Gli anni Duemila sono indubbiamente caratterizzati dalla produzione senza limiti di quelli che vengono ormai definiti big data. Ma di cosa si tratta esattamente? Possono in qualche modo incidere sulla privacy di ognuno di noi?
Secondo le più accreditate definizioni, i big data rappresentano oggi informazioni ben più ampie dei generici nome, cognome e data di nascita, in continuo aggiornamento, raccolti rapidamente ed elaborati da sofisticati e complessi strumenti (algoritmi). Questi dati sono oggi essenziali per la crescita economica, i servizi informatici offerti al pubblico, il progresso sociale; allo stesso tempo, il loro uso può però esporre gli utenti a potenziali rischi per la riservatezza.
I timori di istituzioni come il Garante per la Privacy sono legate al fatto che, grazie all’elaborazione dei dati mediante le nuove tecnologie, si potrebbe giungere a re-identificare un individuo attraverso le informazioni inconsapevolmente fornite. Il possesso e la diffusione di questi dati può comportare in futuro il rischio di incorrere in nuove forme di discriminazioni e possibili restrizioni delle libertà.
Per chi si chieda come vengano prodotte queste informazioni, queste vengono generate il più delle volte inconsapevolmente, ad esempio attraverso dei semplici like sui social, cercando sui siti di e-commerce o mediante delle generiche ricerche sui provider. Tutti questi dati rappresentano oggi, per ogni azienda pubblica o privata, una preziosa fonte di ricchezza, motivo per cui tutti sono cosi tanto interessati a potervi accedere.
Riflettendo sui mezzi attraverso i quali si producono questi particolari dati, il tema appare profondamente legato alla questione della privacy di ogni individuo: bisogna ricordare infatti che il dato viene raccolto e memorizzato attraverso qualsiasi strumento digitale personale, dal pc allo smartphone.
In materia di tutela della privacy sono attualmente vigenti normative in ogni Paese dell’Unione Europea; nel 1995 è stata adottata dall’Unione una prima fondamentale normativa con l’obiettivo di salvaguardare il diritto fondamentale alla protezione dei dati e garantire la libera circolazione di questi dati all’interno degli Stati membri dell’Unione. In Italia questa si è tradotta con l’adozione dell’originaria L. 675/1996 e successivo D.lgs. 196/2003.
Allo stato attuale, considerati i poderosi sviluppi della tecnologia e la portata di condivisione e raccolta dei dati sensibilmente aumentata, si è notevolmente ampliato il contenuto dei dati personali.
L’Unione Europea ha percepito la necessità di ritoccare e potenziare questo importante strumento di tutela dei cittadini, al fine di garantire alle persone il controllo dei loro dati e migliorare l’operato di imprese e autorità pubbliche. Il prossimo 28 maggio verrà infatti applicato il nuovo regolamento comunitario in materia di trattamento dei dati personali, il Regolamento 2016/679 del maggio 2016.
La nuova normativa si sofferma, in particolare, sull’importante principio della privacy by design unito a quello della privacy by default. Questi due principi si riferiscono espressamente alla nuova dimensione della privacy, nata dall’innovazione tecnologica e dal progresso delle telecomunicazioni.
Questi due elementi prevedono che la protezione dei dati sia integrata nel corso del tempo, seguendo l’avanzare dell’evoluzione tecnologica. Le impostazioni di tutela dei dati devono inoltre rispettare i principi generali della protezione, soprattutto minimizzare la quantità di dati raccolti e limitarne le finalità. Il trutto si traduce nell’obbligo nei confronti di chi raccoglie i dati di trattarli solo per le specifiche finalità per cui sono stati forniti, raccogliendone il minor numero di dati possibili, conservarli per lo stretto tempo necessario e ridurne drasticamente l’accesso a terzi. Gli interessati dovranno essere in grado di controllare la distribuzione dei propri dati personali.
La nuova normativa verrà inoltre applicata anche a colossi statunitensi della rete, come Facebook e Google, che si troveranno quindi a dover ripensare e adeguare la tutela della privacy dei loro utenti secondo gli standard europei e non più d’oltreoceano.
Come prerogativa generale di ciascun utente, è importante ricordare che l’anonimato in rete non esiste, in quanto ogni informazione resta archiviata e, anche se non facilmente, sarà sempre reperibile. Questa è una nozione importante ed è fondamentale che venga interiorizzata da tutti gli utenti della rete. Al di là degli strumenti giuridici appare evidente che i primi tutori della nostra privacy siamo noi stessi: occorre essere consapevoli di cosa significa condividere i nostri dati in rete.