Alle ore 14 e 30 del 14 Febbraio in un liceo della Florida, il Stoneman Douglas High School, un ragazzo entra indisturbato nell’edificio e inizia a sparare su studenti e adulti.
Era l’orario poco prima dell’uscita quando il soggetto, identificato con Nikolas Cruz, 19 anni, ha iniziato a sparare con un fucile semiautomatico Ar-15 causando 17 vittime e alcuni feriti gravi. Il movente è ancora ignoto alle autorità. Il ragazzo è entrato indisturbato nella scuola, armato fino ai denti con tanto di maschera anti-gas e fumogeni. Dai video pubblicato sui social si sente Cruz che urla “Mio Dio” e in sottofondo una quarantina di spari e il panico degli studenti della scuola che cercano di nascondersi e fuggire dagli spari. Il ragazzo è riuscito ad uccidere 12 persone all’interno del liceo, tre fuori dall’edificio, mentre 2 sono morte in ospedale per un bilancio di 17 persone, come dichiara lo sceriffo Scott Israel della contea di Browaes. Altri tre feriti sono ricoverati in ospedale in condizioni piuttosto critiche secondo le autorità locali.
Dopo la carneficina Cruz è fuggito, ma è stato trovato in una casa a un miglio dalla scuola e si è consegnato senza opporre resistenza; adesso è sotto interrogatorio poiché l’alibi non è ancora chiaro agli inquirenti. In passato questo ragazzo era già stato identificato come un potenziale pericolo per i suoi compagni di scuola e per gli altri studenti: il suo ex-insegnante di matematica dichiara alla televisione locale che l’anno scorso Cruz aveva minacciato alcuni studenti tanto da costringere il corpo docenti ad allontanarlo dalla scuola e lasciare il campus. Sui suoi profili social ci sono post che includono messaggi molto inquietanti, inoltre aveva contatti con gruppi di amanti di armi da fuoco e partecipato a diverse conversazioni in chatroom su Youtube riguardanti la fabbricazione di una bomba. Si pensa potesse far parte di alcuni gruppi sulla resistenza siriana.
Purtroppo questo non è un episodio isolato poiché dall’inizio dell’anno sono già state colpite da sparatorie 19 scuole dislocate negli Stati Uniti. Secondo l’Everytown for Gun Safety, associazione che si batte per un controllo più accurato sulla vendita delle armi da fuoco, l’episodio più grave fin ora registrato è quello del 23 gennaio scorso in un liceo del Kentucky quando un ragazzo di 15 anni uccise 20 studenti della scuola.
Anche il presidente Trump, con un messaggio su Twitter espresse il suo cordoglio per le vittime:
“Le mie preghiere e le condoglianze alle famiglie delle vittime della terribile sparatorie in Florida. Nessun bambino, insegnante o altri dovrebbero mai sentirsi insicuri in una scuola americana“.
Nonostante questo Tweet Trump e la Casa Bianca non hanno intenzione di proporre una regolamentazione per il controllo sulla vendita di armi da fuoco. Così ancora una volta gli Stati Uniti si trovano divisi a metà tra una parte che difende l’uso delle armi e una parte che ne richiede una regolamentazione per far sì che episodi del genere non accadano più.
FONTI: