Messico, tra Nord America e America Latina. Lo sogniamo? Forse a volte lo desideriamo, bramiamo dall’idea di vederci proiettati su lunghe distese di sabbia, sdraiati sotto il sole. Eppure, sappiamo che se da un lato il Messico è un territorio dominato da mete e spiagge paradisiache, all’altro lato si affiancano a terremoti, femminicidi e crimini.
Il fascino dell’ignoto, del lontano e incontaminato: è questo che ci attrae, che ci sospinge a raggiungere certe mete, incise nelle pagine delle riviste delle più belle e straordinarie spiagge che, almeno una volta nella vita, dovrebbero essere vissute. Il Messico non se ne risparmia nemmeno una; al contrario ne conta ben 12, ognuna diversa dalle altre e con una particolare caratteristica che la rende unica e incommensurabile. Decretare un ordine di bellezza è impossibile, data la moltitudine e varietà di emozioni che ciascuna trasmette. Mayan Beach, a Tulum, trasmette il fascino e l’animo dell’antica civiltà Maya, grazie alla facilità di poter raggiungere le rovine. Una delle mete più sensazionali,con una barriera corallina seconda al mondo per grandezza. Al suo fianco si colloca Playa Del Amor, a sud di Cabo San Lucas, punto di unione di due mari: il mare di Cortès e l’Oceano Pacifico. Anche questa, come la precedente, ottima per fare snorkeling, ma non solo. Questo paradiso terrestre è così gettonato per la sua possibilità di poter incontrare leoni marini e balene. Mahahual, lungo Costa Maya a Quintana Roo, è un piccolo villaggio di pescatori, ancora ancorato agli antichi valori di terra e natura incontaminate, con acque ricche di tartarughe, delfini, cavallucci marini, lamantini, spugne e stelle marine; insomma, il vero e proprio “mondo messicano”. Sempre a Quintana Roo c’è Laguna Bacalar, un lago a sette colori. Tra le spiagge desolate e lontane dalla frenesia, immerse nella natura incontaminata, troviamo Playa Delfines a Cancun, Balandra Beach a La Paz, Playa De Xcacel a Riviera Maya, Chileno Beach, Playa Norte presso Isla Mujeres,a largo di Cancun. Playa La Ropa, invece, è una delle cinque spiagge racchiuse nella baia di Zihuatanejo; una spiaggia molto frequentata dai turisti, ricca di tutti i confort. Simile a questa è Paradise Beach, pronta a favorire servizi e attività per la famiglia, tra relax, musica e negozi. Le attività che offre il mare messicano sono svariate e sensazionali: noleggiare kayak, fare windsurf, pesca sportiva, sub, noleggiare bici, fare escursioni.
Insomma, in questo immenso panorama sembrerebbe che il Messico non hanno tempo e spazio per problemi e disgrazie, eppure, a dominare le pagine di cronaca sono le continue scosse di terremoto e i numerosi femminicidi.
Delineare una scala di pericolosità e precarietà è quasi impossibile, i danni che colpiscono la popolazione messicana sono diverse, colpiscono il territorio e la sua incolumità da diversi punti di vista, la rendono fragile e maggiormente esposta a queste calamità.
I terremoti, fin dai tempi più antichi, hanno sempre costituito un enorme problema, portando l’intero Messico a vedersi flagellato e distrutto dalle continue scosse di terremoto, conducendo così la popolazione ad armarsi di coraggio e determinazione per ricostruire da capo intere città. Il meno recente e potente che si è mai registrato è stato il terremoto del 19 settembre del 1985, lungo la costa dell’Oceano Pacifico a 350km da Città del Messico. Un evento sismico senza precedenti, con scosse di magnitudo 8,1 sulla Scala Richter, le quali causarono oltre 10.000 vittime. Le vicende passate, unite alla consapevolezza della forza distruttiva della natura, non sono state sufficienti per evitare ulteriori danni di tale portata. Le scosse di magnitudo 8,2 registrate a settembre del 2017 hanno causato centinaia di morti, provocato crolli a Città del Messico e Puebla, cedimenti nelle scuole causando la morte di numerosi bambini, incendi nelle abitazioni, causati dalle perdite di gas. A soli 12 giorni di distanza un’ulteriore scossa pari a 7,1 ha colpito ancora il Messico, questa volta però a 160km dalla capitale, più precisamente nello stato di Morelos. I morti, questa volta, sono stati molti di più: più di 300, ma l’agenzia scientifica del governo statunitense per il territorio ha stimato un bilancio di 1000 morti. Ad aggravare questa condizione di estrema precarietà sono stati il deragliamento di un treno e l’assenza di corrente elettrica nelle abitazioni.
Nemmeno il 2018 sembrerebbe essere iniziato con il piede giusto per il Messico, colpito il 16 febbraio da scosse di magnitudo di 7,2, che hanno generato la caduta di un elicottero, provocando due morti. La prima scossa di 7,2 è stata percepita anche in Guatemala, ed è stata seguita da una scossa di 5,9. Questa volta, tra gli edifici colpiti si conta anche un ospedale.
A rendere ancora più noto il suolo messicano è l’alto tasso di femminicidi che si registrano ogni anno, un problema da debellare nell’immediato, per il quale ogni giorno numerose donne e uomini lottano per tutte le vittime. 8 femminici al giorno, sono questi i dati allarmanti che si registrano: 2746 le donne uccise tra le mura domestiche nel solo 2016. Crudeltà, brutalità, cattiveria non bastano per descrivere la ferocia con i quali questi delitti vengono commessi. Accoltellate, impiccate, comportamenti sessisti. Il vero problema che non permette il placare di quest’ondata di avversione verso la donna è la “tolleranza” verso questi atteggiamenti e discriminazioni. Tra gennaio e marzo del 2017 i dati hanno registrato 1055 morti, con un livello di abusi pari al 47% delle donne tra i 16 e 70 anni. Scomparse, nessuna notizia viene più data su tutte quelle ragazze e donne che ogni giorno, ogni ora spariscono all’uscita da scuola, lavoro, casa; fatte a pezzi, di loro rimangono solo vestiti o parti del loro corpo che vengono consegnate ai loro cari: una tortura fisica e psicologica. Una cultura maschilista, per proteggersi dalla quale lo stato messicano ha adottato una serie di leggi volte a tutelare tutte le donne; tra queste ci sono i “taxi rosa”, “gender-alarm” e vagoni divisi per sesso. A battersi contro questo male, inoltre, si sono mobilitati tutti gli stati, non solo il Messico, attraverso gli hashtag #NiUnaMenos e #SiMeMatan.
L’unica soluzione possibile, l’unico elemento aggregante e in grado di risollevare una popolazione duramente colpita è, ancora una volta, la coesione, il sostegno da parte di tutti. Questo inizio di aiuti, però, non sono sufficienti, per poter risolvere uno dei rischi e problemi più grandi che affligge la comunità messicana.
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