini che venivano agganciati ai due lati della calza. […] Quei reggicalze elastici erano per lui di tale necessità che quando si aggrovigliavano Kant era in grande imbarazzo.

Ecco, questo espediente permetteva a Kant non solo di essere all’ultimo grido in fatto di intimo maschile, ma gli garantiva anche (salvo imprevisti) un’opportuna circolazione venosa nelle gambe. Quando si dice un’idea calzante.

2. Quella volta che fece ritardo

La regolarità dello stile di vita di Kant è qualcosa di leggendario. Pare che si svegliasse tutte le mattine alle 5 spaccate, per poi andare a letto invariabilmente alle 22 in punto. In mezzo alla giornata ogni evento era scandito con una metodicità degna d’un gerarca nazista, dal pranzo alle passeggiate pomeridiane. Pare infatti che:

Gli abitanti di Konigsberg regolassero gli orologi sul passaggio del professor Kant, all’andata o al ritorno della passeggiata quotidiana. La strada era sempre la stessa (più tardi divenne nota come Philosophengang, o “Passeggiata del filosofo”).

Quello che invece forse non tutti sanno, è che ebbe una sorta di maestro in questo, un tale Green.

Una sera Kant aveva promesso a Green di accompagnarlo la mattina seguente alle otto a una passeggiata. Green che in simili occasioni passeggiava per la camera ai tre quarti con l’orologio in mano, al cinquantesimo minuto si metteva il cappello, al cinquantacinquesimo prendeva il bastone e al primo rintocco dell’ora apriva lo sportello della carrozza, partì senz’altro e per via vide Kant che con circa due minuti di ritardo gli veniva incontro: ma non si fermò, perché avrebbe agito contro l’intesa e contro la regola.

 

3. L’aspirante gallicida

A causa degli elevati sforzi di concentrazione a cui lo costringevano le sue intense attività filosofiche, pare che Kant fosse piuttosto sensibile ai rumori. Per tale ragione trascorse tutta la vita in case in affitto, dalle quali poteva poi eventualmente sloggiare senza troppi problemi al sopraggiungere delle prime seccature. In una di queste occasioni fu costretto a lasciare il proprio appartamento per colpa del gallo del vicino. L’insolente pennuto aveva infatti la cattiva abitudine d’interrompere bruscamente le lunghe meditazioni del filosofo col suo perverso chicchirichì. Kant inizialmente s’offerse di acquistare l’implacabile molestatore, pregustando già il momento in cui lo avrebbe infine accoppato, ma incontrando il rifiuto del proprietario dovette ripiegare sul trasloco. Nessun biografo riporta invece se sia stata questa la vera ragione del suo andare a letto con le galline: ripicca?

 

4. La dieta, se così si può dire

Come s’è detto, Kant era un uomo molto abitudinario. Ovviamente lo era anche a tavola. Era infatti sua consuetudine bere un litro di vino rosso al giorno, preferibilmente Bordeaux. Come si dice, in vino veritas? Ecco, pare che Kant, da buon filosofo, l’avesse preso alla lettera. La birra invece la trovava troppo impegnativa: pare gli guastasse l’appetito. Inoltre era ghiottissimo di formaggio. Giunto ad una certa età, il medico gli sconsigliò di mangiarne grandi quantità. Per tale ragione, il maggiordomo prese a nasconderglielo. Per tutta risposta, Kant lo licenziò in tronco. Non la prese granché con filosofia.

 

5. La mummia della buonanotte

Una lunga consuetudine gli aveva insegnato una maniera molto abile di annidarsi e arrotolarsi nelle coperte. Prima di tutto si sedeva sul bordo del letto, poi con un movimento agile si slanciava di sbieco nella sua tana, poi tirava un angolo della coperta sotto la sua spalla sinistra e, facendola passare sotto la schiena, la portava sotto la sua spalla di destra; infine, con un particolare tour d’adresse [“gioco di abilità”], operava sull’altro angolo allo stesso modo; e riusciva finalmente ad avvolgere completamente la coperta attorno a sé. Così bendato come una mummia, o […] avvolto come il baco da seta nel suo bozzolo, aspettava l’approssimarsi del sonno, che generalmente sopraggiungeva subito.

Non ci è dato invece sapere con quale mirabolante acrobazia ogni mattina il filosofo venisse fuori da un tale sarcofago di lenzuola.

 



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