Al Word Economy Forum, fondazione senza fine di lucro con sede a Cologny (vicino a Ginevra) nata nel 1971 che ogni anno organizza eventi di discussione a Davos, Svizzera, quest’inverno, per la discussione di temi riguardanti la politica e la società oltre che a temi come ambiente e salute; a seguito del forum è stata presentata la classifica Best Countries redatta da Us News in partnership con l’università della Pensilvania. Questa classifica riguarda aspetti che caratterizzano i Paesi; per quanto riguarda l’Italia si può notare un notevole scarto tra Italia reale e Italia percepita: si percepisce lo scollamento tra la considerazione del paese tra chi ci vive e chi lo visita.
Da questa classifica l’Italia risulta un paese in cui si vive male e al quale non restano che una serie di parametri che non sono sufficienti per farne un posto degno in cui vivere. Il nostro paese nella classifica generale dei Paesi migliori al mondo si trova al 15esimo posto, una posizione in avanti rispetto allo scorso anno, anche se con un PIL pro capite tra i più bassi in confronto a moltissime nazioni. Ciò che in realtà è preoccupante non è la classifica generale ma sono le sotto-classifiche, cioè quegli elenchi per categorie che mostrano una classifica di quei parametri secondari e che quindi “raccontano” la verità su un dato Paese.
Il vanto principale del nostro paese è quello di essere primi per la categoria “influenza culturale” e “patrimonio culturale” e al vertice della categoria “avventura” che unisce il parametro del turismo con la capacità di attrarre visitatori, ma appunto non per viverci bensì per il periodo delle vacanze.
Nella categoria “cittadinanza”, riguardo inclusività e diritti, siamo addirittura al 20esimo posto. Per “qualità di vita” siamo ancora sotto, al 22esimo posto preceduto dalla Cina. Per l’imprenditorialità e il dinamismo economico, categoria in cui domina la Germania, ci collochiamo al 21esimo posto.
Nella sotto-classifica che tocca aspetti del potere e dell’influenza internazionale, al vertice Stati Uniti, Russia e Cina, l’Italia è 18esima. Ancora più preoccupante è la categoria “apertura al mercoledì e agli affari” perché siamo addirittura 45esimi. Purtroppo è triste che le altre nazioni vedano l’Italia come uno stato turistico, in cui passare le vacanze ma non vivere; e questo è testimoniato da fatto che la fortuna del nostro Paese è basata sul turismo alimentato dal patrimonio culturale. Inoltre fa riflettere il fatto che l’aspetto che riguarda l’apertura al mercato e agli affari l’Italia sia così in basso alla classifica.
Ovviamente il 15esimo posto in una classifica globale non è una posizione deludente, anzi; però la riflessione sulle sotto-categorie illustra bene come il nostro Paese abbia uno squilibrio interno notevole tra parametri di relazioni economico-internazionale e la cultura, di cui siamo molto ricchi.
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