di Federico Lucrezi
C’è una grande sfida all’orizzonte. Quella di un giovane che vorrebbe subentrare, forte della sua freschezza e della sua capacità di innovazione, e dall’altra parte quella di un vecchio che di cedere il passo non ne ha alcuna voglia e il suo scettro se lo tiene ben stretto.
No, non stiamo parlando di Donnarumma e Buffon, che pur sono un bel simbolo dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro di questi tempi, ma di Whatsapp, il colosso della messaggistica istantanea dal 2014 nella scuderia di Zuckerberg, e Telegram, il giovane di belle speranze, in netta crescita e apprezzatissimo da chi ha scelto di scaricarlo.
La comodità della copertura (praticamente tutti sono raggiungibili su Whatsapp) contro le funzioni superiori di Telegram (che per dirne una consente di essere usato contemporaneamente su dispositivi differenti).
Ma nella ricorrenza storica dell’8 aprile, accantonando per un momento la partita che si gioca tra i 22 milioni di utenti italiani di Whatsapp e i 3,5 seppur in netta crescita di Telegram, facciamo un salto indietro di qualche anno, quando tutto è iniziato.
Siamo nel 2005. I messaggini sono il mezzo di comunicazione privilegiato tra i ragazzi, sono ancora lontani gli anni in cui gli sms vengono inclusi in quantità industriali in qualsiasi piano tariffario, salvo poi restare largamente inutilizzati. Sono ancora lontani gli anni di Whatsapp e Telegram.
È l’anno in cui in casa Microsoft Windows Live Messenger raccoglie il testimone di MSN Messenger, attivo da circa sei anni. Se prima era possibile interagire coi propri contatti online con messaggi, audio e piccoli file, con Windows Live Messenger, che rimarrà comunque emmessenne nei cuori e nel linguaggio di tutti, è possibile inviare messaggi anche ai contatti offline. È un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo verso la messaggistica istantanea per come la conosciamo oggi. MSN prima e Windows Live Messenger poi sono un vero crack nel mondo di internet: nel 2009 gli utenti sono oltre 330 milioni in tutto il mondo.
Poi il declino. L’avvento di Facebook, destinato a cambiare radicalmente il mondo negli anni a venire, e soprattutto la crescita di Skype, che nel 2011 arriva a contare oltre 600 milioni di utenti, sono lì a dire che non c’è più posto per la storica chat di Microsoft. È proprio l’azienda di Bill Gates a sancirne la fine con l’acquisizione di Skype e l’annunciata chiusura di Windows Live Messenger.
È l’8 aprile 2013.
Sono passati cinque anni. È indiscutibile che il progresso tecnologico e social di questo lustro sia stato veramente incredibile, forse anche troppo.
Oggi abbiamo Whatsapp, Telegram, Instagram, Facebook, i piani con 20 GB di traffico mensili, eppure c’era qualcosa di magico in quel mondo che sembra così lontano. E se per un vago gusto rètro, per amore del vintage o più semplicemente perché è sempre bello uno sguardo al passato esponiamo le vecchie macchine da scrivere in salotto, anche se ormai scriviamo su modernissimi computer, allo stesso modo, per ricordarci da dove veniamo, ecco una piccola panoramica su quei pezzi della nostra adolescenza che ci mancano moltissimo.
O che forse non ci mancano per niente.
Il trillo
Ehi c’è il nuovo aggiornamento da sviluppare entro settimana prossima! Idee?
Potremmo inserire gli stati colorati!
Veramente li abbiamo già inseriti l’ultima volta…
Le emoticons personalizzabili?
Ci sono già da due aggiornamenti. Questa volta ci serve qualcosa di veramente innovativo.
Fermi tutti! Ho io quello che ci vuole…
Dev’essere andata pressappoco così nella sede segretissima degli sviluppatori Microsoft.
Il trillo, pensato per attirare l’attenzione degli altri utenti e per mettere in crisi amicizie, è senza dubbio uno degli elementi più caratterizzanti della chat: lo schermo che vibra, il suono sparato dalle casse all’improvviso… Riusciva a essere allo stesso tempo fastidioso, inutile e terribilmente affascinante:
Da notare che il trillo è praticamente l’unica funzione di emmessenne a non essere stata ripresa e implementata dalle app di messaggistica moderna. Chissà perché.
Le lettere colorate
All’inizio l’idea era carina. Si poteva sostituire una lettera o una sillaba con un disegno.
Così, se per esempio si digitava la lettera L, al suo posto comparivano alternative sobrissime di questo tipo:
Siccome, è noto, l’uomo tende ad abusare e a maltrattare i beni che la natura gli concede (il buco nell’ozono è lì per ricordarcelo), è bastato pochissimo tempo per non capirci più nulla. Senza dimenticare che si potevano usare maiuscole e minuscole per creare nuove combinazioni, costringendo l’interlocutore a una vera e propria opera di traduzione.
Lo stato
Antesignano degli stati di Whatsapp, tutti sapevano che in realtà lo stato di Windows Live Messenger a seconda delle occasioni era dedicato alle allusioni a sfondo sentimentale, alle minacce velate ai nemici di turno o in mancanza d’altro ad aforismi di dubbia provenienza per darsi un tono. Generalmente di Jim Morrison. Aprire la schermata principale di emmesenne era già di per sé una fonte di intrattenimento. L’occhio allenato poteva coglierci intrecci amorosi, litigi, storie e racconti dell’adolescenza dell’era pre Facebook.
Invisibile
La possibilità di accedere alla chat da invisibile, senza che gli altri potessero accorgersene, era un po’ quello che per noi oggi è la possibilità di nascondere ultimo accesso e conferma di lettura su Whatsapp. Utilissima per nascondersi dai contatti indesiderati e per evitare di intrattenersi con gente con cui non si aveva alcuna voglia di iniziare una conversazione. Che poi generalmente avevano questa forma:
hey! k m rakkonti?
tt bn tu?
tt a posto
Questa illusione di sentirsi dei piccoli 007 è comunque durata poco, perché a un certo punto online non c’era quasi più nessuno e che alle 21.00 fossimo tutti davanti al computer a chattare invisibili lo sapevamo tutti benissimo.
Il blog
Chiusura col botto con il blog di emmessenne, vero precursore delle nostre pagine Facebook. Ufficialmente Windows Live Space, dove ciascun utente aveva a disposizione uno spazio per condividere pensieri, video, foto. Il tutto, se non altro per questioni cronologiche, con lo stesso tenore dei post più vecchi dell’accadde oggi di Facebook. Solo un po’ più imbarazzante.
La buona notizia è che ormai da qualche anno, a meno che con una buona dose di autolesionismo non si sia provveduto a salvare su altre piattaforme il proprio blog, Windows Live Space non esiste più e la prova del nostro disagio adolescenziale è sparita per sempre.
Cinque anni senza la chat che ha accompagnato la nostra adolescenza, a cui abbiamo affidato amicizie, love story, con cui siamo cresciuti. Ma forse, nonostante tutto, è meglio così!
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