Si è concluso, durante l’ultimo weekend di febbraio, il progetto “LabArca dei Comici”, Masterclass di Commedia dell’Arte (o meglio, “Commedia all’improvviso”), presso l’associazione culturale e teatrale “LabArca Teatro Musica”. Un progetto rivolto agli attori, uno studio riguardante le tecniche della Commedia dell’Arte, accompagnato da una complessa ricostruzione delle dinamiche storiche, sociali e antropologiche che hanno condotto alla diffusione di un’arte così antica, nata nondimeno che nel 1500. Enrico Bonavera, protagonista del celeberrimo spettacolo “Arlecchino servitore di due padroni”, produzione del Piccolo Teatro, ha condotto la Masteclass, guidando gli attori in una ricerca approfondita e trasversale.
La Commedia dell’Arte nasce con il nome di “Commedia all’improvviso”; l’attribuzione corrente è stata conferita, in un secondo momento, da Goldoni. Come si evince dal titolo, la tecnica utilizzata è quella dell’improvvisazione: la mancanza di tempo, la quantità elevata di testi in repertorio per gli attori professionisti e l’impossibilità di porre sotto censura un testo irreplicabile, sono le ragioni più probabili che spiegano la mancanza di un copione. La Commedia dell’Arte nasce infatti nel 1545, periodo storico complesso a causa della Riforma luterana e della Controriforma cattolica: la censura era diffusissima, soprattutto nei confronti di spettacoli popolari e lontani dai canoni classici della rappresentazione. In mancanza di un copione, la Commedia dell’Arte utilizza un canovaccio; gli attori conoscono, perciò, le linee guida della rappresentazione, senza, però, dover memorizzare le battute. La struttura di ogni canovaccio è costante: suddiviso in tre atti, presenta un argomento (una presentazione simile al prologo), è ambientato all’esterno, tendenzialmente in una piazza, utilizza il minor numero di oggetti scenici e possiede una scenografia umile, ma essenziale.
L’essenzialità, la praticità e l’economia della rappresentazione vengono testimoniati dalla presenza della maschera: oltre alla caratterizzazione dei personaggi, essa consente l’eternizzazione degli stessi, ponendo in secondo piano l’individualità dell’attore. I personaggi di Commedia dell’Arte devono essere, infatti, istantaneamente identificabili per il pubblico. A questo proposito, come è semplice intuire, i personaggi sono spesso considerati archetipi, sono suddivisi in famiglie e sono codificati fisicamente e caratterialmente. Notevole è il gioco degli opposti: due sono i padroni, vecchi (Pantalone e il Dottore) e due sono i servi, giovani (il primo zanni, Brighella e il secondo, Arlecchino). Pantalone e Brighella sono manovratori, muovono la vicenda, sono attivi; al contrario, il Dottore e Arlecchino subiscono, seguono il flusso degli eventi, sono influenzati da circostanze esterne. A questi personaggi si aggiunge la serva, Colombina, il Capitano, personaggio esplosivo, e gli Innamorati, tendenzialmente privi di maschera.
Essenziale nello studio della Commedia dell’arte è la dimestichezza nell’utilizzo del tempo comico: divisione in tempi, tensione dello spazio, del corpo e degli sguardi, comunicazione con il pubblico, sono elementi chiave per la riuscita di un’improvvisazione. Enrico Bonavera, in un connubio di esperienza, bravura, energia, autenticità, umanità, ha trasmesso la tradizione di un’arte che, seppur così antica e spesso accantonata, nasconde un intrinseco valore culturale e, oserei, ontologico, oltre che metodologico nel periodo di formazione attorale.
Partecipazione alla Masterclass di Commedia dell’Arte presso LabArca Teatro Musica, 23-25 febbraio 2018