Nick Cave. Mercy on me: la (graphic) novel della cattiva semenza

Giovedì 12 aprile uscirà nelle sale cinematografiche Nick Cave and the bad Seeds: Distant Sky, il film-concerto che riproporrà il live della data a Copenhagen dell’ultimo tour di Nick Cave.

Un tour magnetico e catartico di un disco capolavoro, Skeleton Tree, (ve ne abbiamo parlato qui; https://losbuffo.com/2016/10/02/provare-dare-forma-sentimenti-diverranno-arte/) nato dalla tragedia vissuta dal cantautore australiano: la perdita del figlio quindicenne, caduto da una scogliera.

Da più di trent’anni le canzoni del Re Inchiostro, questo l’appellato guadagnatosi sul campo da battaglia, il palcoscenico, hanno saputo raccontare storie “indagando gli aspetti più profondi e talora anche scabrosi dell’animo umano, senza mai abbassare lo sguardo o accontentarsi di facili forme perché… anche un seme cattivo (quello dei Bad Seeds, la storica band coautrice delle musiche) può dare grandi frutti”.

Come sottolinea Luca Moccafighe nel suo And the devil saw the angel (Arcana 2010) Nick Cave è il perfetto celebrante di una funzione spaccata a metà tra una ieratica liturgia e la grottesca commedia della vita umana.

E il Nostro non si è mai tirato indietro dal proprio apostolato. Da anni sale sul palco per ribadirlo al mondo intero, forte dei suoi lunghi capelli corvini, la mascella prominente e rasata (che non teme di nascondere una cicatrice profonda) e quei suoi azzurri occhi scavati e algidi, il tutto unito all’abbigliamento da iena tarantiniana.

Anche a causa del suo aspetto così iconico, l’illustratore Reinhard Kleist non poteva farsi sfuggire l’occasione di trasporre la frenetica e inarrestabile carriera di Nick Cave in una graphic novel: Mercy on me, edito da Bao Publishing . 

Il fumettista tedesco è oramai un vero maestro del fantastico e dell’horror contando all’attivo un’albo dedicato a Lovecraft, che insieme a Dostoevskij, Nabokov e Shakespeare costituiscono i capisaldi nella forma mentis di Cave. Ogni sera, come si leggerà anche nella biografia illustrata (Mercy on me), il padre leggeva al giovane Nick i libri “fondamentali nella vita di un ragazzo, il cui ambiente rischia di diventare troppo stretto”.

Mercy on me però non si limita ad una semplice narrazione in bianco e nero della vita del cantautore. Ogni capitolo, il cui nome coincide con un “classico” nell’Opera di Cave, affronta una diversa (e mai banale) tematica mischiando presente e passato, esordi e  grandi successi, realtà e finzione. Le canzoni, come dei rituali di stregoneria, prendono vita ed evocano la lunga schiera di personaggi nata dalla pena, o meglio macchina da scrivere di King Ink.

Le ultime pagine in particolare vedono un catartico confronto fra creatore e creature. L’inscindibile unione che lega Nick Cave alle proprie canzoni è lo specchio attraverso il quale rivivono e vengono placati amori, passioni, speranze e fallimenti. E così Elisa Day delle Rose Selvatiche cela dietro la maschera di Kylie Minogue il volto dell’amata e dannata Anita.

Per tutta la sua vita Nicholas Edward Cave ha combattuto pur esorcizzare i propri demoni. Partito dall’Australia insieme ai compagni dei Birthday Party con destinazione Europa (Londra), Cave è diventato un punto di riferimento nel panorama musicale, prima nella scena punk berlinese degli ottanta per poi raccogliere l’(oscura ) eredità cantautorale del compianto Leonard Cohen.


FONTI

Nick Cave. Mercy on Me di R. Kleist, Milano, 2017, Bao Publishing
And the devil saw the angel. Nick Cave: testi commentati di L. Moccafighe, Roma 2010, Arcana  

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