Che il mondo dello spettacolo sia un mondo maschilista, lo si è spesso sospettato. Il recente scandalo Weinstein, preceduto e seguito dalle numerose altre accuse di molestie rivolte da donne nei confronti di uomini, non ha che confermato un immaginario che agli occhi più acritici non poteva passare inosservato.
Attrici sempre più giovani, attrici sempre più belle, attrici costrette a rivestire i panni di mogli di uomini decisamente più anziani di loro (come in Mother!) e madri di uomini a loro quasi coetanei (come in Alexander).
Questo perché il mondo dello spettacolo non tollera che la donna venga considerata per quello che è, una donna, e vuole invece che la si veda per quello che serve al mercato, un oggetto potenzialmente gradevole (perché no, non tutti gli oggetti sono belli e non tutti gli oggetti meritano attenzione).
La domanda allora potrebbe essere la più classica e retorica: è nato prima l’uovo o la gallina? L’offerta segue la domanda o la crea?
Perché certamente, il maschilismo e l’ossessione per il corpo femminile viene ossessivamente rilanciata attraverso tutti i social media e nei modi più imprevedibili e incredibili (diciamolo, ci vuole davvero un gran talento per pensare a questo)
Eppure basterebbe che dalla parte di chi quegli stimoli dovrebbe recepirli nascesse un senso di disagio e dunque una reazione di fastidio, che forse il meccanismo inizierebbe a mostrare qualche inceppo e chissà, potremmo iniziare a notare qualche episodio di parificazione.
Al di là di queste considerazioni, fa riflettere il progetto che da diversi anni porta avanti l’americana Marcia Belsky, “Head less women of hollywood”, attraverso il suo blog dove la giovane artista raccoglie e commenta le locandine cinematografiche dei film di oggi e di ieri. Bellissima iniziativa, tutti noi amiamo le locandine, a volte prova di una maestria compositiva notevole, eppure osservandole tutte, una di seguito all’altra, non si può non avvertire una sensazione particolare, non chiara immediatamente.
Perché ormai siamo assuefatti e abituati a queste immagini. Siamo talmente immersi e saturi di questo immaginario collettivo che non percepiamo alcun problema nel comporre immagini di questo tipo e non ne realizziamo subito l’errore.
In nessuna di queste foto le donne hanno la testa.
Esattamente.
Centinaia e centinaia di locandine cinematografiche hanno ritenuto funzionale al proprio scopo promozionale il tagliare la testa delle attrici figuranti nel cast per mostrarne invece il corpo. Il bellissimo corpo, non mi se ne voglia, ma è questo il punto: il corpo delle donne ha più mercato delle loro teste.
E l’attenzione che si vuole risvegliare non è certamente quella femminile, o almeno, non solo (si veda paradossalmente il caso di sex & the city) bensì quella maschile, inviando loro un invito sessuale inequivocabile.
E allora ecco un proliferare di labbra, gambe e decolté, colli lunghi e fianchi sinuosi, pelli lucide e lisce come l’olio, che si va in parte a sovrapporre all’immagine ideale che le donne ritengono sia quella cui aspirare per essere “normali”.
Vi invitiamo a scorrere l’intera galleria raccolta da Belsky. Vi aprirà gli occhi e vi spingerà a riflettere sulle strategie di marketing cui tutti noi rispondiamo.